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Giuliano Pisapia
“In sei mesi faremo un nuovo piano per i cittadini, non per i poteri forti”
29 Gennaio 2011
Milano
In una intervista a Oriana Liso, la Repubblica ed. Milano, 29 gennaio 2011, un metodo davvero alternativo di affrontare il tema del piano urbanistico. postilla (m.b.)

«La giurisprudenza di Tar e Consiglio di Stato è tassativa: le osservazioni al Pgt devono essere esaminate non in complessi disomogenei ma una per volta, salvo casi precisi. Un punto fondamentale, che non è stato rispettato. A dimostrazione che questa giunta guarda solo a interessi economici, e ignora quel che viene dal basso».

Giuliano Pisapia, candidato sindaco del centrosinistra. È un atto di forza della giunta la decisione sul voto del Pgt?

«No, è solo un atto di debolezza. Anche l’ultimo piano regolatore, tanti anni fa, fu approvato discutendo ogni singola osservazione. Evidentemente questa maggioranza, che non è tale neanche nei numeri, si impegna a parole ma poi non mantiene nei fatti, il sindaco e Masseroli invitano i cittadini a fare osservazioni e poi le ignorano, consapevoli che, se fossero state esaminate tutte, non ce l’avrebbero fatta».



Perché?

«Perché spesso manca il numero legale. E perché rischiavano di finire in minoranza: la grandissima parte delle osservazioni sono propositive, quindi avrebbero disegnato un Pgt del tutto diverso da uno che prevede l’equivalente di 243 nuovi Pirelloni e uno sviluppo urbanistico tale da inserire dentro Milano una città grande come Genova».

Cosa si può fare, a questo punto? Ricorrere al Tar?

«Di certo la giunta deve fare attenzione: approvare un piano di governo illegittimo è un rischio. E quando si calpestano le regole della democrazia arriva la mobilitazione dei cittadini. Ma oltre ai ricorsi ci sono altre strade».

Lei ha proposto una moratoria per il Pgt.

«È una prima idea. Il Pgt non è passaggio burocratico, ma uno strumento che determina il futuro della città. Ecco perché sarebbe rispettoso nei confronti dei cittadini rinviarne l’approvazione a una futura giunta. Ma ci possono essere già oggi dei punti limitati di convergenza».

Sta aprendo a una soluzione diversa?

«Credo si possano fare degli stralci al Pgt, approvando ora solo quei punti condivisi da tutti, come l’housing sociale, che è anche un tema urgente. Questo vorrebbe dire che non tutto il lavoro fatto è stato inutile. Ovviamente, però, questa possibilità non vale per l’impianto generale del piano, che è in contrasto con la nostra visione».

Lei è ottimista. Crede davvero che la maggioranza potrebbe accogliere la sua proposta?

«La scelta sulla modalità di voto indica una volontà irreversibile. Ma ricordo anche che ci sono 5 referendum ambientali in ballo: non si può adottare un piano di governo del territorio ignorando il risultato di quel voto. E comunque il Pgt, se approvato ora, potrà essere annullato o modificato dalla prossima giunta».

Se non questo Pgt, quale immagina da sindaco di Milano?

«Il nostro terrà conto prima di tutto della città metropolitana, a differenza di questo, che si ferma ai margini di Milano. Bisogna invece considerare i rapporti con chi entra e esce dalla città. Secondo punto: si dovrà rivedere totalmente il meccanismo della perequazione, senza toccare i territori agricoli che invece vanno rafforzati. Lo stesso vale per i parchi urbani e i giardini storici: vanno salvaguardati, limitando al minimo indispensabile la possibilità di costruirvi all’interno».

Un altro pilastro del suo Pgt?

«Si dovrà intervenire sul territorio studiando modalità di riduzione del traffico, di aumento del trasporto pubblico e un sistema di parcheggi nella fascia di accesso alla città. E poi guardiamo a una città moderna, con luoghi di aggregazione per giovani e anziani che questo Pgt non prevede, perché pensato solo per persone ad alto reddito e uffici».

Il Pgt attuale riempie la città di nuovi palazzi. Il vostro?

«Sarà studiato sulle necessità di persone che hanno superato i limiti di reddito delle case popolari, su chi sta migliorando la sua posizione senza potersi permettere le case di lusso immaginate da questi signori, destinate a restare sfitte o invendute».

Chi sta lavorando al vostro progetto di Pgt?

«Un gruppo di lavoro molto robusto - uno di quelli della mia officina - che raccoglie grandissime professionalità del mondo dell’università e del lavoro. Partendo, ovviamente, dai programmi dei quattro candidati alle primarie».

Da sindaco, quanto tempo ci metterà ad approvare un nuovo Pgt?

«In sei mesi ce la possiamo fare. E nel frattempo, a differenza di quanto dice il centrodestra, la città non si fermerà».

postilla

A Milano si confrontano idee alternative di società, di democrazia e, quindi, di città. Per gli amministratori attuali, ascoltare e valutare le proposte dei cittadini è un'inutile perdita di tempo. I pareri che contano sono già stati ascoltati, ed è su quella base che è stato prefigurato il cosiddetto "sviluppo urbanistico" della città. Per questo le richieste di dialogo, pur doverose, resteranno inascoltate. Ci auguriamo che i prossimi amministratori abbiano una visione più inclusiva e solidale del governo del territorio, meno prona agli interessi immobiliari. L'attuale legge urbanistica regionale, criticabile sotto altri aspetti, offrirà loro strumenti e occasioni adeguati per alimentare il dibattito pubblico, prima, durante e dopo il voto consiliare. (m.b.)

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