La politica cade sempre più in basso. C'è da preoccuparsi: la bassa politica, prima o poi partorisce mostri.
Ieri, in Senato, il governo Prodi se l'è cavata per un solo voto, contro un emendamento alla legge sul riordino giudiziario proposto da un componente della sua maggioranza (il caso Manzione). Pochi minuti dopo Panorama (proprietà Silvio Berlusconi) annunciava che Romano Prodi sarebbe iscritto sul registro degli indagati della Procura di Catanzaro, per arricchimento illegale sui finanziamenti dell'Unione europea a opera di persone vicine al presidente del consiglio. Il magistrato che dirige l'inchiesta, Luigi De Magistris è persona al di sopra di ogni sospetto, ma - a pensare male si fa peccato, ma talvolta si indovina - l'uso politico-mediatico di un'inchiesta giudiziaria è inquietante. Non è la prima volta che accade, ma accade sempre più spesso.
L'attacco a Prodi investe tutto il governo, il nascituro Partito democratico e anche il candidato leader Walter Veltroni. Il giudiziario avviso di reato è un avviso di guerra. Però tutto questo avviene nella disattenzione generale.
Siamo a un passaggio difficile (verso dove?) che mette a rischio tutta la sinistra (litigiosa e divisa) e mette a repentaglio la stessa democrazia: troppo disordine sollecita e alimenta una risposta di ordine. Ma tutto questo si sviluppa nella disattenzione generale. E' come se fossimo a teatro, nel quale gli attori rappresentano una tragedia, che di per sé dovrebbe essere avvincente e stimolante. Ma il teatro è vuoto e i pochi spettatori dormicchiano. Il sonno della ragione, diceva qualcuno.... E non aggiungo altro.
L'annuncio dell'iscrizione di Romano Prodi nel registro degli indagati insieme con un gruppetto di suoi collaboratori non è cosa da prendere sottogamba, soprattutto per il fatto che a Romano Prodi possiamo fare (e abbiamo fatto) mille critiche, ma tutte politiche. Il fatto che oggi emerga un'accusa di reato, di complicità in arricchimento illecito, ci dice che il clima è diventato pericoloso, tale da richiedere un'emergenza dell'attenzione democratica e non la scettica disattenzione di questi tempi.