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Massimo Solani
La Difesa? Una S.p.A.
9 Maggio 2009
Articoli del 2009
Il governo sta per creare una nuova società d’affari dagli obiettivi molto allargati. E inquietanti…La seconda puntata della bella inchiesta su l’Unità, 9 maggio 2009 (m.p.g.)

Fosse soltanto un colossale affare immobiliare (come raccontato nella prima puntata, l’Unità, 5 maggio) l’idea del governo di creare la Difesa Servizi Spa, società di diritto pubblico che può operare con procedure privatistiche di cui il ministero della Difesa sarebbe unico azionista, potrebbe essere liquidata in un capitolo dell’arcinota finanza creativa del centrodestra. Ma nel disegno di legge governativo n.1373, fermo in commissione Difesa al Senato, c’è molto di più. Prendiamo il comma 3 dell’articolo 2 che spiega che la nuova Spa "ha ad oggetto la prestazione di servizi e lo svolgimento di attività strumentali e di supporto tecnico-amministrativo in favore dell’amministrazione della difesa per lo svolgimento di compiti istituzionali di quest’ultima anche espletando, per il comparto sicurezza e difesa, le funzioni di centrale di committenza".

Centrale di committenza, che significa che domani la Difesa Servizi potrà farsi carico di tutti gli appalti (esclusi gli armamenti) per Esercito, Aeronautica, Marina Militare e Carabinieri affidandoli anche senza bandi di gara. Dalle forniture delle divise al carburante, dagli shampoo per i soldati alla manutenzione dei mezzi. Una montagna di denaro (fra i 4 e 5 miliardi di euro, secondo stime) che circolerebbe fra privati e pubblica amministrazione scivolando ai margini del controllo pubblico, in una pericolosa zona grigia dell’economia in cui anche la libera concorrenza sarebbe messa a rischio. A che pro? Difficile capirlo. "Anche perché - accusa Noemi Manca, Cgil Difesa - si tratterebbe di una attività inutile visto che la direzione generale del ministero della Difesa, la Commiservizi, ha già iniziato le procedure per garantire nei prossimi anni l’approvvigionamento dei principali servizi. Gare che sono già state bandite a breve, quindi prima che la Difesa Sevizi Spa possa essere operativa".

Proprio in virtù di questa anomala duplicazione e trasferimento di competenze, il Pd in commissione Difesa aveva chiesto che venissero ascoltati in audizione gli ispettori logistici di Esercito, Marina, Carabinieri e Aeronautica (che dirigono i centri di responsabilità amministrativa, ossia che materialmente gestiscono i fondi a disposizione peri beni e i servizi) oltre ai rappresentanti della Corte dei Conti, del Garante della Concorrenza e del Mercato, del Garante dei Contratti Pubblici e della Commiservizi. La maggioranza ha risposto picche, e di fronte al rifiuto il capogruppo del Pd Giampiero Scanu ha inviato una lettera di protesta al presidente del Senato Renato Schifani. Non ottenendo alcuna risposta. Quel che è certo, però, è che la maggioranza ha fretta di procedere. Anche perché, una volta creata la Spa, al ministero della Difesa spetterebbe la nomina del consiglio d’amministrazione e del collegio sindacale. "In questo modo - è la preoccupazione di Scanu - all’interno della PA si va a creare una bolla di discrezionalità che altera la fisiologia stessa di ciò che è pubblica amministrazione. Se è una Spa ad esercitare certe funzioni, ovviamente verrà a prevalere un "interesse imprenditoriale" di natura completamente diversa rispetto a quello pubblico.

In questo modo - prosegue - si arriva alla destrutturazione di un pezzo della pubblica amministrazione, una forma di attacco che oggi interessa la Difesa ma che domani potrebbe riguardare la scuola, oppure la giustizia". Tutta da capire, invece, è la partita relativa al personale che transiterebbe in organico alla Spa dal ministero. Se per i militari, infatti, è prevista la messa fuori ruolo in deroga alle leggi vigenti, i civili passerebbero da un contratto di tipo pubblico ad uno privato. "E questo - sottolinea Noemi Manca - è un aspetto che ci preoccupa molto su cui il ministero ad oggi si è limitato ad "informarci" senza un vero confronto".

Come non bastasse tutto questo, c’è ancora di più. E per capirlo bisogna ripescare la brochure che il ministero della Difesa ha portato a Cannes al "Mipim 2009", il più importante forum immobiliare al mondo, per mettere in mostra e sul mercato i propri gioielli. La Difesa Spa, si legge infatti a pagina 9, "consentirà di snellire le procedure attualmente in vigore in materia di compravendita, permuta e impiego industriale delle aree di interesse per la produzione di energia". Aree di interesse per la produzione di energia? Questa è nuova. O forse non troppo, se facendo un passo indietro di qualche mese si va a spulciare il disegno di legge numero 1195, quello che riapre le porte al nucleare in Italia. Recita l’articolo 22: "Il ministero della Difesa (...) allo scopo di soddisfare le proprie esigenze energetiche, nonché per conseguire significative misure di contenimento degli oneri connessi e delle spese per la gestione delle aree interessate, (...) può affidare in concessione o in locazione, o utilizzare direttamente i siti militari, le infrastrutture e i beni del demanio militare o a qualunque titolo in uso o in dotazione alle Forze armate, compresa l’Arma dei carabinieri, con la finalità di installare impianti energetici destinati al miglioramento del quadro di approvvigionamento strategico dell’energia, della sicurezza e dell’affidabilità del sistema". Per farlo, è scritto nel comma 2, il ministero "può stipulare accordi con imprese a partecipazione pubblica o private". È l’identikit perfetto della Difesa Servizi Spa.

Questo significa, ragionando per assurdo (ma forse non troppo), che un domani in uno dei beni della Difesa transitato alla Difesa Spa potrà essere istallato un termovalorizzatore o addirittura una centrale nucleare. E nessuno potrà protestare. A pensar male si fa peccato, ma ci si indovina quasi sempre. Anche perché qualcosa è già successo nei mesi scorsi. Ad esempio quando, per far sparire l’immondizia dalle strade di Napoli, tonnellate di ecoballe vennero stipate all’interno del poligono militare di Persano, in provincia di Salerno, sotto il naso di circa 2000 mila soldati.

La prima puntata dell'inchiesta

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