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Stefano Dilani
«Italia malata di corruzione»
6 Febbraio 2008
Articoli del 2008
“La fotografia impietosa della Corte dei Conti: tangenti nei lavori pubblici e nella sanità. Sotto accusa anche la gestione commissariale dei rifiuti in Campania”. Il manifesto, 6 febbraio 2008

«La corruzione è il male che affligge ancora la pubblica amministrazione». La Corte dei conti apre col botto l'anno giudiziario 2008. Uno scenario sinistro, dove il malcostume galoppa e lo sviluppo rimane fermo. E' tutto nero su bianco nella relazione del procuratore generale della magistratura contabile, Furio Pasqualucci, secondo cui «profili di patologie» sono evidenti «nel settore dei lavori pubblici e delle pubbliche forniture, nonché nella materia sanitaria». In particolare, aumentano le condanne per danni materiali e per danni all'immagine della pubblica amministrazione a causa del diffuso pagamento di tangenti (per concussione o corruzione) durante la stipula di contratti.

Una lista degli illeciti lunga, lunghissima che il procuratore generale pronuncia sotto gli occhi attenti del presidente della Repubblica Napolitano e del ministro dell'economia Padoa Schioppa. E così si scopre un giro di tangenti che il più delle volte sarebbe diretta conseguenza di «artifici ed irregolarità nella dolosa alterazione di procedure contrattuali», o di «trattamenti preferenziali negli appalti d'opera». Il dato parla da solo: su un totale di 1.905 sentenze di condanna emesse in primo grado nel 2007 dalle sezioni regionali della Corte dei conti per un totale di oltre 92 milioni di euro, l'11,4% ha riguardato danni causati da corruzione, tangenti e concussione. Uno dei casi più eclatanti è stata la condanna da 2,4 milioni di euro per i danni materiali e morali all'Enipower spa.

L'illecito pagamento di prezzi superiori al dovuto, continua il procuratore, viene realizzato anche attraverso «fittizie sovrafatturazioni di lavori pubblici, false attestazioni sull'accelerazione dei lavori con con conseguente erogazione di premi non dovuti e fatturazione di opere in tutto o in parte ineseguite». A questi danni se ne aggiungono altri, causati «dal disinteresse, dall'inerzia e da comportamenti omissivi» da parte di chi, invece, è preposto alle procedure di appalto di opere o all'acquisizione di servizi e forniture che si sono tramutati in «altrettanti atti di citazione in giudizio». Il pg Pasqualucci cita, come esempio lampante, i numerosi casi di «indebita protrazione di procedure di espropriazione» per la realizzazione di opere pubbliche, «di ingiustificata inerzia nell'emanazione di atti nell'ambito del procedimento di appalto di tali opere, con conseguente danno per la nomina di commissario ad acta, di mancata realizzazione di progetti di monitoraggio in settori importanti come quello delle acque».

Il procuratore generale ha anche richiamato l'attenzione sull'alto numero di condanne (13 nel 2007) inflitte all'Italia dalla Corte di giustizia dell'Unione europea per la mancata applicazione delle normative europee in materia di rifiuti. «Le ripetute violazioni di regole comunitarie da parte del nostro Paese - ha detto - è segnale che merita la più attenta considerazione e una assunzione precisa di responsabilità per i notevoli danni, patrimoniali e non, che vengono arrecati all'intera collettività». E non finisce qui. Raddoppiano anche le frodi comunitarie. Nel 2006 si è registrato un forte incremento rispetto all'anno precedente degli importi del bilancio comunitario da recuperare per le irregolarità e frodi accertate di cui il 99,13% relative ai fondi strutturali e lo 0,87% per il Feoga, il Fondo europeo agricolo.

Unica nota positiva: il miglioramento dei conti pubblici. «Particolarmente apprezzabile appare - ha detto il presidente della Corte dei conti, Tullio Lazzaro - il miglioramento dell'avanzo primario, condizione essenziale per rafforzare il processo di riduzione del debito pubblico». Troppo poco però. Intorno, infatti, continua ad esserci solo terra bruciata con «la Repubblica che vive un momento di diffuso malessere e incertezza», la disamina di Lazzaro, secondo il quale occorrerebbe «riconsiderare» alcune scelte per ridare «sistematicità all'insieme degli organismi amministrativi» a tutti i livelli.

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