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Witold Rybczynski
Il Regno Magico di Chicago
22 Maggio 2006
Articoli del 2005
L'avvenuta contaminazione, fra parco pubblico e parco a tema. Da Slate, 11 maggio 2005 (f.b.)

Titolo originale: Chicago's Magic Kingdom - Traduzione per Eddyburg di Fabrizio Bottini

Il grande parco urbano è un’invenzione americana del XIX secolo. È improbabile che si costruiscano ancora cose ambizione come il Central Park di New York, il Golden Gate Park a San Francisco, o la Emerald Necklace di Boston. Semplicemente, lo spazio costa troppo e le città sono troppo povere: il solo mantenere i parchi che hanno ereditato mette a dura prova i bilanci. Ma in ogni caso, nonostante la loro popolarità, i parchi urbani con le panchine di ghisa antiquate e i sentieri tortuosi sono un ritorno a tempi più educati e riflessivi. Oggi, costruiamo parchi a tema, non parchi urbani.

A Chicago, evidentemente, non sono d’accordo. La città ha appena speso quasi mezzo milione di dollari per il Millennium Park, che ha aperto lo scorso luglio. Nei primi sei mesi, questo spazio verde in centro a attirato più di 1,5 milioni di visitatori. È un numero impressionante, se si considera che il parco è di soli 10 ettari: il Central Park ha 20 milioni di visitatori l’anno, ma copre più di 320 ettari. Calcolando in termini di visitatori/ettaro, il Millennium Park deve essere il parco più popolare del paese.

Questo nuovo spazio di Chicago può non essere vasto, ma è affollato di attrazioni. La più visibile è un padiglione per orchestra con un vasto prato (chiamato inevitabilmente Great Lawn) che insieme possono contenere 11.000 persone. In più, ci sono fontane, sculture, un ampio giardino, una stazione per biciclette, un teatro per musica e danza con 1.500 posti a sedere. Il tutto costruito sopra un parcheggio su tre livelli e i binari della ferrovia.

Nel corso di una recente visita, mi è venuto in mente che in molti modi il Millennium Park è un parco a tema. In un angolo c’è il Burnham’s World, con un peristilio classico di affusolate colonne doriche, un prato formale, molte urne e aiuole geometriche, sistemi di illuminazione progettati dal grande architetto di Chicago, Daniel Burnham. Lì vicino, la Foresta Non-Tanto-Incantata. Concepita da Kathryn Gustafson in uno stile chic ed estremo, su un ettaro abbondante di paesaggio da prateria dietro a piante fiorite ornamentali, comprende una passerella diagonale e un corso d’acqua simile a uno scarico industriale. Giusto di fianco, Artland si organizza su due piazze: una con la scultura di acciaio inossidabile di Anish Kapoor (ancora impacchettata, quando ci sono stato io) dal titolo Cloud Gate, ma nota localmente come “ il Fagiolo”; e poi la fontana dello scultore spagnolo Jaume Plensa. Ad una prima occhiata, i due prismi rettangolari da 15 metri, con l’acqua che scende dai fianchi a blocchi di vetro, sembrano una torre di raffreddamento che perde. Ma l’installazione via via cresce, sul pubblico. Vengono proiettati visi umani su schermi interattivi, cosa che può sembrare banale, ma è curiosamente attrattiva, e anche divertente. La vasca poco profonda è progettata in modo da incoraggiare il guado.

Il Millennium Park ha anche il suo Castello di Cenerentola. La scelta di Frank Gehry per il padiglione dell’orchestra è stata ispirata. Appare ovvio, ora, che Gehry è il più completo architetto barocco dai tempi di Borromini, e che la sua esuberante composizione esprime in modo ideale il tema della musica nel parco. Le regolari torri in vetro e acciaio della Michigan Avenue offrono un perfetto sfondo per questa architettura liberamente scultorea.

Le attrazioni del Millennium Park, che offre anche una striscia di luoghi di ristoro al chiuso e all’aperto di fronte a una pista di pattinaggio, rappresentano un’esperienza una per volta, ma – come nella maggior parte dei parchi a tema – non si mescolano in un tutto coerente. È un peccato, ma forse inevitabile, visto il tentativo di soddisfare un’ampia fascia di gusti e sensibilità. È un peccato anche che il Millennium Park non abbia imparato un’importante lezione dal Magic Kingdom. La presenza di così tanto personale della sicurezza, in uniformi arancione vivo, è troppo vistosa. Si aggirano con aria sospettosa, come guardiani da museo. È come se, dopo aver creato questo spazio pubblico, le autorità non si fidino del nostro comportamento. Ci sono certamente troppi cartelli: che spiegano, etichettano, orientano, proibiscono. I privati e le imprese hanno sostenuto quasi la metà dei costi del parco, come ci ricordano in continuazione. Ma i cartelli più interessanti, sono quelli che avvertono: “ Non sostare”. Come se ci fosse qualche altro motivo, per andare al parco.

Nota: il testo originale e qualche immagine al sito di Slate; altre informazioni, la planimentria ecc, a quello del Millennium Park (f.b.)

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