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Ezio Mauro
Il vascello fantasma
15 Luglio 2010
Articoli del 2010
«Comandano per rubare, rubano per comandare». E non sono solo quei tre. La Repubblica, 15 luglio 2010

Per sopravvivere, il vascello fantasma del governo Berlusconi getta i corpi in mare. Sono i corpi dei feriti dagli scandali, politici o affaristici, consumati alla corte del Premier e spesso nel suo interesse, e sacrificati quando sale l´onda dell´opinione pubblica e della vergogna istituzionale. Prima Scajola, poi Brancher, oggi Cosentino. Due ministri e un sottosegretario. Il Cavaliere che se ne disfa, sommerso dal malaffare che lo circonda, è in realtà l´uomo che li ha scelti, li ha nominati, se n´è servito fino in fondo. Lo scandalo riguarda lui, e la sua responsabilità.

Per quindici anni, davanti ad ogni crisi, Berlusconi reagiva attaccando, cercando uno scontro e una forzatura, alzando la posta, in modo da creare nel fuoco dell´emergenza soluzioni prepotenti, da cui il suo comando uscisse rafforzato, non importa se abusivamente. Oggi deve rassegnarsi all´impotenza, incassando una sconfitta dopo l´altra e certificando così che gli scandali non sono difendibili.

In più, su Brancher come su Cosentino il Premier perde una partita con l´opposizione del Pd, ma soprattutto con l´antagonista interno Fini. Si scopre che anche nel mondo monolitico del berlusconismo è possibile dire no, fare discorsi di normale legalità e di ovvio rispetto istituzionale, e si può vincere politicamente, al di là dei numeri.

In questo quadro diventa ancora più grave la vergogna delle intercettazioni. È umiliante vedere un intero governo impegnato a boicottare il controllo di legalità e la libertà di informazione quando si squaderna ogni giorno di più lo scandalo P3, che riporta a «Cesare» e ai suoi interessi, con la cupola che cerca di corrompere la Consulta per il Lodo Alfano. «Cesare» a questo punto vada in Parlamento, e parli della P3 e dei suoi uomini disseminati in quel mondo parallelo, tra Stato e affari, come all´epoca della P2. Con la differenza che allora c´era l´intercapedine della politica, oggi è saltata, e quel mondo è direttamente al potere: ma oggi come allora, «comandano per rubare, rubano per comandare».

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