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Alberto Statera
In Sardegna Soru sfida i "castosauri". Per liberare il Pd dalle lobby del cemento
22 Gennaio 2009
Articoli del 2009
Tra il gossip e la cronaca, informazioni su una vicenda molto seria cui moltissimi guardano con speranza. La Repubblica, 22 gennaio 2009

"Mantene s'odiu ka sas occasiones non mancant", dice un brocardo, cioè una massima giuridica del codex barbaricino che ci fornisce lo storico sardo Manlio Brigaglia e che si potrebbe forse tradurre: "La vendetta va servita fredda". Achille Passoni, il senatore spedito qui da Walter Veltroni come commissario per tentare di sedare l'anarchismo eversivo della nomenklatura ex diesse, ex piesseì ed ex diccì, che devasta fin dalla nascita il Partito democratico, è nato a Milano ed è stato eletto in Toscana.

Del codice barbaricino ignora probabilmente la ferocia, se pensa che preveda autentici armistizi, come quello che formalmente è stato siglato per le elezioni regionali che il 15 e 16 febbraio che, tra meno di un mese, certificheranno se il Pd - non solo qui, ma anche il continente - esiste ancora, o se era soltanto una magnifica, impossibile utopia. Se Renato Soru, che con barbaricina ferocia si è dimesso in anticipo da presidente della Regione e ha decapitato con l'aiuto di Passoni la dozzina abbondante di boiardi locali che in un turbinio di cariche comandano da tre lustri e più, vincerà le elezioni contro l'ectoplasma Ugo Cappellacci, figlio del commercialista di Berlusconi che si occupa delle ville sarde, la vendetta del governatore, cultore delle gole della Barbagia, sarà compiuta. Altrimenti, tutti a casa in un crescendo di vendette barbaricine e nazionali. A Cagliari, come a Roma. E tutti se lo saranno forse meritati: l'arrogante vicerè di Sardegna e l'evanescente segretario nazionale.

"Ma siamo onesti - dice il cagliaritano Luigi Zanda, vicepresidente dei senatori del Pd - non posso credere che i miei conterranei tra un sardo vero e un brianzolo catapultato lì a dire che i nuraghe sono magazzini, possano scegliere il brianzolo".

Perché il candidato vero non è quel Cappellacci, ma Berlusconi in persona, tanto che Soru ci annuncia di preparare un ricorso per pubblicità ingannevole, visto che nel simbolo elettorale della destra sulla scheda figurerà la dicitura "Berlusconi presidente". Un falso. Quindici "castosauri", dinosauri della casta, come li ha soprannominati il giornalista Giorgio Melis mutuando la definizione del sociologo Alessandro Mongili, non sono ricandidati al Consiglio regionale, anche ad opera del commissario milanese.

Il presidente uscente, che in questi giorni indossa come per sfida una giacca di velluto verdastro alla maniera dei pastori barbaricini, ha preteso - e Passoni ha ottenuto - che il limite di tre legislature fosse ridotto a due. Lasciano le penne nientemento che il presidente dell'assemblea regionale Giacomo Spissu, il capogruppo Antonio Biancu, il portavoce dei democratici dissidenti Silvio Lai e tanti altri che il candidato Soru considera compartecipi della "sinistra sanitaria" e della "sinistra immobiliare", i quali hanno amareggiato - ed è dir poco - il suo quasi quinquennio presidenziale e anche ingrossato la "questione morale" che ha investito il Pd a Napoli come a Firenze, ma che a Cagliari e in Sardegna non è meno cogente.

Che il decisionismo e l'iracondia fredda di Soru abbiano qualche non trascurabile deriva "dittatoriale" neanche i suoi più sinceri e fedeli sostenitori riescono a negarlo. Tanto che Pietro Soddu, antico padre nobile e ideologo della sinistra democristiana, ormai fuori dai giochi per lasciare il posto in politica al figlio Francesco, invoca un equilibrio politico nuovo, una distinzione di ruoli tra "partito del presidente" e "partito dei consiglieri". Se non fosse che fin qui il partito dei consiglieri ha prodotto i "castosauri". Il loro leader indiscusso si chiama Antonello Cabras, un ingegnere di Sant'Antioco con un importante studio professionale, ex socialista, più volte presidente della Regione, senatore, sottosegretario con Prodi e D'Alema, un numero di cariche che, nell'ultimo ventennio, supera la nostra capacità di compitare. Con Giacomo Spissu, rinviato a giudizio per truffa, ha conquistato con metodi "moderni" le postazioni del vecchio Pci berlingueriano.

E' lui che il 14 ottobre 2007 vinse le primarie per la segreteria del partito. Si narra che la vittoria avvenne con il soccorso fattivo dell'Udc, di An e di Forza Italia, intrusi nell'urna democratica. Sì, perché bisogna capire che qui la ruota del potere è iper-trasversale quando coinvolge gli interessi delle tre "M": Medici, Massoni e Mattoni.

Nasce il Pd e, tra alterne vicende, ne viene nominata segretaria Francesca Barracciu, una giovane signora di vecchia famiglia comunista, sindaco di Sorgono. Il 29 luglio dell'anno scorso, la neosegretaria cerca di prendere possesso del suo nuovo ufficio in via Emilia a Cagliari, ma le viene sbarrato il passo da tale Tore Corona, che le fa: "Francesca, non ti dò le chiavi, non te le posso dare: questi locali sono della Fondazione Enrico Berlinguer e questa è la stanza di Antonello (Cabras-ndr)". Riesce a entrare, Francesca, soltanto ai primi di ottobre - e per poco - quando tutto sta precipitando in un Pd che qui di fatto non esiste. "Il più indietro nel processo unitario, un Pd che più che nel resto d'Italia, ha manifestato un'inerzia totale", secondo Guido Melis, neodeputato sassarese, membro della Commissione Giustizia.

