la Repubblica online, 1 febbraio 2017 (p.s)
Telegramma urgente a tutte le questure: «Rintracciare cittadini nigeriani in posizione irregolare sul territorio nazionale». L'obiettivo è riempire entro febbraio un volo charter per la Nigeria. Per questo, vengono riservati 95 posti nei Cie di Roma, Torino, Brindisi, Caltanissetta. Scatta la stretta sugli irregolari. Il Viminale prova a far ripartire la macchina delle espulsioni: precedenza assoluta ai nigeriani.
Un passo indietro: il complesso meccanismo di contrasto all'immigrazione irregolare, fatto di Cie, accordi bilaterali ed espulsioni è in stallo da tempo. Un sistema imponente che dà miseri frutti: nel 2016 i rimpatri effettivi sono stati meno di 6mila. L'obiettivo è ora raddoppiarli. Per questo, il Viminale annuncia più Cie e nuovi accordi di riammissione con i Paesi d'origine. Su questa linea, si muove l'ultimo telegramma del ministero.
Il telegramma spedito alle questure italiane dalla Direzione centrale dell'immigrazione e della polizia delle frontiere
Condividi Il 26 gennaio 2017 la Direzione centrale dell'immigrazione e della polizia delle frontiere spedisce a tutte le questure italiane un telegramma. Oggetto: «Audizioni e charter Nigeria. Attività di contrasto all'immigrazione clandestina». L'obiettivo è rintracciare nigeriani irregolari per provvedere al loro rapido rimpatrio forzato.
«Al fine di procedere, d'intesa con l'ambasciata della Repubblica federale della Nigeria, alle audizioni a fini identificativi di sedicenti cittadini nigeriani rintracciati in posizione irregolare sul territorio nazionale per il loro successivo rimpatrio, questa direzione ha riservato a decorrere dal 26 gennaio al 18 febbraio 2017 50 posti per donne nel Cie di Roma, 25 per uomini a Torino, 10 a Brindisi, 10 a Caltanissetta». Posti che andranno resi disponibili urgentemente anche tramite dimissioni di altri trattenuti. Le questure «sono invitate a effettuare mirati servizi finalizzati al rintraccio di cittadini nigeriani in posizione illegale sul territorio nazionale».
Per Filippo Miraglia, vicepresidente dell'Arci, «si tratta di un'azione di espulsione collettiva, vietata dalla legge, fatta sulla base della nazionalità, quindi discriminatoria, a prescindere dalle condizioni delle singole persone».