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Franco Cordero
La costituzione e l´impedimento
16 Aprile 2010
Articoli del 2010
Mentre continuano a distruggere la giustizia, gli oppositori continuanio a dduire "l´antiberlusconismo non porta da nessuna parte". La Repubblica, 16 aprile 2010

Doveva succedere: mercoledì 7 aprile il Capo dello Stato promulga la legge con cui due Camere ubbidienti al quasi padrone d´Italia stabiliscono che nei prossimi 18 mesi possa mandare a monte le udienze penali dichiarandosi impedito dal lavoro governativo; nel latino degli avvocati, l´impedimento è presunto iuris et de iure; l´udienza sfuma e il processo dorme, quando anche consti che in quelle ore Berlusco felix sbrigasse affari suoi, relativi all´enorme patrimonio, ad esempio cercando l´ennesima villa da acquisire mentre i consumi italiani scendono al minimo storico nella lunga coda d´una crisi ignota al governo. Nasce morta come le due precedenti, lo vede qualunque scolaro del secondo anno, modestamente informato: il pubblico ministero solleverà la questione; e salvo impensabili coups de théâtre (tale sarebbe l´ordinanza che la dichiarasse manifestamente infondata), riascolteremo la Corte competente. «Atto protervo», esclama il custode dei Beni culturali. Sua Eccellenza parla «Newspeak» e qui sta a pennello l´ultimo dei tre slogan nei "Due Minuti d´Odio" (G. Orwell, 1984, ed. Penguin, pp. 16 sg.): "ignorance is strenght"; gli altri due identificano guerra e pace, libertà e schiavitù; apparso Big Brother, una donna tende le braccia allo schermo esclamando «mio Salvatore», indi prega, mani sul viso; la platea intona un canto ipnotico, «B-B … B-B … B-B …»; canta anche Winston Smith, vulnerabile dalla polizia del pensiero, perché conserva fondi d´anima.

La nota ufficiosa dal Quirinale, 7 aprile, ravvisa punti positivi nel piccolo mostro: in particolare, l´avere ancorato la casistica del legittimo impedimento a figure tipiche; inoltre, niente esclude che il giudice valuti l´evento impediente. Discorso piuttosto fumoso, suppongo che vada inteso così: valgono solo gl´impedimenti da affari ministeriali; sarebbe autocertificato irrilevante, ad esempio, «quel giorno devo esibirmi a una platea» o «non posso, prevedo sedute con i miei cervelloni, perché studiamo misure contro le toghe rosse», ma sono ipotesi da tè matto nel settimo capitolo delle Avventure d´Alice, dove Cappellaio, Lepre, Ghiro discorrono in chiave lunatica; addurrà motivi serissimi, quali il ricevimento d´uno sceicco, un consiglio dei ministri permanente, come le vecchie gare di ballo all´ultimo fiato, viaggi in Russia et cetera; né il tribunale o la Corte da cui sta lontano, luoghi appestati, perderanno tempo nella partita a carte false con chi ne cava quante vuole dalla manica. Desta ilare stupore l´augurio d´una «leale collaborazione» tra l´esecutivo e Dike. Suonerebbe bene qualche sillaba su due punti interessanti. Primo: questa diciannovesima legge fornisce all´augusta persona l´immunità che due volte s´era affatturata perdendola, e cade sotto lo stesso segno, clamorosamente invalida; finché viga l´attuale Carta, non esiste l´intoccabile dai giudici. Secondo, in lingua penalistica il parvum monstrum è definibile estorsione, qual era il cosiddetto lodo Alfano: l´estorsore ottiene un profitto ingiusto costringendo qualcuno a fare od omettere qualcosa; l´alternativa è finire peggio. In entrambi i casi i soliti neutrali, più o meno dolenti, raccomandano il «male minore»; due anni fa la minaccia era blocco dei dibattimenti e paralisi dell´apparato; ancora più calamitosa la prospettiva, sfoderata negli ultimi mesi, del cosiddetto «processo breve».

Strategie d´estorsione e teoremi del male minore lasciano pochi dubbi sulle mosse future. Qualcuno saluta la diciannovesima ad personam come credito giudiziosamente aperto al Bien-Aimé: la politica s´era incarognita (l´invettiva facinorosa batte bandiera berlusconiana: chi paragonava i magistrati scomodi alla banda della Uno Bianca?); la tregua viene provvidenziale; diciotto mesi d´un possibile dialogo offrono occasioni da non perdere. Vecchia musica impudente. Sappiamo chi sia, cosa voglia, quali metodi usi: «metánoia», parola greca, indica uno scenario psichico trasformato in meglio (pentimento operoso ecc,); e nel caso suo non ha corso, ostandovi l´impossibilità biologica. Del resto, non è materia d´ipotesi introspettive. Cosa covi, l´ha detto e sta scritto. Vuol rifare la res publica sulle sue misure: presidente egemone, pochi e scelti parlamentari plauditores, al diavolo i poteri separati, disturbano i dinamismi «del fare» (non li abbiamo visti, a parte gl´interventi pro domo sua e l´euforia d´appalti anomali). Ci vorranno occhi fini per distinguere l´Italia dall´impero berlusconiano. Andiamo verso lo Stato patrimoniale. Ma esiste una priorità assoluta, la questione giustizia. Dominus Berlusco ha idee chiare: nel nuovo ordinamento spariscono pubblico ministero e azione penale obbligatoria, abominevoli entrambi; la polizia indaga; sotto l´occhio del guardasigilli gli avvocati dell´accusa scrivono o declamano requisitorie; meccanismi dilatori, forme labirintiche, contraddittorio vizioso (prendo l´aggettivo dal napoletano Joseph Aurelius de Januario, Viziose maniere del difendere le cause nel Foro, 1745) garantiscono vita comoda agl´imputati eccellenti, perché meritano riguardo, mentre va in scena una giustizia esemplare contro i relitti. Inutile dirlo, non nasceranno mai più un processo Mills o quelli dei quali s´è faticosamente liberato nei casi Mondadori o Ariosto-Sme. Gli avvocati dell´accusa morderanno gli antigovernativi. Disponendo d´ogni leva, parlamentare, ministeriale, giudiziaria, economica, mediatica, e mettiamo nel conto versatili mani nere, sarà onnipotente. Fantasia paranoica? No, le fondamenta sono lì, erette mentre gli oppositori blasés parlavano d´altro: "l´antiberlusconismo non porta da nessuna parte"; e distiamo diciotto mesi dagli ultimi eventi.

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