Se è vero che la nostra cultura affonda le radici in Grecia, dove la sacralità dell’ospite era ossequio agli dei, o se, come molti sostengono a gran voce, le radici cristiane sono le nostre ? «Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato» (Marco 10,40) ? allora abbiamo fatto una svolta selvaggia verso il puro mercantilismo. Oggi la stazione Centrale dopo la ristrutturazione sarà l’icona dell’ospitalità negata e dell’accoglienza trasformata in affare commerciale.
Solo una parte di chi viaggia lo fa per puro diletto: la maggioranza lo fa per necessità di lavoro, spesso disagiata. Costringere tutti, e questi ultimi in primo luogo, ad allungare il percorso di accesso ai treni per costringerli a passare davanti alle vetrine dei negozi, allungando così il tempo del viaggio, ha qualcosa d’incivile. I passeggeri non hanno a disposizione due percorsi, uno rapido e l’altro commerciale, ma uno solo, come se fossero in una stazione di servizio sull’autostrada (i padroni sono gli stessi): uscire passando tortuosamente tra gadget e provole locali. Se vogliamo avvicinarci a tempi più vicini, ecco l’Accademia della Crusca: «Ospitalità ? Liberalità nel ricevere i forestieri». Di liberalità nella società Grandi Stazioni non c’è traccia, persino la toilette si paga a Milano: 80 centesimi, e il tornello a moneta non dà nemmeno il resto.
Ovviamente la strategia è la stessa anche per Centostazioni, la società che provvede alla ristrutturazione delle stazioni minori. Mesi fa a Brescia, lavori terminati nel 2006, ho chiesto a un ferroviere di indicarmi la sala di attesa: «Non c’è, è stata chiusa perché insicura». Risposta lapidaria ma meno realista di quella di un agente di pubblica sicurezza: «Non c’è più, adesso per far soldi ci sono solo esercizi commerciali». Aveva ragione. Lo conferma Centostazioni Spa: «... il progetto originale ha consentito di incrementare la superficie destinata ai servizi per gli utenti...» Tra questi: bar-ristorazione, tabaccaio, agenzia viaggi, barbiere, make-up accessori, due edicole, forno, cioccolateria/sweet corner, cartolibreria, bancomat (Bnl), agenzia di assicurazione (Hdi), negozio di telefonia Tim e ottico. Costosa, dunque, l’attesa. A Padova, dove è in corso la ristrutturazione, la nuova toilette costa 60 centesimi. Il risultato: il grande parcheggio di bici annesso alla stazione, quello dei pendolari, ha ora un puzzo di urina degno del peggior sottopasso urbano. Nel nostro Paese, prospero e felice, per qualcuno ? molti ? 60 o 80 centesimi sono qualcosa. Con questo spirito e con questa generosa mentalità ci avviamo ad accogliere gli "ospiti" per l’Expo 2015. A noi ospitanti, sempre e solo il ruolo di pecore da tosare.
Nota: a parere del sottoscritto va nella medesima direzione anche la valorizzazione degli spazi ferroviaridi Venezia Santa Lucia, nel cui ambito si inquadra il nuovo ponte di Calatrava sul Canal Grande (f.b.)