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Enrico Tantucci
Il vincolo “scoperto” con il Palais Lumière ora andrà applicato
7 Agosto 2013
Venezia e la Laguna
Un amministratore non applica una legge: non merita di essere condannato? La decisione della Cassazione direbbe di si. Quanti sindaci ha avuto Venezia dalla definizione della "conterminazione lagunare", cui applicare la legge Galasso?

Un amministratore non applica una legge: non merita di essere condannato? La decisione della Cassazione direbbe di si. Quanti sindaci ha avuto Venezia dalla definizione della "conterminazione lagunare", cui applicare la legge Galasso? La Nuova Venezia, 7 agosto 2013, con postilla

Giù dalla Torre. È il titolo del saggio che l’urbanista veneziano Stefano Boato, docente dell’Iuav, ha dedicato proprio alla vicenda del progetto del Palais Lumière, uscito in questi giorni per la collana «Occhi aperti su Venezia» di Corte del Fontego Editore. Il testo ricostruisce in dettaglio tutti i passaggi amministrativi e burocratici della vicenda, compreso anche il carteggio intercorso tra il Comune e i Beni Culturali sull’esistenza del vincolo e le molte contraddizioni che l’hanno accompagnata.

Il Palais Lumière e il vincolo paesaggistico che c’è sempre stato, anche se nessuno - dal Comune alla Soprintendenza - sembrava essersene accorto. Il Comune ha già contestato e lo farà ora nuovamente, per iscritto - come ha ribadito ieri l’assessore all’Urbanistica Andrea Ferrazzi - la validità del vincolo sulla fascia paesaggistica di 300 metri dalla laguna previsto dai decreti Galasso, già in vigore da circa vent’anni. Nel frattempo, però, come è stato confermato ieri, per autotutela lo applicherà su tutti i nuovi progetti che verranno portati per l’approvazione all’attenzione di Ca’ Farsetti. A far scoppiare il caso, com’è noto, proprio la conferma dell’esistenza del vincolo paesaggistico sull’area in cui Pierre Cardin voleva realizzare il suo gigantesco palazzo di luce a Marghera e che l’Ufficio legislativo del Ministero ha ribadito nel maggio scorso al Comune, che chiedeva chiarimenti. «L’Ufficio conferma l’esistenza della fascia di tutela - scrivono tra l’altro i Beni Culturali rigettando il parere legale di Ca’ Farsetti - e la delimitazione dell’unitarietà dell’ecosistema lagunare consente di delimitare la fascia di rispetto paesaggistico di 300 metri». E non è possibile, escludere dal vincolo i canali artificiali, come chiedeva il Comune. «L’estensione del vincolo ai canali artificiali trova conforto nella giurisprudenza», replica il Ministero che a proposito dell’area di Marghera dove era previsto il Palais Lumière precisa: «L’area in questione necessita di riqualificazione paesaggistica e urbanistica anche in funzione di rivitalizzazione economica». «Noi non contestiamo il vincolo dei decreti Galasso - ha ribattuto ieri Ferrazzi - ma questa interpretazione di esso che viene data dal Ministero e che ci penalizza fortemente, visto che nessuno intervento realizzato fino ad oggi è mai stato assoggettato alla procedura paesaggistica». Ma l’applicazione del vincolo non comportebbe il blocco dell’edificabilità nelle aree della laguna a esso sottoposte ne l’«abusività» di quanto già edificato, come teme e sostiene il Comune, Ma la presentazione di una relazione paesaggistica per ogni nuovo progetto - compreso eventualmente quello del Palais Lumière - e il parere successivo della Soprintendenza, che lo autorizzi o no, come già accade. Difficile che il Governo si convinca a cambiare una legge dello Stato, che non vale solo per Venezia, perché al Comune non piace o non è mai stata effettivamente applicata. Perché il vincolo c’era già, anche se nessuno, evidentemente, lo aveva mai raccontato a Pierre Cardin nel lungo e tormentato iter del progetto del Palais Lumière.

postilla
Scrive Stefano Boato, nel saggio citato all’inizio dell’articolo di Tantucci: «Le aree comprese entro una fascia di 300 m dalla delimitazione lagunare sono soggette a tutela paesaggistica. La conterminazione della Laguna è stata definita dopo un lunghissimo approfondimento che si è basato sui criteri del compenso tra terre emerse e superfici acquee, dell’equilibrio idraulico, della salvaguardia dell’officiosità delle bocche lagunari e delle zone raggiungibili dalle maree. La delimitazione è sancita dal decreto 22 febbraio 1990, ai sensi della legge del 1963 sulle lagune di Venezia e Marano (cfr. Magistrato alle Acque. Lineamenti di storia del governo delle acque venete, a cura di A. Rusconi, P. Ventrice, Roma 2001, Ministero dei lavori pubblici). Da allora si sono susseguiti i sindaci Ugo Bergamo, Massimo Cacciari, Paolo Costa, Giorgio Orsoni.

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