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Ugo Mattei
La legge dell'acqua
18 Luglio 2010
Articoli del 2010
“Una grande vittoria del movimento: domani oltre 1milione e 400mila firme verranno depositate in Cassazione per sostenere il referendum per l'acqua bene comune”. Il manifesto, 18 luglio 2010

Domani saranno presentate oltre un milione e 400mila firme certificate alla Corte di Cassazione, in una giornata che si preannuncia come una bellissima festa per celebrare un primo grande risultato raggiunto dal movimento per l'acqua bene comune. Ricevute le firme, la Corte di Cassazione dovrà verificare la regolarità formale di almeno 500.000 fra quelle che le verranno consegnate. Ciò fatto, dovrà trasferire il dossier alla Corte Costituzionale, chiamata a verificare l'ammissibilità dei tre quesiti ai sensi dell'art.75 Cost. Questa disposizione che disciplina il nostro più importante istituto di democrazia diretta prevede non possano essere sottoposti a referendum le leggi «tributarie, di bilancio, di amnistia, di indulto e di autorizzazione alla ratifica di trattati internazionali».

Davanti alla Corte Costituzionale, che dovrebbe affrontare la questione nelle prime settimane del 2011, non si svolgerà un vero e proprio processo formale, come negli ordinari ricorsi di costituzionalità. In materia referendaria il rito è più informale, sebbene sia invalsa la prassi di accogliere le memorie presentate dai comitati promotori o da altri gruppi interessati e non si esclude possano essere ascoltati oralmente avvocati di parte o dello Stato. In materia referendaria la Corte è pienamente sovrana del proprio rito, a conferma del ruolo quasi-legislativo e di alta discrezionalità politico-costituzionale che essa svolge, insieme al corpo elettorale rappresentato dai promotori, in quell'istituto di democrazia diretta che è il referendum. In questo giudizio ogni quesito è indipendente e viene valutato nel proprio merito specifico. Qualora uno o più referendum siano ammessi il successivo passaggio è quello della cosiddetta «indizione», un istituto che coinvolge nella scelta della data il Ministero degli interni e il Presidente della Repubblica. Il referendum dovrà essere indetto in una domenica compresa fra la metà di aprile e la metà di giugno del 2011 e sarà valido qualora vi partecipino il 50% più uno degli aventi diritto al voto. Se, raggiunto il quorum, il numero dei «sì» dovesse essere superiore a quello dei «no», le disposizioni legislative oggetto di referendum verranno abrogate con effetto dalla data di pubblicazione dell'esito sulla Gazzetta Ufficiale.

Il referendum verrà rinviato di un anno qualora le Camere vengano sciolte, mentre non sarà effettuato se dovesse essere promulgata una legge che ne accoglie sostanzialmente il risultato proposto dai promotori o ancora nel caso in cui l'atto avente forza di legge contro cui esso viene promosso venga dichiarato costituzionalmente illegittimo dalla Corte Costituzionale. Tutte e tre queste possibilità esistono concretamente nel caso dell'acqua bene comune dato, nei primi due casi, il clima politico rissoso (scioglimento Parlamento) e truffaldino (leggina scippo ad hoc). Inoltre, come noto, cinque Regioni hanno presentato ricorso contro la cosiddetta Legge Ronchi chiedendo l'integrale abrogazione dell'art 15. Certamente la decisione su queste cause, già iscritte al ruolo della Consulta, verrà calendarizzata prima di quella sui Referendum e nel caso di accoglimento dei ricorsi regionali il primo quesito verrà escluso. Tale eventualità circoscriverebbe il lavoro di quanti fra noi stanno preparando la memoria di fronte alla Corte ai soli secondo e terzo quesito, che sono peraltro quelli maggiormente caratterizzanti la battaglia del Forum. Infatti l'abrogazione del solo Decreto Ronchi (primo quesito e quesito Idv) lascerebbe la situazione com'è oggi e quindi consentirebbe il mantenimento della logica privatistica ed aziendalistica nella gestione dell'acqua (eviterebbe cioè soltanto la grande svendita di fine 2011). Sono invece il secondo e terzo quesito, rispettivamente sui «modelli di gestione» e sulla «remunerazione del capitale investito», a creare le premesse per un'autentica gestione dell'acqua come «bene comune», da governare fuori dalla logica del profitto e con strumenti informati alla logica della sola pubblica utilità e non a quella aziendalistica. La presenza del secondo e del terzo quesito caratterizza la vera e propria «inversione di rotta» proposta dal Forum italiano movimento per l'acqua.

La presenza di questi due quesiti inoltre mi pare garantisca la battaglia referendaria in corso contro «colpi di mano» parlamentari volti a scippare il popolo sovrano del suo potere costituzionale di decidere direttamente ex art 75. Infatti non è neppure immaginabile che con questa maggioranza (e questa opposizione Pd, Idv) si possa approvare una legge che nello spirito riproduca quella di iniziativa popolare già proposta dai Forum o che comunque segni una radicale ripubblicizzazione del servizio idrico integrato. Confideremmo quindi nella serietà della Corte Costituzionale che in un tal caso verrebbe immediatamente reinvestita della questione dai nostri comitati.

In ogni caso domani inizia una nuova fase. Essenziale è immaginare modi creativi di mantenere in strada la battaglia sull'acqua bene comune, per non disperdere il patrimonio inestimabile di attivismo e cittadinanza «viva» maturato in questi due mesi di raccolta firme. Ci sono già tante ipotesi che si stanno discutendo e di cui i nostri lettori saranno puntualmente informati. Ma ogni nuova idea a tal proposito sarà benvenuta e speriamo ne arrivino molte anche tramite la posta o il sito del manifesto.

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