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Piero Ottone
La morale divise Berlinguer e Craxi
27 Marzo 2004
Enrico Berlinguer
Su Repubblica del 31 agosto 2003 Piero Ottone ricorda Enrico Berlinguer e le sue differenze dal rampante leader del PSI.

Nell' ultimo quarto di secolo agirono sulla scena politica due personaggi di rilievo, Bettino Craxi ed Enrico Berlinguer. Sarebbe stato un bene per la sinistra se fossero andati d' accordo. Invece si fecero la guerra. Di chi la colpa ? Scrive Piero Fassino, segretario dei Ds, nel libro autobiografico Per passione uscito in questi giorni, e di cui già si è occupata Repubblica: «A ben vedere la sinistra, lungo tutto il Novecento, è stata minata da un "male oscuro": la pretesa di ciascuno dei suoi due massimi partiti di volerla da solo rappresentare tutta, scommettendo sulla sconfitta e sulla sparizione dell' altro. Una maledizione che segna il conflitto Berlinguer-Craxi. Nel ' 75-76 è il Pci, forte di una straordinaria avanzata elettorale, a scommettere su una bipolarizzazione del sistema politico che gli assegni la rappresentanza della sinistra, relegando il Psi a forza residuale. Una scommessa perduta, come si incaricheranno di dimostrare gli eventi successivi». Colpa di Berlinguer, dunque, che in quella fase non seppe istituire una collaborazione efficace coi socialisti? Così è stato interpretato il giudizio di Fassino. Ma in questo suo giudizio manca, a mio avviso, un anello essenziale. Craxi gode in questi giorni di buona stampa. Se la merita? Certo colpì la fantasia di tante persone, come leader del partito, perché era, in una fauna politica piuttosto addomesticata, l' unico animale da preda: dotato di una personalità forte, coraggioso e spregiudicato, capace di decidere. Quanto alle sue singole azioni di governo, ve ne furono di buone e di cattive. Giusto l' intervento sulla scala mobile; criticabili le simpatie per gli argentini nello scontro per le Maldive; discutibile Sigonella, l' episodio in cui mostrò indipendenza di fronte agli americani, ma permise la fuga di un terrorista. Si dice di lui che capì la necessità di "modernizzare" l' Italia, sebbene fosse contrario alle privatizzazioni. Se tuttavia è giusto giudicare un uomo politico, pragmaticamente, dal risultato finale, il suo risultato fu pessimo: prese in mano il partito socialista e lo distrusse. Ma non è questa la sede per giudicare il personaggio. Il tema è un altro: la collaborazione fra socialisti e comunisti, il rapporto con Berlinguer. E qui si dimentica troppo spesso un ostacolo decisivo: la questione morale. Il partito socialista, come si è poi ampiamente dimostrato, era un partito corrotto, e non mi riferisco solo ai finanziamenti illeciti, di cui erano colpevoli, quale più quale meno, anche gli altri partiti. Ricordo di avere incontrato per caso Flaminio Piccoli, in piazza Montecitorio, ai primi tempi del centrosinistra. Piccoli era un uomo schietto. «Anche noi - mi disse, e si riferiva ai democristiani - avremo le nostre colpe, non lo nego; ma questi altri - e si riferiva ai socialisti - da quando si sono avvicinati al potere, hanno una fame, una fame~». Era scandalizzato, perfino lui. In Italia si è riluttanti, pudicamente, a parlare di certe cose, ma non possiamo dimenticare che Bettino Craxi, il grande modernizzatore della repubblica, affidava a questo o a quello, per esempio al proprietario di un bar di Portofino, miliardi e miliardi, come risulta da documenti giudiziari, con l' incarico di trafugarli all' estero e di cancellare in modo assoluto la loro provenienza. Berlinguer era fatto di un' altra pasta. Fece della questione morale una bandiera del suo partito, e ci credeva. Parlava della "diversità" dei comunisti, e si riferiva anche a faccende di questo genere. Ma la modesta sensibilità etica di questo nostro paese non dà grande importanza all' onestà, che è considerata una variabile indipendente, una questione privata: se c' è tanto meglio, se non c' è pazienza. Fassino, che aveva con Berlinguer grande familiarità, non menziona questo aspetto del problema; ma io sono convinto che la questione morale (più semplicemente l' onestà, se preferite) fu uno degli elementi che indussero Berlinguer a evitare ogni tentativo di collaborazione profonda con quel partito socialista. Di Berlinguer uomo politico si possono dire tante cose, gli si possono rivolgere molte critiche. Il suo distacco dall' Unione sovietica fu forse troppo lento, troppo timido. La sua proposta del compromesso storico fallì, e comunque, se avesse avuto successo, non avrebbe giovato al paese. Anche se capiva il valore della libertà, non si staccò mai del tutto, intellettualmente, dal comunismo inteso come teoria; forse può essere paragonato, sotto questo aspetto, a Gorbaciov, che a sua volta non cessò mai di essere comunista nel profondo dell' animo, e quindi anticapitalista; è probabile che fallirono anche per questo, l' uno e l' altro. Resta da vedere se le circostanze avrebbero permesso, all' uno e all' altro, una politica diversa. Ma è pur sempre vero che in materia di onestà personale Enrico Berlinguer aveva le idee chiare. E per questa ragione mi è rimasto, nel ricordo, molto simpatico.

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