L´artiglieria pesante non tace: il proposito del sindaco di non approvare il Pgt ma riportare indietro le lancette dell´orologio e riesaminare le quattromila e più osservazioni non piace all´opposizione e nemmeno ad altri, vedi il fuoco amico. Ingrati. Il sindaco avrebbe potuto scegliere la via maestra. Revocare in autotutela anche la delibera di adozione in Consiglio e ricominciare tutto da capo. Le ragioni ci sarebbero state: il contenuto dell´attuale Pgt non è in alcun modo ritrovabile nel programma col quale Letizia Moratti si è presentata agli elettori durante la sua prima campagna elettorale, dunque i primi a essere scavalcati sono stati anche i suoi elettori di allora. La verità è che il Pgt rappresenta le idee solo di una parte del partito di maggioranza relativa: quella che fa riferimento a Cl e quindi nemmeno da tutta la vecchia maggioranza; il Pgt in moltissime parti deborda dai limiti di un documento urbanistico per occupare spazi che non gli sono propri, in particolare laddove si parla di attività di servizi normalmente svolti dalla mano pubblica e si indica invece una chiara preferenza per l´intervento dei privati (vedi tutti gli accenni alla "sussidiarietà"); il documento è ambiguo e foriero di mille diverse interpretazioni e quindi di cause e di ricorsi; il documento, a essere generosi, rispecchia una cultura urbanistica inadeguata rispetto ai tempi e ai progressi che la sociologia urbana ha fatto recentemente soprattutto sui temi della convivenza e della sicurezza; il documento considera Milano un´isola del tutto avulsa dal territorio che la circonda salvo considerarlo una sorta di serbatoio di potenziali nuovi residenti; il documento non ha contenuti tali da garantire la soluzione dei problemi tante volte evocati: la casa e il verde. Questo per citare solo alcuni degli aspetti che suggerirebbero la totale ristesura, necessaria poi comunque, per non voler parlare dell´italiano che sembra poco noto, quanto meno nelle norme della punteggiatura. Dunque se il sindaco ha preso la decisione che ha preso, l´ha fatto per non essere accusato - strumentalmente - di fermare il "prorompente" mercato dell´edilizia. Non mi permetto di dare consigli a nessuno ma, se fossi il sindaco, chiamerei gli scontenti, quelli che temono la paralisi e terrei un breve discorso: «Cari amici, non vorrei proprio danneggiarvi e dunque fatemi un elenco delle operazioni urgenti che avevate in animo di far partire e che questo modesto rinvio dell´approvazione del Pgt - qualche mese - inchiodano al palo. Fatemi l´elenco e corredatelo di una seria analisi dell´offerta e della domanda di mercato e non è detto che a fronte di un´evidenza drammatica io non possa accedere alle vostre urgenze». Sarebbe un discorso giusto e che reintrodurrebbe nel dibattito il concetto di mercato, tanto estraneo al documento del Pgt. Sia ben chiaro che stiamo parlando del mercato del mattone e non del mercato finanziario o del salvataggio di bilanci pericolanti di società immobiliari o dell´edificabilità dei demani pubblici (ferroviari e altro) che alimentano solo l´oligopolio immobiliare del quale già Milano è vittima.