È molto raro che due valanghe cadano nello stesso punto in poche ore, hanno detto gli esperti commentando la disgrazia della Val Lasties, dove tre giorni fa è stata travolta un’intera squadra del Soccorso Alpino che era andata a cercare escursionisti appena ingoiati da una prima valanga.
Giù in pianura, per esempio in Toscana, pericolose coincidenze del genere sono meno improbabili. Anzi, a volte, organizzate con fervore e persuasione da alcuni sindaci, dal vertice della Regione, dal Governo centrale.
È vero che uno dei sindaci (di Orbetello) a Roma è il ministro di tutti i lavori possibili e impossibili dal ponte di Messina alla ormai celebre “Spaccamaremma”, la lunga colata di cemento lungo il mare progettata per sventrare paesaggi unici al mondo e per offrire scorrimenti salutari e veloci lungo spiagge che diventeranno sottoponti da Bronx.
È anche vero che il patto d’ acciaio fra la fiera sinistra di Governo della Regione e l’imperiale centrodestra insediato a Roma impedisce qualsiasi infiltrazione di obiezioni, resistenza, buon senso.
Ma all’altra infiltrazione - quella dell’acqua che esonda da fiumi e laghi e sta travolgendo parti della Toscana con fuga di cittadini e danni immensi - non si è prestata la necessaria attenzione.
E nessuno, mentre disegnava e ridisegnava tutte le curve malevole del cosiddetto “ corridoio tirrenico”, per essere sicuro della memorabile portata del danno, ha pensato, anche solo nel tempo libero, alla prevenzione. E adesso il fiume Serchio è incontenibile e il lago Massaciuccoli incombe sugli argini.
L’invocazione, dei cittadini mentre scriviamo, è «mandateci almeno i sacchetti di sabbia».
Non è passata più di una settimana da quando, congiuntamente, il ministro di tutti i lavori con finanziamento e cantiere e il Presidente della Regione, dunque difensore dell’integrità paesaggistica, naturale, turistica della Toscana hanno dato lo storico annuncio: «Evviva, si comincia. Aperto il primo cantiere del corridoio tirrenico».
Non è passata una settimana ed ecco come risponde ai giornalisti, che chiedono spiegazioni sul disastro delle inondazioni, l’assessore alla Protezione Civile della Provincia di Pisa Walter Picchi: «E’ molto semplice. Il Governo non ha finanziato il piano di bacino e i progetti per gli argini, pronti da quattro anni».
E l’ assessore regionale alla difesa del territorio Marco Betti, precisava: «Una nuova inondazione sarà catastrofica perché acqua e fango raggiungeranno il Lago Massaciuccoli che a sua volta tracimerà, allagando parte della Versilia con danni incalcolabili».
«Lo Stato è con voi. Fate quello che dovevate fare», ha ammonito il capo della Protezione Civile Bertolaso. Rincuora. Ma di quale Stato sta parlando?
Se si riferisce al ministro dell’Ambiente, la signora è in vacanza. Ma prima di andare in vacanza ha lasciato scadere tutti i contratti di esperti e ricercatori dell’ISPRA - l’Istituito Superiore dell’Ambiente - soprattutto i contratti degli scienziati impegnati negli studi sull’acqua. Invano si sono accampati sul tetto dell’Istituto a Roma. Le vacanze sono vacanze. I contratti scadono e il ministro non c’è.
Se invece Bertolaso parla del ministro delle Infrastrutture lui, insieme con tutto il vertice transpartitico della Regione, ha da fare nei cantieri aperti a sud di Livorno.
I caselli a pagamento per transitare a velocità appositamente aumentata dallo Stato (in modo che aumentino anche i gas di scarico per residenti e villeggianti) sono più interessanti delle pur drammatiche esondazioni. Quelle, dai tempi della Bibbia, sono tutte uguali. E invece d’ incassare, costano. Specialmente se si fa prevenzione.
Ma la vita è breve e occorrono scelte coraggiose. Oggi l’impegno virile (e lucroso) di costruire è tipico di un vero uomo e di un vero leader politico, come in altri tempi, era il partire per la guerra. Anche allora si lasciavano indietro i deboli e i pacifisti. Gente inutile, come le mille chiacchiere sulla “Spaccamaremma”. Quella si fa e basta.