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Virginio Bettini
Il sogno americano e le cipolle di Warwick
11 Dicembre 2005
Articoli del 2004
Con leggerezza, si toccano temi ambientali serissimi, ovvero la campagna divorata dallo stravaccamento suburbano, e le piccole perdite di specificità locale, come una certa qualità di cipolle. Da Il Manifesto del 22 agosto 2004 (fb)

I terreni agricoli più apprezzati d'America travolti dall'«urban sprawl»

Un mare di case grandi, con giardino e doppio garage, ha occupato le terre che producevano le migliori cipolle di New York

Cinque ore nel traffico per andare e venire dal lavoro sono il prezzo pagato per la fuga. In agguato psicopatie, crisi coniugali, caroprezzi

Da Smith & Wollensky, nella terza Avenue, all'incrocio con la 49a strada, la steak Wollensky arriva profumata di cipolle fritte e champignon. Assaporo la cipolla e mentre il cameriere versa il cabernet della Napa Valley nel grande bicchiere, oso appena: sono cipolle di Warwick? Si scusa. Non ha capito. Ripeto la domanda e la sua risposta tronca ogni mia possibilità di dialogo: Warwick che...? Il mio uomo non sa, non conosce la patria delle cipolle. Come la Kings Country era stato il paniere della città di New York, perché pane, latte e carne venivano da lì, così le cipolle venivano da Warwick. Oggi Warwick, cinquantacinque miglia da Manhattan, è parte dell'intera area metropolitana di New York, che si incunea tra il New Jersey, lo stato di New York e il Connecticut, fino a Warwick, contea di Orange.

Vi arrivo in autobus, partendo dal terminale dei bus, tra l'ottava e la quarantatreesima, un viaggio che potrebbe essere una sorta di attraversamento della galassia dell'urban sprawl verso un margine urbano che si va sempre più dilatando, un ecotono umano di autostrade e case unifamiliari che si assesta in maniera definitiva su tre stati. Il viaggio di andata dura due ore, una corsa prima accelerata, poi al rallentatore con immediata partenza dal Lincoln tunnel. Dopo la prima mezz'ora sulla Interstate, nel cono di atterraggio degli aerei verso l'aeroporto di Newark, rallentiamo per infilarci nell'area di Wayne, nel Willowbrook Mall Park Ride, tra Bloomingdale, Macy's e Sears. Chi scende si avvia con decisione verso il grande parcheggio di migliaia di auto, mentre il bus riparte subito per gettarsi nell'immenso sprawl di Wayne, assedio infinito di piccole case, aggregati insediativi, centri commerciali, funeral homes, centri chiropratici e salutisti, banche e residui di boschi.

Segnali di storia e di vita

Solo dopo novanta minuti di viaggio, prima di Pompton Lakes e Wanaque, si rintraccia qualche segnale di storia e di vita in edifici di fine ottocento, un lampo nella monotonia subito cancellato dall'irreparabile macchia espansiva di case-giardini-parcheggi-banche-centri commerciali. Il disegno equilibrato della diga del grande lago artificiale, un terrapieno primo novecento dai profili ben assestati, dove la pietra è segnale e funzione, appare come una liberazione. La città in espansione muore solo in maniera apparente nel parcheggio scambiatore di Ringwood, ricavato nel bosco, la cui presenza già chiama cartelli inneggianti ai futuri lots nel bosco, intatto per ora, sacro alla futura tutela della qualità dell'acqua del bacino.

Si continua nel bosco lungo il lago artificiale, nell'area naturale di protezione, e l'atmosfera è quella del parco, il Long Pand Ironworks State Park. Avanti fino al Greenwood Lake e siamo a Warwick.

Non molto tempo fa, parlo degli anni `60, Warwick era area agricola. La città ora è modellata dall'urban sprawl: le antiche aree agricole sono ora suburbia e torrenti di case compongono lottizzazioni sempre più sovradimensionate. Qui, su queste colline, mi diceva Barry Commoner, si produceva il latte destinato alla città di New York e si coltivavano le famose cipolle, su quelle aree umide drenate e bonificate dagli immigrati polacchi, un'industria della cipolla che esplose alla fine dell'800.

Oggi, a Warwick, le attività legate all'agricoltura sono in netto declino. Se ne prevede, a breve termine, la scomparsa. Le fattorie, che nel 1966 erano ancora 180, oggi sono poco più di 10. Capisco il perdersi stupito del cameriere di Smith & Wollensky ed il suo non raccordare Warwick alle buone cipolle del piatto: finiti i tempi in cui Warwick produceva cipolle per New York, per quanto questa produzione sia protetta da una legge dello stato che impone un freno all'espansione edilizia per mantenere questa attività considerata una sorta di tradizione storica da tutelare. I numeri però parlano chiaro: i 181 produttori di cipolle del 1978 sono ora solo 65. Il terreno viene mangiato dall'urban sprawl. Negli anni '90 a Warwick sono state costruite 740 nuove case unifamiliari e, dal 2000, sono stati approvati progetti per altre 141 case.

