Un amministratore non applica una legge: non merita di essere condannato? La decisione della Cassazione direbbe di si. Quanti sindaci ha avuto Venezia dalla definizione della "conterminazione lagunare", cui applicare la legge Galasso? La Nuova Venezia, 7 agosto 2013, con postilla
Il Palais Lumière e il vincolo paesaggistico che c’è sempre stato, anche se nessuno - dal Comune alla Soprintendenza - sembrava essersene accorto. Il Comune ha già contestato e lo farà ora nuovamente, per iscritto - come ha ribadito ieri l’assessore all’Urbanistica Andrea Ferrazzi - la validità del vincolo sulla fascia paesaggistica di 300 metri dalla laguna previsto dai decreti Galasso, già in vigore da circa vent’anni. Nel frattempo, però, come è stato confermato ieri, per autotutela lo applicherà su tutti i nuovi progetti che verranno portati per l’approvazione all’attenzione di Ca’ Farsetti. A far scoppiare il caso, com’è noto, proprio la conferma dell’esistenza del vincolo paesaggistico sull’area in cui Pierre Cardin voleva realizzare il suo gigantesco palazzo di luce a Marghera e che l’Ufficio legislativo del Ministero ha ribadito nel maggio scorso al Comune, che chiedeva chiarimenti. «L’Ufficio conferma l’esistenza della fascia di tutela - scrivono tra l’altro i Beni Culturali rigettando il parere legale di Ca’ Farsetti - e la delimitazione dell’unitarietà dell’ecosistema lagunare consente di delimitare la fascia di rispetto paesaggistico di 300 metri». E non è possibile, escludere dal vincolo i canali artificiali, come chiedeva il Comune. «L’estensione del vincolo ai canali artificiali trova conforto nella giurisprudenza», replica il Ministero che a proposito dell’area di Marghera dove era previsto il Palais Lumière precisa: «L’area in questione necessita di riqualificazione paesaggistica e urbanistica anche in funzione di rivitalizzazione economica». «Noi non contestiamo il vincolo dei decreti Galasso - ha ribattuto ieri Ferrazzi - ma questa interpretazione di esso che viene data dal Ministero e che ci penalizza fortemente, visto che nessuno intervento realizzato fino ad oggi è mai stato assoggettato alla procedura paesaggistica». Ma l’applicazione del vincolo non comportebbe il blocco dell’edificabilità nelle aree della laguna a esso sottoposte ne l’«abusività» di quanto già edificato, come teme e sostiene il Comune, Ma la presentazione di una relazione paesaggistica per ogni nuovo progetto - compreso eventualmente quello del Palais Lumière - e il parere successivo della Soprintendenza, che lo autorizzi o no, come già accade. Difficile che il Governo si convinca a cambiare una legge dello Stato, che non vale solo per Venezia, perché al Comune non piace o non è mai stata effettivamente applicata. Perché il vincolo c’era già, anche se nessuno, evidentemente, lo aveva mai raccontato a Pierre Cardin nel lungo e tormentato iter del progetto del Palais Lumière.
postilla
Scrive Stefano Boato, nel saggio citato all’inizio dell’articolo di Tantucci: «Le aree comprese entro una fascia di 300 m dalla delimitazione lagunare sono soggette a tutela paesaggistica. La conterminazione della Laguna è stata definita dopo un lunghissimo approfondimento che si è basato sui criteri del compenso tra terre emerse e superfici acquee, dell’equilibrio idraulico, della salvaguardia dell’officiosità delle bocche lagunari e delle zone raggiungibili dalle maree. La delimitazione è sancita dal decreto 22 febbraio 1990, ai sensi della legge del 1963 sulle lagune di Venezia e Marano (cfr. Magistrato alle Acque. Lineamenti di storia del governo delle acque venete, a cura di A. Rusconi, P. Ventrice, Roma 2001, Ministero dei lavori pubblici). Da allora si sono susseguiti i sindaci Ugo Bergamo, Massimo Cacciari, Paolo Costa, Giorgio Orsoni.