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La battaglia dell'Appia
26 Agosto 2007
Pagine di cronaca
Manovre politiche, interessi speculativi, ripicche personali: il destino dell’Appia Antica in un clima da basso impero e un’intervista a La Regina. Negli articoli del Corriere della Sera, ed. Roma del 5 e 6 dicembre 2006 (m.p.g.)

Di Carlo: «Inopportuno La Regina all'Appia»

Paolo Brogi – Corriere della Sera, ed. Roma, 5 novembre 2006

Sull'Appia Antica siamo alla partita grossa. Un safari in piena regola. Trofeo più ambito, la testa di Adriano La Regina. Sull'ex sovrintendente archeologico di Roma, candidato alla presidenza dell'Ente Parco dell'Appia, la maggioranza alla Pisana è in difficoltà. A sparare pallettoni contro di lui, candidato al Parco dell'Appia insieme ad altri due esponenti certamente di minor prestigio come Marco Agliata e Daniel Franco, è la «Margherita». Il capogruppo Mario Di Carlo esce allo scoperto e lo definisce «inopportuno».

Il presidente della Regione Piero Marrazzo sembra subire l'offensiva e intanto prende tempo: così è slittata di nuovo, ancora di una settimana, la giunta che stamattina doveva dire sì alle «terne» di candidati per le presidenze degli 11 parchi del Lazio già consegnate a Marrazzo da 15 giorni dall'assessore all'ambiente Filiberto Zaratti. Quelle terne contengono 33 nomi tra i quali Marrazzo dovrà scegliere gli 11 presidenti. Su La Regina è bagarre.

La giunta prevista per oggi è stata rinviata ieri all'ultimo momento. Ufficiosamente per la grana del buco nei conti della sanità, di fatto anche per il mancato accordo sui parchi, un «affaire» scandaloso che si trascina da 18 mesi con gli enti parco commissariati e con una situazione di degrado e incertezza nei fatti che si abbatte sui piccoli scrigni verdi del Lazio. I rischi che incombono su tesori come l'Appia Antica sono evidenti: le immagini della celebre consolare che ci giungono dall'altezza dell'areoporto di Ciampino, dove è ormai ridotta a un parcheggio a cielo aperto insieme alla vicina via di Fioranello, parlano da sole. Così è un parco abbandonato a se stesso.

La Margherita dunque si oppone ad Adriano La Regina. Il celebre archeologo ed etruscologo, di cui una mostra appena aperta alle Olearie Papali celebra di fatto attraverso il lavoro dei suoi collaboratori un quarto di secolo di scavi, ritrovamenti e scoperte a Roma, è dichiarato «inopportuno» dal capogruppo della Margherita alla Pisana, Mario Di Carlo. Il fatto che a favore di Adriano La Regina siano scesi in campo anche altri esponenti della Margherita come l'ex ministro Willer Bordon non stempera la crociata di Di Carlo che dice: «Abbiamo ricevuto decine e decine di sollecitazioni da parte di abitanti e operatori dell'Appia, che ci hanno ricordato che all'atto della discussione del piano di assetto, la sovrintendenza archeologica retta da La Regina si mise di traverso nella formulazione, adducendo come motivo la necessità di fare acquisizione al pubblico delle proprietà interne al Parco dell'Appia. Perciò ritengono inopportuna la nomina. E noi la pensiamo come loro. L'abbiamo fatto presente alla maggioranza e a Marrazzo. Quanto ai nomi dei presidenti, non siamo certo noi a farli...».

Ad essere agitato è lo spauracchio «espropri». Una questione che la responsabile archeologica dell'Appia, Rita Paris, definisce «sorprendente». «La sovrintendenza - spiega Rita Paris - non ha mai fatto neanche un centimetro di espropri. Dall'84 abbiamo acquistato la Villa dei Quintili, Santa Maria Nova e Capo di Bove esercitando una sola prelazione ed effettuando bonari acquisti. La linea seguita è stata quella del graduale accrescimento del Parco tramite acquisti concordati. Nessuno ha mai posto il problema di acquisizioni di massa».

A favore di La Regina sono scesi intanto in campo, con un appello sottoscritto da moltissimi operatori culturali, decine di urbanisti (da Vezio De Lucia a Italo Insolera), archeologi (da Anna Gallina Zevi a Clementina Panella, Silvio Pancera), ambientalisti (da Desideria Pasolini dall'Onda a Gaia Pallottino). Una ferma presa di posizione è stata espressa ieri da Carlo Ripa di Meana e Fulco Pratesi, presidenti di Italia Nostra e Wwf: «Il veto contro La Regina è inaccettabile». Come andrà a finire?

