Caro professore mi sono appena imbattuto nel suo sito eddyburg.it, ho letto quasi tutto, con una voracità che da tempo non conoscevo.
Sono figlio di Vico di Pantano, e ho sempre sentito narrare dai miei nonni "di quando c'era la palude".
Racconti di vita dura, vissuta tra l'inedia e la malaria, dove però c'era anche spazio per "l'Arcadia", la pesca delle anguille, le bufale, e i signori venuti da Napoli per la caccia ai "mallardi".
Oggi i mafiosi, che pure sono figli di questa terra hanno cambiato quell' "età dell'oro" in "età del cromo esavalente".
Il "Vicienzo Ucciero" che voi citate nei vostri ricordi potrebbe essere uno dei miei bisnonni: “Un personaggio importante era Vicienzo Ucciero, mezzadro di Vico di Pantano. Era la più grande delle nostre proprietà: due o trecento ettari di palude, tra il Volturno e il Lago Patria. Luogo di grandi cacciate (ricordo le fotografie dove alcuni massicci signori baffuti, con lunghi schioppi, esibivano colline di uccelli più piccoli e sorreggevano ghirlande di anatre e altre specie commestibili), e di bufale”
E le fotografie che voi citate, se ancora esistenti, sarebbero un grandissimo aiuto per la ricostruzione di una memoria iconografica che aiuti LA MIA TERRA, (mère nourricière) ad uscire da un presente tanto indegno.
Tanti saluti.
Caro Saggiomo, la sua lettera mi ha fatto molto piacere. Sarebbe proprio bello se lei fosse pronipote di Vicienzo Ucciero, che ricordo con grande affetto. Purtroppo non ho tracce delle fotografie, che si devono essere perse con tutto il resto (sauf la mémoire) con la guerra. Comunque chieder ai miei cugini. Chissà, forse se metto la sua lettera nel mio sito, questo potrebbe aiutare a raccogliere in giro altri ricordi? Proviamo?
Saggiomo si riferisce ai miei Ricordi pubblicati qui