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Maurizio Giannattasio
Il segnale di Milano
15 Novembre 2010
Milano
Una lettura “nazionale” delle primarie milanesi con una interpretazione interessante della vicenda e dei suoi possibili sbocchi. Corriere della Sera ed. Milano, 15 novembre 2010 (f.b.)

In quasi settantamila per scegliere il candidato del centrosinistra. Uno per designare quello del centrodestra. Nel giorno in cui le primarie incoronano Giuliano Pisapia, Silvio Berlusconi «ufficializza» la candidatura di Letizia Moratti. Eccoli i due candidati e le due coalizioni che si sfideranno a maggio per la poltrona di sindaco. Due metodi completamente opposti. Da un lato «la partecipazione» (al di sotto delle aspettative), la mobilitazione della società civile, dall’altra l’investitura dall’alto, la prosecuzione di un lavoro cominciato nel 2006. Nessun giudizio di valore, anche perché il voto che «conta» è quello delle comunali e fino a ora il centrodestra milanese non è mai mancato agli appuntamenti importanti.

Chi è mancato è stato invece il Pd. L’effetto Vendola ha colpito ancora una volta. Dopo la Puglia è toccato a Milano. L’endorsement dei democratici sull’architetto Boeri si è rivelato un boomerang dalle conseguenze disastrose per i vertici del partito. E anche imponderabili, perché la vittoria di Pisapia, candidato della sinistra che vuole dialogare con i moderati, apre fatalmente uno spazio politico al centro. Che qualcuno cercherà di occupare. Questo nonostante il patto di coalizione siglato dal centrosinistra e i «giuramenti» di totale sostegno al candidato vincente da parte di tutti i partiti.

Apre la porte allo «spettro» che si aggira per Milano e risponde al nome di Terzo Polo condito in salsa meneghina. È la vecchia proposta caldeggiata dal filosofo Massimo Cacciari, voce inascoltata del Pd: un Terzo Polo composto da Fli, Udc, Api con il consenso più o meno tacito del Pd. Ma che sta prendendo sempre più piede, trovando sponda in tanti leader politici del centro. Un «ordigno» in grado di minacciare entrambi gli schieramenti maggiori. Soprattutto se il candidato del Terzo Polo rispondesse al nome dell’ex sindaco, Gabriele Albertini. Una «mina» che centrodestra e centrosinistra dovranno maneggiare con grande cautela se non vorranno trovarsi completamente spiazzati dall’irruzione della terza forza. Pisapia riuscirà a stoppare una possibile diaspora centrista? Il Pd ripenserà alla sua politica?

L’altra faccia della medaglia è che il popolo delle primarie non ha obbedito agli ordini di partito e non ha partecipato in massa. È il segnale di una società civile che, più che aver voglia di tornare protagonista, appare profondamente delusa dalla politica. Un dato che ogni politico con la testa sulle spalle dovrà prendere in considerazione. Perché quello di ieri è solo un «fermo immagine» di una situazione in rapido movimento non solo a Milano, ma a livello nazionale. Se la città vuole tornare a essere «laboratorio» deve fare in fretta. E possibilmente non farsi dettare l’agenda da Roma.

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