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Choe Sang-Hun
Il sindaco di Seul mostra la sua vena verde
22 Maggio 2006
Articoli del 2005
Sindaco, e problemi, da metropoli terzomondiale. International Herald Tribune, 25 luglio 2005 (f.b.)

Titolo originale: Seoul's mayor shows his green streak – Traduzione per Eddyburg di Fabrizio Bottini

SEUL – Quando le piogge del monsone cadono su Seul a fine giugno, le carpe risalgono un torrente che scorre fra torri di grattacieli e centri commerciali in centro città, con le squame che brillano al sole.

Le troupes televisive corrono a filmarle. I giornali sussultano: “ Il ritorno della carpa”. E il sindaco Lee Myung Bak segna un altro punto in quella che chiama la sua “rivoluzione verde”.

I critici ridicolizzano i progetti ecologici di Lee, come lanci da pubbliche relazioni, fatti guardando soprattutto ala vittoria nelle elezioni presidenziali coreane fra due anni. Ad ogni modo, l’inverdirsi di Seul, città di più di dieci milioni di abitanti, sta facendo passi in avanti. Dalla sue elezione a sindaco nel 2002, Lee ha strappato asfalto e buttato giù muri, sostituendoli con alberi ed erba.

La Foresta di Seul, “parco ecologico” da 223 milioni di dollari, ha aperto in giugno, con una popolazione di cervi e anatre mandarine.

Ma il progetto di gran lunga più visibile è l’idea da 350 milioni di dollari, di scoprire un tratti di sei chilometri del torrente Cheonggye, che un tempo scorreva nel cuore di Seul ma era scomparso dalla memoria collettiva da una generazione.

La cosa più strana di tutto, è il fatto di essere stata pensata dal sessantatreenne Lee.

Conosciuto un tempo come “il Bulldozer” Lee si è costruito fama nazionale come duro direttore esecutivo della Hyundai Construction & Engineering, la compagnia di costruzioni più nota del Sud Corea, icona della sua rapidissima industrializzazione. Era stata la Hyundai, negli anni ’60 e ’70, a versare cemento sul torrente Cheonggye, costruendoci sopra una strada sopraelevata. Il corso d’acqua era diventato una fogna sotterranea, anche se la strada aveva offerto alla città un necessario sbocco per il traffico.

Dopo essere entrato in carica, con la stessa velocità e ottimismo usati a suo tempo per costruire dighe e fabbriche, autostrade e ferrovie, Lee ha iniziato a disfare l’eredità del suo ex datore di lavoro a Seul. Ha demolito la sopraelevata –diventata dopo decenni di onorato servizio un pericolo cadente e una bruttura – e ripulito il torrente. Ha realizzato 21 ben disegnati ponti sul corso d’acqua.

”Quando ero negli affari, la Corea del Sud era un paese sottosviluppato che correva per diventare ricco, e io ero in prima linea per farlo” ha dichiarato il sindaco in una intervista rilasciata un pomeriggio nel suo ufficio. “Come sindaco del 21° secolo, considero mia responsabilità rendere Seul una città verde, una metropoliti di livello mondiale”.

Lee appartiene a una nuova generazione di sindaci energici e irruenti dell’Asia, e ha continuato ad andare avanti coi suoi progetti nonostante gli scandali, come quello che ha tolto di mezzo il suo braccio destro, vice sindaco Yang Yun Jae, in prigione da maggio con l’accusa di corruzione.

”io porto a termine le cose” dice Lee, che ha il sorriso facile. “Ecco perché mi criticano tanto, o mi lodano tanto. Sono un sindaco manager. Mi prendo dei rischi”.

Ruvido, ostinato e ambizioso, Lee in qualche modo riflette la storia moderna di Seul, da 600 anni capitale della Corea. Figlio di un povero contadino, Lee è cresciuto in una baraccopoli, ha lavorato come spazzino ed è stato in prigione per attività studentesche prima di laurearsi all’Università della Corea di Seul nel 1965.

È entrato nella Hyundai Construction lo stesso anno, e ha iniziato a salire i gradini gerarchici, diventando chief executive all’inaudita età di 36 anni. Lee ha guidato sei affiliate della Hyundai, che diventava il maggior conglomerato industriale del paese nel corso della sua carriera. È entrato in politica nel 1992, facendosi eleggere deputato nazionale in un collegio del centro di Seul.

Ora, come amministratore di una città dove risiede più di un quinto dei 48 milioni di abitanti del paese, Lee non si fa intimidire dal confronto coi leaders nazionali. Definisce il governo del presidente Roh Moo Hyun “dilettanti privi della capacità ed esperienza necessarie per gestire un paese”.

Membro del Grand National Party, all’opposizione, Lee subusce i contraccolpi di commenti del genere. Il ministro delle Costruzioni di Roh, Choo Byung Jik, per citarne uno, ha chiamato i progetti ambientalisti del sindaco “cortine fumogene”.

Niente di nuovo: Lee e il governo nazionale sono ai ferri corti da anni sul modo di risolvere i problemi urbani di Seul, dall’impennarsi dei prezzi delle case agli ingorghi da traffico.

Vita dalle montagne che circondano la città, oggi Seul sembra una gigantesca crosta di cemento che copre le valli e colline, sotto una cappa giallastra di inquinamento.

