Dal presidente del FAI un appello proposta che probabilmente stride con la sostanza degli interessi territoriali che sostengono il nuovo governo regionale, ma tentar non nuoce. Corriere della Sera, 4 marzo 2013 (f.b.)
Roberto Maroni è stato eletto governatore della Lombardia. In quanto nuovo presidente del Fai (Fondo ambiente italiano), mi auguro che il legame che da sempre lega la Regione alla Fondazione possa perdurare e rinforzarsi, sviluppando costruttivamente la dialettica tra le istituzioni. Nell'augurare a Maroni un ottimo lavoro, ricordo alcuni temi che il Fai considera di importanza principale.
Nel programma di Maroni spicca la necessità di limitare il consumo del suolo nella Regione e per ciò ci complimentiamo con lui. È necessario intervenire prontamente e con decisione, cogliendo l'occasione dei piani urbanistici (Pgt) ancora da approvare in circa un terzo dei Comuni lombardi. Dati allarmanti emergono dai primi 753 piani regolatori approvati, secondo i quali nei prossimi anni si consumerebbe il 112% di suolo in più rispetto a quanto consumato nel periodo 1999-2007 da tutti i 1546 Comuni. Possiamo continuare così?
Quando l'Italia era un Paese fondamentalmente agricolo non esisteva il dissesto idrogeologico, che si è manifestato la prima volta con l'alluvione di Firenze. Per mettere in sicurezza il territorio, l'agricoltura deve riprendere a svolgere un ruolo decisivo, soprattutto nelle zone montuose, sovente abbandonate. L'identità lombarda ha radici profonde nell'agricoltura, eppure le terre di questa Regione, tra le più fertili d'Europa, sono occupate progressivamente dal cemento, invase dal bosco, oppure vengono abbandonate. La nutrizione è il tema dell'Expo 2015. La nuova economia della Regione dovrebbe partire proprio da un rilancio dell'agricoltura, secondo una strategia da reinventare.
Il programma elettorale di Maroni tratta anche della mobilità sostenibile. Per raggiungere un tale lodevole obiettivo è necessario impedire alcune autostrade non ancora attuate, come quella Broni-Mortara, che divorerebbe, da sola, almeno 1500 ettari di ottimi terreni. Vanno incrementate le mobilità su ferro e ciclopedonale, mentre va ridotta quella su gomma, anche per migliorare l'aria che respiriamo. Il sistema dei parchi e delle aree protette è un vanto della Lombardia. È necessario garantirne l'integrità ma anche fare di più. Elevando, per esempio, il Parco del Ticino (riconosciuto dall'Unesco nel programma Mab, The Man and the Biosphere) alla dignità di primo parco transnazionale d'Europa. Perché ciò possa avvenire è necessario rinunciare alla costruzione della Terza pista alla Malpensa, che divorerebbe, insieme alle costruzioni annesse, la più grande brughiera del Sud d'Europa. Piuttosto è da rendere utilizzabile la seconda pista, allontanandola quanto è necessario dalla prima.
Per presentare al mondo la Lombardia durante l'Expo, bisogna puntare sul suo splendido patrimonio culturale: dalla Villa Reale di Monza al Sacro Monte di Varese. Il Fai, nato per servire il bene comune, è a disposizione della Regione per contribuire a dare valore e a comunicare questa ricchezza paesaggistica, storica e artistica, tutta da dispiegare e raccontare al Globo, riconoscendone il sistema. Sarebbe di straordinaria importanza se gli assessori, in questo caso quelli che si occuperanno di territorio, agricoltura e cultura, potessero essere scelti in base al merito e all'amore per le ricchezze della Regione accumulatesi nei secoli, abbandonando il metodo triste della spartizione politica.
Infine una raccomandazione di carattere più generale. La nostra Costituzione presuppone il rispetto del Codice per i beni culturali e la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione riservata alle Soprintendenze. Qualsiasi attentato a tale legge e a questa organizzazione, che l'Europa ci invidia, sarebbe un vulnus ai principi primi della nostra convivenza civile e un piegare l'interesse generale a interessi particolarissimi. Su ciò il Fai sarà inflessibile.