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Felicia Masocco
In piazza tutta l'opposizione. Prodi: «Un paese da rifare»
17 Agosto 2005
Articoli del 2004
Una giornata importante: per il ritorno di Prodi e con uno sciopero riuscito contro la politica economica di B. Lo sciopero non si misura solo sulla gente in piazza: scioperare significa prima di tutto astenersi dal lavoro, e rinunciare per questo alla paga: ieri per 4 ore l’Italia era ferma. La cronaca di ieri da l’Unità del 1 dicembre 2004

In quarantamila hanno sfilato ieri a Roma nonostante la pioggia che non ha dato tregua. Si sono visti più ombrelli che striscioni e bandiere, pochi anche gli slogan, «piove governo ladro», ovviamente. Ma quel «contratto, contratto», scandito da una parte all’altra del corteo e le bordate di fischi che si sono levate sotto il ministero della Funzione pubblica erano firmati dai lavoratori pubblici che ieri hanno scioperato per 8 ore unendo alle critiche alla politica economica di Berlusconi la protesta per la forte penalizzazione della categoria.

Al loro fianco c’era l’intero stato maggiore del centrosinistra. Anzi, era alla testa del corteo dietro lo striscione di apertura di Cgil, Cisl e Uil. La presenza di Fassino, Bertinotti, Parisi, Diliberto, Pecoraro Scanio, Boselli, del candidato alla presidenza del Lazio, Marrazzo, è stata qualcosa di più di un’adesione scontata o, peggio, rituale. Soprattutto la presenza di Romano Prodi che ha scelto l’occasione dello sciopero generale e un corteo di lavoratori per il ritorno attivo alla politica. «È l’inizio di un’azione unitaria per la ripresa del Paese. Perché questo Paese è da rifare», ha detto. Un messaggio diretto, una scelta di campo dell’opposizione e del suo leader che mostrano di avere un progetto comune con i sindacati e il mondo del lavoro. Una posizione accolta da commenti al curaro degli esponenti della destra.

Romano Prodi ha parlato dello «stato di disagio» vissuto contro la politica del governo, nello sciopero e nelle manifestazioni c’è questo, ma c’è anche «la volontà unitaria per superarlo», «non è una manifestazione contro - ha continuato Prodi - questa è una manifestazione perché tutti siano uniti per preparare qualcosa di meglio per il futuro». C’erano molti giovani ieri a Roma, di ogni categoria, dagli edili, ai metalmeccanici, dal commercio alla ricerca e alle comunicazioni. Prodi si è rivolto a loro «non possiamo rifare il Paese senza una valorizzazione delle nuove generazioni». Poi la corsa al Quirinale, per l’incontro con Ciampi.

L’opposizione vuole «resuscitare» il Paese, riprenderselo, sottrarlo al modo in cui è governato che Piero Fassino definisce «sciagurato». «La manifestazione di oggi rappresenta bene l’opposizione ampia che c'è nel Paese contro la politica economica di questo governo. D'altra parte dopo tre anni di cura Berlusconi-Tremonti la condizione economica è disastrosa», ha detto il leader dei Ds sfilando anche lui sotto la pioggia. «L'Italia - aggiunge - da tre anni è a crescita zero, nella Ue abbiamo il più basso tasso di incremento dell’economia. I conti pubblici sono stati dissestati. Gli italiani devono farsi carico di pagare un buco di 50mila miliardi che gli ha lasciato Tremonti e viene proposta una Finanziaria che va sicuramente nella stessa direzione». «Inoltre - dichiara ancora Fassino - si propone una riduzione fiscale che si tradurrà in una mancia data agli italiani con una mano e tolta con l'altra. Dalle tasche degli italiani infatti si toglierà molto di più di quello che viene dato». «Mi pare - conclude - che ci siano tutte le condizioni per dire no a questa Finanziaria e d'altra parte non lo diciamo solo noi: lo dicono le organizzazioni sindacali, la Confindustria, il mondo del commercio. Non c'è un settore della società italiana che sia soddisfatto di questa Finanziaria».

Il governo è isolato, la protesta di ieri è stata «una mozione di sfiducia», sintetizza Fausto Bertinotti che ha messo l’accento sulle «convergenze» tra le critiche dell’opposizione e le critiche di Cgil, Cisl e Uil e di tutte le organizzazioni sindacali «anche di destra». Chiudono le fabbriche e i salari, gli stipendi, le pensioni hanno preso una botta tremenda dall’aumento dei prezzi. «Si capisce che c’è una furia nel mondo del lavoro contro la politica del governo». Altro che il partito, o il sindacato «delle tasse» come accusa la destra. Non si possono trattare le persone che protestano come «stupidi» che non capiscono il taglio delle tasse, osserva Pierluigi Bersani. Un'operazione, aggiunge Enrico Boselli, che non servirà a vincere le elezioni perché gli italiani sanno che si tratta di uno «spot». Se non di «balle», come dice Francesco Rutelli. Per Oliviero Diliberto, Pdci, lo sciopero è «sacrosanto» di fronte alla «porcata» di un governo che colpisce le fasce più deboli. Mentre per i Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio la sintonia fra la Gad e sindacati prova che l’opposizione è dalla parte della gente, mentre la Cdl è «rinchiusa nei palazzi». Per Cesare Salvi, leader della Sinistra Ds per il Socialismo, «l’adesione massiccia allo sciopero dimostra come le bugie del governo hanno le gambe corte» ma, osserva, «parla anche a noi del centro-sinistra: il Paese ha bisogno di proposte chiare, stabilite da un programma di governo che porti la nostra alleanza a mettere al centro il tema

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