«Veti? Solo perché difendo l'Appia»

Paolo Brogi - Corriere della Sera, ed. Roma, 6 dicembre 2006


Il «professore» è chino sulle carte, nell'ufficio dell'Istituto di Archeologia a Palazzo Venezia. Adriano La Regina viene dalle lezioni di etruscologia alla Sapienza, pensa ai suoi scavi archeologici in Molise, ascolta con aria sconcertata la bagarre che riguarda il suo nome come candidato presidente al Parco dell'Appia Antica. Ma quando sente quanto afferma di lui il capogruppo della Margherita alla Regione Mario Di Carlo inevitabilmente s'infervora. Di Carlo ha posto il veto sul suo nome, perché - ha continuato a ripetere anche ieri - «La Regina ha osteggiato il piano di assetto sull'Appia Antica». Aggiungendo: «La Regina sostenne la tesi dell'acquisizione dell'intero comprensorio al patrimonio pubblico». «Non è così, non è così...», sbuffa subito l'archeologo.

Professore, nel 2002 quale era la sua posizione sul piano di assetto? La dipingono come un incallito espropriatore...

«Feci alcune osservazioni sulla scarsa attenzione ai valori archeologici. L'Ente Parco aveva preparato quel documento senza neanche sentirci. Così facemmo le nostre critiche. In che senso? Nel senso di tutelare non solo i caratteri ambientalistici del parco, ma anche quelli archeologici. Insomma, parliamo del Parco dell'Appia Antica. È un posto noto in tutto il mondo prima di tutto come sito archeologico ancor prima che ambientale».

L'accusano di voler espropriare?

«Ma quando mai! Ho sempre sostenuto che sarebbe stato importante avere disponibilità finanziaria per far fronte non solo alla manutenzione ma anche, al momento giusto, per l'acquisizione di ulteriori proprietà nella zona del parco. Mai messo in conto l'esproprio, un atto forzoso difficilmente realizzalibile e non gestibile se inteso come atto esteso. Ci siamo adoperati invece perché la pubblica amministrazione potesse competere sul libero mercato e perché potesse esercitare, quando possibile, il diritto di prelazione che non lede la proprietà».

Risultato?

«In trent'anni, sotto la mia direzione, tre acquisti importanti come la Villa dei Quintili e la sua messa a disposizione della città, Capo di Bove adesso aperta gratuitamente al pubblico e Santa Maria Nova che completa i Quintili. Questi sono i ritmi della pubblica anmministrazione, in un contesto che non si può certo permettere lussi...».

Oggi l'Appia è più ricca grazie a quei tre acquisti. Basta?

«Mi ha sempre affascinato l'idea di sollecitare una concezione più ampia di tutela dell'Appia, come monumento unitario che va da Roma a Brindisi attraversando varie regioni e paesaggi che richiamano condizioni che non esistono quasi più. C'è necessità di una legge nazionale per tutelare e valorizzare l'intero percorso. Il Parco dell'Appia Antica può svolgere una funzione promozionale importante».

Intanto l'Appia, all'altezza di Ciampino, è ridotta a un parcheggio extra dell'aeroporto...

«È urgente fermare i processi di decadimento. Così come bisogna imprimere più slancio alla promozione degli ambiti naturalistici del Parco, da Tormarancia alla Caffarella. Ci sono spazi destinati a giardino, altri a conservazione naturalistica, altri di tutela archeologica. Ci sono poi nel Parco insediamenti della pubblica amministrazione e dello Stato, strutture ministeriali e militari, che con opportune permute potrebbero essere dislocati altrove. Poi c'è il Forte Appio da recuperare. Insomma, non mancano gli obiettivi da raggiungere. Quanto a me, mi posso impegnare certamente a svolgere funzioni di concerto con l'amministrazione regionale e quella comunale. Alla mia età non si diventa nè migliori nè peggiori, si è quel che si è...».

Della sua candidatura si parla ormai da quasi un anno e mezzo...

«È singolare. Ognuno prenda le proprie decisioni. Gli assessori all'Ambiente mi hanno sollecitato. Non sta a me decidere. Abbiano però la cortesia di far sapere quel che pensano di fare».
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