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Alessandra Ziniti
in difesa di don Mussie Zerai
12 Agosto 2017
2015-EsodoXXI
Ancora un evento e un’iniziativa nel conflitto tra la legge del “restare umani e le leggi dei respingimenti.
Ancora un evento e un’iniziativa nel conflitto tra la legge del “restare umani e le leggi dei respingimenti.

R.itPalermo online, 9 agosto 2017




DON MUSSIE ZERAI SOTTO INCHIESTA:
PRETE CANDIDATO AL NOBEL
ACCUSATO DI FAVOREGGIAMENTO IMMIGRAZIONE
di Alessandra Ziniti
«La Procura di Trapanicontesta al sacerdote eritreo di aver segnalato gli arrivi dei migranti nellachat segreta dei capitani delle navi umanitarie»
fare il suo nome agli inquirenti sono stati i due addettidella security imbarcati a bordo della nave Vos Hestia di Save the children chehanno rivelato l'esistenza di una chat segreta tra i team leader a bordo dellenavi umanitarie.
Don Mussie Zerai, sacerdote eritreo che da anni vive inItalia ed è punto di riferimento per migliaia di suoi concittadiniche affrontano il viaggio verso l'Europa, è tra gli indagati della Procura diTrapani nell'ambito dell'inchiesta per favoreggiamento all'immigrazioneclandestina che ha già portato al sequestro della nave Juventa della Ongtedesca Jugend Rettet. Anche per il sacerdote l'accusa sarebbe la stessa.
Secondo quanto riferito dai due testimoni, il sacerdote chericeveva le comunicazioni dai migranti imbarcati sui gommoni dei trafficanti,avrebbe fatto da tramite con i membri delle Ong segnalando giorno, ora e posizionedelle imbarcazioni da soccorrere.
Candidato al Nobel per la pace nel 2015, fondatore epresidente dell'agenzia di informazione Habeshia, definita "il salvagentedei migranti", con la quale offre assistenza telefonica ai migranti inpartenza, stimolando l'intervento delle autorità nei luoghi in cui si trovanoimbarcazioni in difficoltà, a Don Zerai glòi uomini della squadra mobile diTrapani hanno notificato un avviso di garanzia.
"Ho saputo soltanto lunedì dell'indagine - dice MussieZerai - e voglio andare a fondo in questa vicenda. Sono rientrato a Romadall'Etiopia di proposito. In passato - aggiunge - ricevevo moltissimetelefonate ogni giorno. Oggi ne ricevo molte meno, non saprei dire perché, mail mio intervento è sempre stato a scopo umanitario". L'indagine, secondoambienti giudiziari, si riferisce a presunte pressioni svolte dal prelatopresso gli organi competenti nel soccorso in mare. "Prima ancora diinformare le Ong - dice il religioso -, ogni volta ho allertato la centraleoperativa della Guardia Costiera italiana e quella maltese. Mai ho avutorapporti con la Iuventa ne aderisco a chat segrete. Ho sempre comunicatoattraverso il mio telefono cellulare".
Sul fronte Ong, questa mattina un'altra organizzazione cheaveva già annunciato via mail la sua adesione, ha ufficialmente firmato ilcodice di comportamento al Viminale. E' la tedesca Sea eye. Per il momento sonoquattro su otto le Ong che hanno aderito, a queste potrebbe aggiungersi domaniSos Mediterranèe che ha chiesto un incontro per chiarire alcune perplessità chehanno fino ad ora spinto l'organizzazione a rimanere nel fronte del"no". Restano fuori ancora Medici senza frontiere e le altre duetedesche Sea Watch e Jugend Rettet, quest'ultima al centro dell'indaginetrapanese che da oggi passa sotto il coordinamento del nuovo procuratoreAlfredo Morvillo.
Un appello

Siamo persone privilegiate perché nel nostrocammino abbiamo incontrato una persona straordinaria come Don Mussie Zerai, dacui tanto tuttora impariamo. Lo abbiamo incontrato quando c’era da piangere ecelebrare i morti e quando c’era da salvare i vivi, chiunque, indipendentementedalla provenienza. Abbiamo apprezzato negli anni lo scrupolo con cui ha sempreoperato nel pieno rispetto di quelle istituzioni - come la Guardia costieraitaliana - impegnate ad affrontare drammi umanitari che passeranno alla storia,considerandole partner di riferimento, soggetti a cui affidare la sorte di chiera sull’orlo dell’abisso, in mare così come nei paesi di transito.

Lo abbiamo conosciuto mentre sosteneva “MareNostrum” e mentre tentava di far conoscere l’osceno commercio di organi nellemontagne del Sinai. Lo abbiamo visto, infaticabile, gettare fiori in memoriadella strage del 3 ottobre insieme ai sopravvissuti, lo abbiamo sentito denunciarecon forza l’inerzia complice dei governi europei, incapaci di far terminare lastrage ventennale che si realizza nel Mediterraneo Centrale.
Ne abbiamo condiviso il coraggio quando, conpochi altri, raccoglieva o rispondeva a chiamate di soccorso che sarebberoaltrimenti rimaste senza esito, trasmettendole immediatamente alle istituzionicompetenti nel rispetto di quanto previsto dalle legislazioni nazionali einternazionali. Tra l’omissione di soccorso e l’intervento umanitario non cisono margini di scelta.
Abbiamo gioito speranzosi quando è statoproposto per il Nobel per la Pace: lo abbiamo considerato un segnaleimportante, soprattutto perché Don Mussie cominciava a ricevere minacceesplicite dal governo eritreo.
Quando ci capita di incontrare uomini o donneche si sono salvati grazie al suo intervento, dichiararsi suoi amici significaricevere uno sguardo di gratitudine eterna. Don Mussie Zerai lascia dietro disé l’immagine di una persona umile a cui si deve semplicemente la vita.
Eppure, in questi giorni di pausa d'agosto edi guerre in arrivo, si prova, ancora una volta, a screditare il suo operato, ainsinuare sospetti, dubbi, mezze verità. Siamo certi che quando incontrerà isuoi accusatori, Don Mussie saprà difendersi e far valere le ragioni dellasolidarietà. L'impresa di metterlo sul banco sugli imputati si riveleràfallimentare e suicida Su quel banco dovranno un giorno finirci i responsabili,a vario titolo, di stragi, sofferenze, violenze, violazioni dei diritti umani,e coloro che contribuiscono a sostenere la dittatura di Isaias Afewerki. Ma nelfrattempo il dubbio sulla sua figura si insinuerà - come è già successo per leOng che salvano i migranti in mare - erodendo l'onorabilità di chi agiscedisinteressatamente per aiutare il prossimo. Colpendo, anche solo col sospetto,Don Mussie si finirà per colpire i tanti uomini e le tante donne che hannodeciso di restare dalla parte degli ultimi. Non possiamo permettere che il"reato di solidarietà” si imponga come un dato di fatto, nutrito da populismixenofobi, interessi geopolitici, disinformazione o cattiva informazionediffusa, e avveleni ancora di più il nostro paese, già incamminato verso undeclino morale e politico.
Per questo siamo con Don Mussie Zerai einvitiamo uomini e donne di ogni fede e cultura politica a schierarsi dalla suaparte: non solo per il profondo rispetto che non si può che nutrire nei suoiconfronti, ma perché nell'insensata logica di distruzione di ogni senso civico,di ogni barlume di solidarietà, la prossima vittima potrebbe essere ognuno/a dinoi.
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