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Rachele Gonnelli
«La polizia macedone spara a altezza bambino»
13 Aprile 2016
2015-EsodoXXI
Medici senza frontiere denuncia le vergognose azioni compiute dalla polizia di frontiera macedone.
Medici senza frontiere denuncia le vergognose azioni compiute dalla polizia di frontiera macedone.

Il manifesto, 13 aprile 2016 (p.d.)

Bossoli di candelotti lacrimogeni sono stati trovati nell'erba davanti alla frontiera di Idomeni tra Grecia e Macedoni: sono le prove che la polizia di frontiera macedone, contrariamente a quanto continua a dire il governo di Skopje, domenica ha sparato contro un gruppo di migranti e richiedenti asilo che cercava di forzare il blocco in vigore da febbraio scorso. «Hanno sparato ad altezza bambino», ha confermato ieri da Roma anche il presidente di Medici senza Frontiere Loris De Filippi.

Il coordinatore greco di Msf Achilleas Tzemos ha denunciato già lunedì mattina l’uso di lacrimogeni e proiettili di gomma per disperdere la piccola folla di migranti che tentava di superare la frontiera chiusa unilateralmente dalle autorità macedoni. Tre persone, ha detto Tzemos, hanno avuto bisogno di essere ospedalizzate ma le ong – Msf e anche Save the Children – hanno soccorso 200 persone intossicate e curato una trentina di feriti – 37 secondo il conto finale fatto ieri da De Filippi – tra i quali tre bambini sotto i dieci anni.

Il premier greco Alexis Tsipras ha accusato le autorità della ex repubblica macedone di aver deciso un’azione di forza «vergognosa» con gas e proiettili di gomma contro donne, bambini e comunque persone «che non rappresentavano alcuna minaccia all’ordine pubblico». E di "vergogna per la cultura europea", ha parlato l’Alto commissariato Onu per i rifugiati Unhcr.

I migranti accampati alla frontiera di Idomeni sono ormai oltre 12 mila. Da mesi vivono nelle tende piantate sui binari ferroviari o nei vagoni arrugginiti dei treni merci in attesa di un lasciapassare verso il nord-Europa che sembra disposto ad accoglierli. Ieri però, dopo i violenti scontri di domenica, circa 700 di loro hanno accettato di trasferirsi nei centri d’accoglienza greci del Pireo e di Skaramagas, riempiendo sette autobus messi a loro disposizione dal governo di Atene, anche se per loro è un po’ come aver estratto la carta del Gioco dell’Oca “torna indietro un giro”. Sono le regole del protocollo europeo Dublino III ha condannare i richiedenti asilo a questo percorso ad ostacoli per evitare di rimanere intrappolati nel primo paese europeo dove vengono registrati, in questo caso la Grecia, quando solo grazie alla registrazione possono accedere a un minimo di servizi di accoglienza.

A Idomeni invece non hanno né acqua, né luce e soltanto le ong come Msf e Save the Children cercano di fornire qualche aiuto medico e umanitario. Ci si nutre di speranza, a Idomeni, ma sta finendo anche quella. Domenica circa 3mila persone si sono messe in marcia verso i fili spinati e circa 250 hanno tentato di oltrepassarla.

Skopje si è lamentata che la polizia greca non ha mosso un dito quando è iniziata una sassaiola contro le guardie di frontiera macedoni ed è stato trascinato un vagone ferroviario verso la barriera. In realtà dopo che la portavoce del governo greco Olga Gerovasili lunedì ha parlato di "stranieri irresponsabili" che fomentavano incidenti dando volantini, sono stati fermati e identificati 17 tra volontari e manifestanti (tedeschi, austriaci, svedesi e portoghesi, due greci, un palestinese residente in Grecia e un siriano), tutti rilasciati ieri tranne un tedesco trovato in possesso di un coltello. Il governo di Atene comunque intende sgombrare almeno parte della tendopoli di Idomeni nelle prossime settimane.

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