La città è cresciuta a salti e pezzi. C’erano pochi edifici ancora in piedi alla fine della Guerra di Corea, nel 1953. Nel 1988, è stata in grado di ospitare i giochi olimpici. Ma era una città costruita in fretta. Nel 1995, un grande magazzino crollò uccidendo 501 persone.

Con 23,5 milioni di persone che si schiacciano fra la città principale e i centri satellite, l’area è una delle metropoli più congestionate del mondo.

Grazie agli sforzi di Lee per migliorare il trasporto pubblico, oggi sempre più pendolari di Seul lasciano la macchina per prendere l’autobus o la metropolitana. Ma ancora di recente, Roh lamentava che la congestione sta peggiorando. Ha proposto una soluzione radicale: fare i bagagli con tutto il governo nazionale, e spostarsi in una cittadina rurale a sud della capitale. Ma in ottobre la Corte Costituzionale gli ha votato contro.

Il presidente ha rapidamente proposto un progetto alternativo, che comporta lo spostamento di 176 uffici amministrativi, aziende pubbliche e istituti al di fuori di Seul. Anche questo piano vede contraria la Corte Costituzionale.

Lee condanna quello che chiama il “piano con motivazioni politiche” di Roh per “spaccare la capitale e guadagnare voti” fuori da Seul per il suo partito. (Roh non può avvantaggiarsi personalmente di alcun voto, dato che per legge può correre per un solo mandato).

I sostenitori di Lee affermano che la sua immagine di “ si-può-fare” lo può portare al vertice del paese nel dicembre 2007. I sondaggi lo collocano al posto di sindaco più popolare del paese, anche se naturalmente non tutti sono soddisfatti.

“La corsia preferenziale per gli autobus introdotta da Lee ha migliorato il traffico degli autobus, ma rallentato i taxi” dice Yoon Chang Tae, uno dei 70.000 tassisti della città.

Kim Jin Ai, principale dello studio di urbanistica Seoul Forum, definisce Lee un “giocatore dell’immagine” e “decoratore urbano”, i cui progetti fanno poco per ripristinare l’ambiente naturale e storico della città, ma sono molto fotogenici per scopi di breve termine e vantaggio politico.

”Ha fretta di mostrare risultati prima della fine del mandato” dice Kim.

Almeno questo sembra vero.

La pagina web dell’ufficio di Lee è affollata di nuovi progetti. Inizieranno il prossimo anno le costruzioni del nuovo municipio e del teatro dell’opera. È in corso di realizzazione una nuova scuola internazionale, parte della campagna di Lee per rendere la città più attraente agli investitori stranieri.

Un altro progetto è la Piazza di Seul, l’ex cerchio di cemento dove mezzo milione di coreani inneggiava alla democrazia negli anni ’80, e dove quasi altrettanti tifosi di calcio si radunavano durante i Campionati Mondiali del 2002. Ora è coperta d’erba. Nei giorni feriali, suonano orchestre, i bambini giocano, ci sono spettacoli pirotecnici: uno spazio verde, e insieme un promemoria per ricordare ai cittadini quello che il sindaco sta facendo per loro.

Nella stressante Seul, “senza accorgersene la gente diventa meno amichevole, irritabile” dice Lee. “Cambiando l’ambiente urbano spero che i cittadini possano diventare più rilassati”.

Nelle giornate serene, i parchi di Seul, i luoghi più appartati, i templi buddisti spiccano nel verde vivo all’ombra dei grattacieli. Nei fine settimana, a migliaia vanno sulle montagne a solo un’ora di metropolitana dal centro, che risuona delle dimostrazioni di vari colori, di chi chiama Roh “il nemico dei lavoratori”, il presidente George W. Bush “imperialista”, e il leader nord-coreano Kim Jong Il “diavolo” da bruciare almeno in effige.

La maggior parte delle persone sembra non rendersi conto di vivere a soli 50 chilometri dal confine più armato del mondo, a portata di missile e tiro d’artiglieria dalla Corea del Nord comunista.

Una delle trasformazioni che sia Roh che Lee sostengono, è lo spostamento della truppe USA dalla base di Dragon Hill, giusto al centro di Seul. Quando il trasferimento sarà completato, tra qualche anno, finirà un secolo di presenza militare straniera a Seul: prima le truppe cinesi, poi i colonialisti giapponesi, infine i soldati USA rimasti dopo aver combattuto la Guerra di Corea.

Un tempo simbolo di sicurezza, la base USA di 265 ettari ha iniziato ad essere considerata fonte di congestione da traffico, e un’offesa all’orgoglio nazionale fra i più giovani.

E se il Ministro della Difesa vuole vendere i terreni ai costruttori, e utilizzare il ricavato per finanziare la rilocalizzazione dei militari americani, Lee spera di trasformare l’area in uno spazio fronzuto che rivaleggi col Central Park di New York.

”La città sta diventando verde pezzo per pezzo ovunque”, dice Lee, che deve ancora esplicita re le proprie ambizioni presidenziali, ma già parla come un candidato. “I cittadini lo capiscono”.

Nota: il testo originale al sito dello Herald Tribune (f.b.)

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