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Paolo Baldeschi
Il progetto Castello, specchio dell’urbanistica fiorentina
6 Gennaio 2009
Firenze
“Si tratta di un progetto importante..."

“Si tratta di un progetto importante, impegnativo, che sarà realizzabile solo se vi sarà l' aiuto da parte di tutta la città». L' area di Castello sembra l' unica disponibile, ne ha parlato con Ligresti? «Ci vediamo spesso, certo che ne abbiamo parlato. So però che su quell' area ci sono previsioni urbanistiche precise e io non so se lui abbia voglia o interesse a smontare tutto». E se i politici fiorentini le dicessero di no? «Se il mondo politico boccia quest' idea ne prenderemo atto, noi ed i tifosi fiorentini, e non faremo niente. Significherebbe che al mondo politico questa proposta non interessa. Aspetto comunque una risposta. Subito o quasi subito» (da intervista a Diego Della Valle pubblicata su Repubblica del 20 settembre 2008).

L’ultima notizia (probabilmente penultima o terzultima quando questo scritto sarà pubblicato) è che il sindaco di Firenze ha proposto di ridurre lo spazio destinato alla scuola sottufficiali nell’area di Castello, di proprietà di Fondiaria-SAI e AGIP, per fare posto al progetto presentato dal patron della Fiorentina Diego della Valle, su disegni di Massimiliano Fuksas; si tratta di un plesso che occuperebbe 80 ettari, battezzato ‘cittadella dello sport’, in cui è previsto uno stadio da 50.000 posti, un centro commerciale, una via di negozi, un museo, un parco ricreativo del pallone, oltre ad attività ricettive e residenza. La penultima (per ora) è che Regione e Comune di Firenze hanno dato un via libera informale al progetto. Via libera però solo per lo stadio: un po’ da ‘demivierges’, ma dire di no sarebbe stato troppo impopolare. D’altra parte la proposta Della Valle implica un ripensamento dell’intero piano esecutivo dell’area, a sua volta soggetto a numerosi cambiamenti negli ultimi anni, l’ultimo nell’aprile del 2008, presentato come variante al vecchio piano regolatore in contemporanea all’adozione del nuovo Piano Strutturale che, per l’appunto, non prevede la cittadella dello sport.

Il racconto delle vicende urbanistiche dell’area di Castello - 186 ettari, l’ultima grande area inedificata del comune di Firenze - occuperebbero un libro ponderoso; qualche cenno è tuttavia necessario per comprendere la rotta o la deriva dell’urbanistica fiorentina, già a partire degli anni ’80, ma con una accelerazione vistosa nell’ultimo decennio.

Il progetto di urbanizzazione dell’area nasce negli anni ‘82-83, su sollecitazione del Comune di Firenze, ma di fatto del gruppo dirigente del PCI locale che aveva spinto la società Fondiaria all’acquisto dell’intera area. Si tratta di un peccato originale, anche se giustificato dall’idea sacrosanta di proporre un’alternativa all’economia fiorentina basata sul turismo; un peccato che ha pesato e pesa tuttora sulle decisioni degli amministratori pubblici (nel frattempo transitati dal PCI al PDS ai DS e al PD).

Il primissimo progetto, perorato da Thomas Maldonado, proponeva l’insediamento di un grande centro di ricerca integrato con l’Università di Sesto, una specie di campus scientifico, oltre ovviamente la residenza, per un volume di 3 milioni di mc. La proposta viene rapidamente abbandonata e da questo momento si susseguono le più diverse destinazioni. Elenchiamo rapidamente: un grande centro commerciale e un polo espositivo, progetto nobilitato dal piano particolareggiato di Gian Franco Di Pietro e abbandonato nel 1989, dopo la famosa telefonata di Achille Occhetto. La scelta del polo espositivo non ha evidentemente alcuna plausibilità economica, né è coordinata ad un pianificazione metropolitana, ma segue la prassi consolidata di anteporre gli investimenti immobiliari a seri progetti di fattibilità. Nel 1987, l’amministratore delegato di Fondiaria dichiara che nell’area sorgerà una città satellite (sic) con tredicimila residenti e diciottomila persone occupate: quattromila abitazioni di vario taglio oltre quasi 40 ettari per varie attività, alberghi, un centro commerciale, esercizi pubblici di ristoro, attività paracommerciali, ecc. Non una parola sull’area fieristica.

Il progetto non va avanti, anche perché il Comune di Firenze si aggroviglia fra varianti, piani particolareggiati e incertezze. Ma anche la società Fondiaria (che negli ultimi anni passerà sotto il controllo di Salvatore Ligresti) non è più così sicura. Firenze perde rapidamente abitanti che si spostano non solo verso i tradizionali comuni della piana, ma si distribuiscono in tutta l’area metropolitana; la nuova domanda si orienta su abitazioni unifamiliari in aree di pregio ambientale, meglio se in collina. La città satellite o ‘village’, come vezzosamente viene chiamata, stretta fra viale XI agosto (luogo notturno di prostituzione) e l’aeroporto di Peretola perde progressivamente di appetibilità; ci vuole un intervento pubblico per salvare l’investimento iniziale. Pesa il ‘peccato originale’, e le istituzioni sono chiamate a rispettare gli impegni politici.

