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Tonino Perna
La prima volta
26 Settembre 2010
Articoli del 2010
Il popolo di una regione del Sud e un giornale locale riescono a fare ciò che governo (e partiti) non riescono a fare: contrastare il crimine organizzato. Il manifesto, 26 settembre 2010

Per la prima volta in Italia una grande manifestazione contro i poteri criminali promossa da un giornale locale , il Quotidiano della Calabria, è riuscita a portare in piazza decine di migliaia di persone, settecento associazioni, centinaia di sindaci, portando a Reggio Calabria l'immagine e la pratica di un'altra Calabria che ha voglia di una svolta radicale. Nessuna forza politica sarebbe stata in grado di fare altrettanto, segno evidente che esiste un grande vuoto lasciato dalla Politica rispetto alle istanze reali delle popolazioni.

Per la prima volta sul palco non abbiamo assistito alla solita passerella della classe politica, ai soliti discorsi e impegni solenni, ma hanno parlato i testimoni della lotta alla borghesia criminale col suo braccio armato: la 'ndrangheta. Hanno preso la parola , tra le lacrime, i genitori del piccolo Domenico di soli undici anni, ucciso nel corso di una resa di conti tra clan in un campo di calcio a Crotone. Don Pino de Masi di Libera, che lotta ogni giorno nelle terre confiscate alla 'ndrangheta a Rosarno, subendo attentati e minacce continue. Un imprenditore edile, Saffioti di Palmi, che non si è arreso, malgrado gli abbiano distrutto più volte capannone e mezzi meccanici. E tanti cittadini e giovani di un'altra Calabria, quella che non fa notizia sui grandi media (che per altro hanno ignorato una manifestazione di questa portata).

Per la prima volta, a Reggio Calabria, un alto magistrato, il procuratore capo Di Landro, ha parlato dal palco tra gli applausi della folla, composta soprattutto da giovani delle scuole e di tante associazioni. La manifestazione era nata come reazione all'ennesimo attentato subito dalla magistratura reggina e ha visto, come mai prima era accaduto, una parte della Calabria solidarizzare con questa parte dello Stato .

A 150 anni dall'Unità d'Italia stiamo assistendo, lentamente e in forme non eclatanti, a una rilegittimazione dello Stato nel Mezzogiorno , grazie al lavoro di quei magistrati, amministratori, forze dell'ordine che si battono contro il sistema di potere mafioso dominante. Ma anche grazie alle forme della società civile organizzata che si batte per un altro modello di società. I ragazzi di Addio Pizzo a Palermo che applaudono i poliziotti dopo gli arresti di Provenzano e company, sono stati imitati da altri giovani del sud che oggi solidarizzano con questa parte dello Stato. Se questa battaglia andrà avanti e otterrà successi visibili, se porterà anche ad un drastico cambio di classe politica, assisteremo a una svolta epocale nel rapporto tra lo Stato nazionale e le popolazioni meridionali.

P.S. Proprio oggi ricorre il 40° anniversario della morte dei cinque anarchici calabresi eliminati sull'autostrada del sole a 56 km da Roma. Portavano documenti importanti sulla strage di Gioia Tauro del 22 luglio del 1970 e sulle trame di Valerio Borghese. Per molto tempo, fino a che non ci mise le mani il giudice Salvini, questa strage è rimasta coperta dall'oblio. Per la prima volta oggi, a Frosinone e a Reggio Calabria, i cinque coraggiosi anarchici del sud verranno ricordati dai compagni che li conobbero e dai giovani che sono rimasti emotivamente coinvolti dalla loro storia. Avremo uno Stato realmente democratico solo quando si sarà fatta luce su tutte, proprio tutte, le stragi di Stato che hanno sconvolto questo paese.

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