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Franco Vanni
Il quartiere dei bambini senza scuole e senza parchi
2 Ottobre 2011
Milano
Frutti maturi, praticamente marci, della mitica trasformazione urbana pubblico-privata promessa a gran voce dal centrodestra. La Repubblica Milano, 2 ottobre 2011 (f.b.)

Se l’Italia somigliasse al condominio in via Caduti nelle missioni di Pace 3, vivremmo nel Paese più giovane d’Europa. Se in città valesse la proporzione fra bimbi e adulti che fa risuonare di gridolini e pianti notturni il palazzo, il Comune dovrebbe convertire in asili tutti i centri anziani, i musei, i consigli di Zona. «Cento dei 300 abitanti non raggiungono i 10 anni», dice Bianca Giorgi, portavoce del comitato del quartiere Rubattino.

Una situazione simile riguarda tutti gli undici palazzi di nove piani costruiti dal 2003 a oggi nel quartiere alla periferia Est di Milano: 4mila abitanti, destinati ad aumentare con l’innalzamento, già previsto, di altri tre blocchi di edifici.

L’anomalia di Rubattino è il risultato del piano di edilizia voluto dall’assessore all’Urbanistica della prima giunta Albertini, il ciellino Maurizio Lupi. Una convenzione con i costruttori prevedeva per le giovani coppie vantaggi sull’acquisto di case costruite da zero nell’ex area Innocenti. Ha funzionato: hanno comprato, hanno avuto figli e si è creata la piccola città dei bambini. A Milano gli under 10 sono 127.968, il 9,6 per cento della popolazione. Al Rubattino gli abitanti che non hanno finito le elementari sono quasi uno su tre. E qui viene il problema. «Quando il Comune presentò il progetto - racconta Giovanni Berta Mauri, presidente del comitato - ci furono mostrati rendering del quartiere dove avremmo vissuto. Abbiamo comprato casa proprio perché erano previsti parchi gioco, scuole, campi da calcio». E invece niente.

Il sogno del quartiere dei bimbi si è arenato in una giungla di convenzioni non rispettate, lungaggini burocratiche, fondi mai spesi. La scuola (nido, materna ed elementare), per cui il Comune ha stanziato 3,1 milioni nel 2006, non esiste. I bambini che vivono in via Caduti in missione di pace e in via Caduti di Marcinelle ogni mattina devono percorrere oltre un chilometro per raggiungere via Cima o via Pini. «Un gruppo di nonni e genitori li accompagna a piedi in comitiva - racconta Carla, due figli in età da asilo - ma la buona volontà non basta, ci vuole la scuola». Il campo da calcio, promesso dal Comune nel 1998, non ha porte, il terreno è dissestato e l’erba non viene tagliata. In pratica, non c’è. Come non c’è il campo giochi attrezzato. «È una fregatura», taglia corto Berta Mauri. Eppure, senza dovere spendere un euro, il Comune avrebbe gli strumenti per completare il sogno. Ed è quello che i residenti chiedono a Palazzo Marino e al Consiglio di zona.

«Parte dei servizi previsti dal Piano di riqualificazione del 1998 sarebbe a carico di Aedes, l’azienda che ha costruito le case - dice Bianca Giorgi - ora il Comune pretenda quanto dovuto». Oltre alle strutture per i bambini, sono molti gli interventi previsti e mai realizzati. La Casa di cristallo, immersa nel parco, doveva diventare «centro per sport, spettacoli e aggregazione», invece è una struttura abbandonata. Il piano parcheggi, che prometteva «un posto d’auto per ogni famiglia», si riduce a un silos da 800 posti, chiuso dalle 21 alle 8 e la domenica. Al posto della farmacia, in piazza Vigili del fuoco è arrivata una parafarmacia e si aspettano barriere anti-rumore che isolino le case dalla Tangenziale est. L’ultima richiesta all’assessorato provinciale ai Trasporti è del 2 maggio scorso. «Potrebbe essere il quartiere più felice di Milano - dice Rocco, 36 anni, padre di due bimbe bionde - basterebbe che chi amministra tenesse presente che esistiamo».

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