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Alberto Statera
In bilico tra orti e cemento
20 Giugno 2011
Milano
Sul destino incerto dell’Expo milanese tante le scommesse che riguardano non solo la città, ma anche la politica nazionale. Su la Repubblica, Affari e Finanza, 20 giugno 2011 (m.p.g.)

A Londra si accettano scommesse. Si farà davvero l'Expo a Milano nel 2015? Le quote di gioco cambieranno mercoledì prossimo, quando il segretario generale del Bie Vicente Lascertales sarà in Italia "per fare chiarezza", visto che in questi anni "si è fatta troppa confusione". Anni sì, perché dal 31 marzo del 2008, giorno in cui l'Italia si aggiudicò l'esposizione contro Smirne, nel generale tripudio, sono ormai passati quasi 1.200 giorni di scontri, ricatti, furbizie, lotte di potere. Regione contro Comune, Formigoni contro Moratti, Tremonti, scettico fin dall'inizio, contro tutti, restio ad aprire i cordoni della borsa dinanzi a una simile baraonda. E Berlusconi interessato soltanto a controllare, attraverso gli uomini disastrosamente delegati all'inizio della partita e rapidamente bruciati, l'utilità dell'Expo per i suoi interessi immobiliari in Lombardia. Sullo sfondo gli interessi monetari: prima ancora degli investimenti miliardari previsti, boccone ghiotto per la 'ndrangeta, il valore dei terreni su cui sorgeranno gli impianti dell'Expo, un milione di metri quadri, che frutteranno 50 milioni alla famiglia Cabassi e 120 alla Fondazione Fiera, oltre agli indici di edificabilità per il dopo.

Troppo poco o troppo, come ritiene il neo assessore della giunta Pisapia Stefano Boeri, che vorrebbe rivedere gli uni e gli altri ? Su questo aspetto è in atto una bella diatriba con l'amministratore delegato dell'Expo Giuseppe Sala. E il nuovo sindaco si trova già tra le mani un fuocherello che rischia di diventare un incendio per la giunta arancione, salutata come l'evento che cambierà l'intero destino politico dell'Italia liberandoci dopo tre lustri dal berlusconismo.

Per gli scommettitori sono suonate come campane a morto le parole del presidente della Commissione del Bie Steen Christensen: se non si perfeziona l'acquisto, chiudendo anche quello delle aree di alcuni piccoli proprietari, se non partono subito le gare e se non cominciano i lavori entro ottobre nei siti previsti, "se ne dovranno trarre le conseguenze". Una formula che si può tradurre: "Expo di Milano addio".

La grana è così acuta che il presidente della Lombardia Formigoni, la cui religione oltre a quella di Comunione e Liberazione è quella del potere, sta riflettendo se gli conviene prendere il ruolo di commissario al posto della dimissionaria Letizia Moratti o se la faccenda può trasformarsi in un boomerang per il suo sogno a occhi aperti: succedere a Berlusconi a palazzo Chigi. Tanto più che oltre alla questione dell'acquisto dei terreni, dei finanziamenti che Tremonti non vuole sganciare, delle gare e dell'inizio dei lavori tra poco più di novanta giorni, l'architetto Boeri, iniziale progettista, non ha mollato sulla sua idea iniziale di un "orto planetario" nel quale i paesi partecipanti dovrebbero coltivare dall'inizio alla fine dell'Expo i loro prodotti per esporli. Sala non ne vuol sapere, preferisce le future cementificazioni. Ma questa è una partita interna al centrosinistra che dovrà giocarsi tutta il sindaco arancione Giuliano Pisapia. Un altro prezioso indizio per gli scommettitori londinesi.

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