La proposta riciclata da Renzi per fini meramente propagandistici, se fosse accolta dall'UE, moltiplicherebbe all'infinito i mortiferi campi di concentramento dei profughi. La realtà è che l'esodo dalla paura e dalla miseria si può affrontare solo se l'Europa intera si convertirà a una politica dell'accoglienza, anche nel proprio interesse. Il manifesto, 4 gennaio 2016
Con la "strepitosa" (come dice lui) proposta del Migration compact - prelevata peraltro di peso da un documento elaborato dallo staff della sua affiliata Federica Mogherini, alto rappresentante per la politica estera dell'Unione europea - Renzi sostiene di aver trovato la soluzione per bloccare il flusso dei profughi provenienti dall'Africa. Si tratta non solo di pagare i governi degli Stati di origine o di transito dei profughi perché li trattengano lì, o ne accettino il rimpatrio, sul modello dell'accordo tra UE e Turchia, ma anche di promuovere sviluppo e occupazione in tutti quei paesi, perché i loro abitanti non abbiano più motivi di emigrare.
qui e nell'icona il campo profughi di Daadab, Kenia |
Probabilmente invece, di tutte queste cose qualcosa sa; potrebbero averglielo spiegato i suoi collaboratori. Ma pare comunque evidente, come in tutto quello che Renzi fa da quando è al governo, il fine elettorale anche di questa "trovata" fatta sulla pelle dei profughi. Renzi, che come tutto l'establishment europeo, non ha idea di come affrontare il problema, sta cercando di nasconderne le vere dimensioni, per tranquillizzare un elettorato aizzato da Salvini e dai suoi sodali, e di far credere che la soluzione sia a portata di mano. E ha fretta che il Migration compact venga approvato dal Consiglio europeo prima del referendum su cui si gioca il suo futuro; e anche di spacciarlo come soluzione prima delle elezioni amministrative.
Stupisce invece il servilismo con cui i commentatori italiani di stampa e media stanno al gioco, fingendo di non capire che quel piano non è altro che una patacca. Persino coloro che hanno il coraggio di ammettere che il problema non si risolve in quattro e quattr'otto - e che è urgente attrezzarsi per far fronte non solo all'accoglienza immediata, ma anche alla permanenza di centinaia di migliaia di profughi che non possono, e non potranno tornare indietro per anni - come i vescovi italiani, continuano però a sottovalutare le dimensioni del problema, lasciando campo libero all'allarmismo di un Salvini; o, come il direttore di Limes, Lucio Caracciolo, fanno credere che l'Italia, stretta nella "tenaglia" tra gli sbarchi e la chiusura delle frontiere alle Alpi, possa affrontare da sola un flusso destinato a durare ed a crescere negli anni. Certo accoglierli tutti in Italia probabilmente non si può. Ma in Europa sì, e ne avrebbe anche bisogno.
Nel dibattito su questo tema si continua a parlare di accoglienza come fosse una libera scelta, senza dire che respingere e rimpatriare sono sì un crimini contro l'umanità, perché che portano morte, torture, sofferenze inaudite, ma non hanno alcuna possibilità di raggiungere il risultato. Per cui il problema non è se, ma come accogliere: per non trasformare l'Europa in un paese di Lager.