Una grande casa nuova

La popolazione, 3000 abitanti nei primi anni novanta, si è moltiplicata per dieci: ora ha raggiunto i 30.000. Gente beata, in fuga da New York, che ha centrato il proprio obiettivo: una casa grande e nuova con un giardino in un tranquillo cul de sac. Purtroppo quest'uomo suburbano dalla nuova dimensione territoriale, con la grande casa, il grande giardino, il grande prato, il grande doppio garage dovrà impiegare più di tre ore per raggiungere Manhattan e tornare in auto. Cinque ore in autobus. Questo è il prezzo quotidiano del sogno periurbano incarnato da Warwick, con le sue 104 miglia quadrate di territorio, una delle città più estese dello stato di New York, sulle quali gli amministratori sembrano prevedere il galoppo dello sprawl, cancellando il piano territoriale del 2001 con una moratoria per i nuovi insediamenti residenziali.

Basta guardare la città dall'alto per vedere l'avanzata dello sprawl, dell'area dello sci, con il suo impianto di risalita presso Farm Market: una valle disegnata per la speculazione edilizia e lo sprawl: le case unifamiliari il cui prezzo era di 178.000 dollari nel 1996, costavano 234.000 nel 2000. La soglia di 400.000 dollari, considerata invalicabile negli anni '90, ora viene superata sempre più spesso.

Si apre un altro problema: quello del prezzo delle case. La gente fugge o si ripara nella valle di Warwick anche perché i prezzi della Grande Mela stanno diventando proibitivi: +18% a Brooklyn, +10% al Queens, +15% al Bronx, + 14% a Staten Island, +28% a Manhattan per appartamento, in un solo anno. I calcoli della classe media sono semplici. Escludendo Manhattan, dove non si trova più nulla a meno di un milione di dollari, restano, decrescendo, Brooklyn con 438.000 dollari in media, il Queens con 355.000, l'East Bronx con 350.000 e Staten Island con meno di 300.000. In questo mercato una casa a Warwick, ai margini del bosco o affacciata sul lago, con grande giardino e doppio garage diventa appetibile, soprattutto per le giovani coppie con figli piccoli, che necessitano di spazio e libertà.

Inchiodati al volante

Si fugge dalla rumorosa prigione della metropoli e si viene subito incatenati dalla dimensione senza limite dello sprawl, che comporta 4-5 ore al giorno inchiodati al volante o al sedile di un autobus, la nevrosi delle poche ore in famiglia, il mito della resurrezione del week-end, la crisi coniugale. Alle volte il risultato è drammatico. I fuggiaschi in affitto dal Bronx e da Brooklyn non reggono i tassi di interesse bancari del nuovo investimento, divorziano o si vedono requisire la casa più piccola. L'incidenza del fenomeno è al 25% nella grande area metropolitana di New York, al 30% nella dolce, apparentemente serena e scintillante Warwick.

Prima di lasciare la valle, osservando il paesaggio in progressiva fase di sprawl, con ben 5 punti di nuove espansioni residenziali, non è difficile ipotizzare che la grande valle delle cipolle, nel suo apparente scintillare di felicità, sarà presto un continuo urbanizzato, con le sue piccole tragedie indotte dello sprawl.

New York mi aspetta con il suo skyline che a lungo osserverò dall'autobus immobilizzato dal traffico all'ingresso del Lincoln Tunnel. Sarò anch'io per qualche ora, prigioniero dello sprawl, in questa nuova frontiera del Suburbia, di cui parlava anche David Brooks sul New York Times di qualche tempo fa. Sarò prigioniero di un dilemma che fa discutere l'America quanto la agita il problema dei morti quotidiani in Iraq: la gente lascia le grandi città per fuggire alle tasse, per scuole migliori e più sicure, per una maggior privacy, per case più grandi, per trovare parcheggio, chiudendosi in una nuova dimensione medievale, allontanandosi dai grandi centri della popolazione e della cultura, in terre spianate dai bulldozer per una monotona e medievale architettura. I risultati, oltre allo stress della continua mobilità, sono un decremento, un rimpicciolimento della capacità culturale, la xenofobia ed un falso senso di sicurezza. Questo nuovo modello urbano sembra, purtroppo, il nuovo paradigma del sogno americano.

Nota: il sito di FARM AID, per salvare altre cipolle (fb)

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