Poi, tra i grandi "castosauri" nuragici, spicca Emanuele Sanna, ex Pci, deputato, ex presidente del Consiglio regionale, praticamente ex tutto, insieme a Paolo Fadda, ex diccì, ex assessore alla Sanità, deputato. Così forse è sommariamente completato l'album di famiglia della sinistra sanitaria, legata agli interessi dei "clinicari", la genia più potente del capoluogo e della regione, insieme a quella dei mattonari.

Nerina Dirindin, valdostana, ex collaboratrice di Rosi Bindi, non è proprio un'icona di simpatia: è l'assessore alla Sanità uscente del governatore Soru, il quale a sua volta simpatia sembra non vada cercandone, che ha proprio rotto le scatole ai signori della sanità, i quali nel Pd - chiedetelo a Paolo Fadda, democratico ex diccì, o Silvio Lai, oltre che all'omologo e sodale di destra Giorgio Oppi - hanno un aggancio d'acciaio. Nerina ha definito restrittivamente i criteri delle Asl, ha demolito gare d'appalto, come quella da 160 milioni destinata alla Siemens, ha revocato il direttore generale della Asl numero 8, Efisio Aste, il più potente dell'isola. Che volevate di più per cementare convergenze d'interessi che non badano agli schieramenti di destra o di sinistra, né alle tessere di partito? "Abbiamo ridotto i tetti di spesa sanitaria - si gloria Soru - e vinto tutti i ricorsi in sede Tar". Ma non gliela hanno perdonata, la sinistra sanitaria e anche quella immobiliare. La seconda quasi sempre si identifica con la prima. Quando Soru chiede a un Consiglio regionale abituato a gestire direttamente l'urbanistica di approvare le sue regole restrittive per le zone dell'agro minacciate dalla speculazione, la maggioranza di centrosinistra si sfalda e il governatore resta solo. Così, da freddo giocatore di poker, si dimette, mettendo in mora gli avversari del suo stesso schieramento.

Cagliari, Teulada, Villasimius, Orrì, Tharros, naturalmente la Gallura. Sono decine nell'isola le cementificazioni piccole e grandi in corso o programmate. A Gualtiero Cualbu è stata bloccata la speculazione sulle rovine cagliaritane di Tuvixeddu. A Sergio Zuncheddu, padrone dell'Unione Sarda, di Videolina e del Foglio, la vendita di palazzi cagliaritani alla Regione, già programmata dalla precedente giunta di centrodestra, guidata da quel Mauro Pili che nel discorso programmatico scambiò la Sardegna con la Lombardia, avendo clonato il discorso d'insediamento a Milano di Roberto Formigoni. A Villasimius un sindaco di sinistra, Tore Sanna, sponsorizza villaggi per 140 mila metri cubi da 100 milioni di euro dello stesso Zuncheddu. Nella Banca di Cagliari la famiglia clinicara di destra dei Randazzo è socia con le cooperative rosse, che non perdono nessun business sanitario o immobiliare regionale, auspici i democratici Silvio Cherchi e Antonio Sardu. Ma ciò che ha indignato di più, qualcuno fino alle lacrime, è stato il segretario "nazionale" di quel che resta del Partito Sardo d'Azione, Efisio Trincas, quel tizio che giorni fa si fece largo tra le guardie del corpo per consegnare a Berlusconi la bandiera dei Quattro Mori. "Quello lì - dice Soru, che si rifiuta persino di pronunciarne il nome - quel personaggio protagonista di quel gesto di incredibile viltà che offende tutta la Sardegna, sta facendo un'operazione immobiliare affaristica per trasformare in ville case agricole nei pressi di Tharros, uno dei luoghi archeologici più interessanti dell'isola".

"La sinistra immobiliare viene da lontano", ridacchia sconsolato Luigi Cogodi, ex assessore regionale all'urbanistica del Pci, oggi "bertinottiano", quello definito "Gigi il Rosso" che negli anni Ottanta fece demolire senza colpo ferire la villa del ministro Antonio Gava costruita abusivamente in Costa Smeralda. "Gava - ci racconta - era ricorso al Tar, che in poche ore prese a cuore la questione della sua villa. Le ruspe erano pronte, ma alle otto e mezza di mattina era fissata l'udienza del tribunale amministrativo. Ci mancava solo la firma di Giampiero Scanu, allora sindaco di Olbia e poi, recentemente, sottosegretario dei democratici nel governo Prodi, che proprio non voleva firmare, nonostante l'evidenza delle violazioni di legge del ministro democristiano. Quando le ruspe entrarono in funzione, il Tribunale sentenziò: "E' cessata la materia del contendere". Per questo dico che la sinistra immobiliare in Sardegna viene da lontano".

Capite ora perché il commissario di Veltroni, Achille Passoni, pur efficiente, non potrà mai fare i conti col codice barbaricino e fatica a capire che, se cade la Sardegna, cade il progetto stesso del Pd? Forse per questo, o perché proprio non li ha, nega contributi alla campagna elettorale sarda contro un avversario dotato di risorse berlusconiane praticamente illimitate. Soru, accreditato di un patrimonio personale di 2 miliardi, di cui nega tuttavia l'ammontare, dice di aver messo di suo 500 mila euro, che sono già finiti, prima ancora dei fuochi d'artificio finali.

Ma, si sa, per i regolamenti di conti "sas occasiones non mancant".

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