Eredità aristocratica
Nel marzo del 2016 il governo dell’Snp ha approvato la legge di riforma agraria, che ha dato alle comunità la possibilità di forzare la vendita di un terreno a patto di riuscire a provare che in questo modo si favorisce lo “sviluppo sostenibile”. Una delle compravendite più importanti è avvenuta nel dicembre del 2015 e ha riguardato la tenuta di Pairc sull’isola di Lewis, nelle Ebridi Esterne. Una disputa durata dodici anni si è conclusa con la vendita di 11mila ettari alla comunità locale per 500mila sterline.
Secondo gli attivisti le riforme erano necessarie da tempo e il provvedimento di legge non fa abbastanza. Per la ministra per la riforma agraria scozzese Roseanna Cunningham, invece, l’ostacolo più grosso al cambiamento è il grado di coinvolgimento delle comunità. Cunningham sostiene che spesso si esprime un interesse all’acquisto di un terreno solo dopo che è stato messo in vendita, quando ormai è troppo tardi. Ma ammette che anche la legge ha dei limiti: “Ci sono ampie distese di terra che probabilmente non saranno mai vendute, e continueranno a essere trasmesse di generazione in generazione”.
Buona parte delle diseguaglianze nella proprietà terriera in Scozia risale all’ottocento, quando il sistema di eredità della terra in vigore tra gli aristocratici si combinò con una violenta campagna per scacciare i piccoli agricoltori e gli abitanti del luogo per fare spazio ai grandi allevamenti di pecore.
Tenere alta l’attenzione
Lorne MacLeod, presidente dell’organizzazione Community land Scotland, ha dichiarato che affidare la terra alle comunità significa sfruttarla nel modo più vantaggioso. «Le persone si sentono più responsabilizzate», osserva MacLeod, la cui organizzazione rappresenta 69 comunità scozzesi, di cui una quarantina è riuscita ad acquistare dei terreni. Alcune comunità hanno costruito nuovi porti, turbine eoliche e un campo da golf da 18 buche, e reinvestito i guadagni a loro beneficio.
Evie Murray, 39 anni, ha sempre vissuto a Leith. In passato ha lavorato come assistente sociale con i tossicodipendenti, ma dopo la crisi economica del 2008 è stata licenziata. In città era difficile allevare i figli, compresi quelli adottivi, e ancora di più trovare aree all’aperto dove farli giocare. Così ha avuto l’idea di creare un’area comunitaria da condividere con altri genitori e i vicini. Nel 2013 ha contattato il consiglio comunale e ha ottenuto il permesso di usare l’area ai margini del parco Leith Links, anche se l’accordo è suscettibile di cambiamenti ed è di breve durata. Attualmente, racconta, un centinaio di persone, un gruppo eclettico e intergenerazionale, va lì regolarmente per coltivare la terra.
La comunità sta cercando di negoziare un’altra concessione, che riguarda un piccolo edificio presente sul sito, che loro vorrebbero trasformare in un bar, dove usare i prodotti locali. «La terra e la sua disponibilità sono estremamente importanti per la salute delle persone», dice Murray, indicando i coltivatori impegnati a ridere e chiacchierare. «È difficile quantificare l’impatto che possono avere, ma lo potete constatare con i vostri occhi».
(Traduzione di Giusy Muzzopappa)