Nel 1995 Richard Rogers, su incarico del Comune di Firenze presenta un progetto di sistemazione dell’area che tiene conto di due nuove destinazioni pubbliche, la scuola sottufficiali dei carabinieri e la sede direzionale della Regione Toscana. Viene previsto, inoltre, un parco di 80 ettari parallelo alla pista dell’aeroporto con funzioni di compensazione ambientale.

Nel 1997 il Comune di Firenze classifica l’area di Castello come zona di trasformazione urbanistica e di nuovo impianto, soggetta a Piano Urbanistico Esecutivo (PUE) di iniziativa pubblica, destinata ad essere sede di importanti insediamenti direzionali pubblici, oltre alla scuola sottufficiali dei carabinieri. La localizzazione della scuola, due enormi edifici per 200.000 mc complessivi e attrezzature varie, è evidentemente assurda; gli stessi tecnici regionali manifestano perplessità e il Dipartimento di Urbanistica dell’Università di Firenze, cui il Comune chiede ufficialmente un parere, esprime una valutazione negativa in proposito, suggerendo siti più adatti nell’area metropolitana. Il Comune ‘tiene conto’ di questi pareri, decidendo in senso opposto e sacrificando con l’immane ‘tappo’ di un’istituzione chiusa la permeabilità nord-sud dell’area. e le relazioni fra Peretola e le colline di Castello. A seguito di ciò nel 1998 viene approvato un piano particolareggiato che modifica il piano guida di Rogers.

Nel 1999 l’arch. Gianni Biagi da tecnico della Regione Toscana diventa il nuovo assessore all’urbanistica del Comune di Firenze. L’anno seguente l’arch. Gaetano Di Benedetto, finora consulente e lobbista per Fondiaria diventa Direttore della Direzione Urbanistica del Comune.

Nel 2004 viene approvata una nuova variante che localizza diversamente i volumi edificati (che dopo essere scesi a 1.100.000 mc, sono risaliti a 1.400.000 mc). L’appalto per la scuola sottufficiali del valore di 190 milioni di euro viene vinto dalla società Baldassini, Tognozzi, Pontello (BTP), i veri arbitri dell’urbanistica fiorentina. Il progetto del Ministero delle Infrastrutture è tuttavia sbagliato, non rispettando la normativa antisismica e nel 2005 BTP chiede la revisione del progetto e del prezzo di appalto, sollecitando un arbitrato. Il Ministero oppone un rifiuto e bandisce una nuova gara vinta nel 2005 dalla società Astaldi per 261 milioni di euro (90 milioni in aggiunta alla cifra iniziale). Ma nel 2007, con i lavori in corso, il lodo arbitrale dà ragione a BTP. Mentre gli immensi contenitori della scuola sono in costruzione, giganti fra sterpaglie ingiallite, nel 2008 tutto è ancora avvolto nell’incertezza. A questo punto piomba dall’alto il progetto della cittadella dello sport e il presidente della Regione Toscana dichiara che si può rivedere l’idea di trasferire a Castello gli uffici di Regione e Provincia, mentre il sindaco di Firenze ammette che tutto sommato al parco in quella posizione non ci ha mai veramente creduto. Ma solo due anni prima, nel 2006, era stato firmato un protocollo di intesa in cui viene ‘giudicata positivamente’ (una rassicurazione per Ligresti?) l’opzione del trasferimento dei loro centri direzionali a Castello.

Dove andrà a collocarsi, se mai verrà realizzato il progetto Della Valle-Fuksas. No di certo nell’area della caserma, già acquistata e con gli edifici in corso di costruzione; quindi o nel parco o nella zona destinata a Regione, Provincia e polo scolastico provinciale. Il parco, tuttavia, ha funzioni prevalentemente di mitigazione del rumore e dell’inquinamento provocato dall’ aeroporto di Peretola che nel frattempo qualcuno propone di ruotare parallelamente all’autostrada (ipotesi già più volte avanzata e scartata) o di trasferire altrove, come voleva il vecchio piano Detti e come sarebbe stato saggio fare, opzione questa però ferocemente avversata dalle ‘forze economiche’ fiorentine. Nel frattempo qualcuno si è accorto che il progetto approvato della tramvia non serviva l’area di Castello e il polo universitario di Sesto e quindi doveva essere cambiato. Siamo quindi in una situazione di stallo provocata da un groviglio di incertezze, errori e ripensamenti.

Due considerazioni finali. La prima è che le vicende dell’area di Castello sono rappresentative di tutta l’urbanistica fiorentina. Il vizio di partenza consiste nell’assenza di qualsiasi scelta politica impegnativa a favore della città, intesa, come saggiamente dice Salzano, prima di tutto come la ‘casa della società’ e quindi a favore degli abitanti; consiste, nell’assenza di ogni idea sul ruolo di Firenze nel mondo e di scelte che contrastino realmente la monocoltura turistica. Consiste, di conseguenza, nell’assenza di progetti validi e innovativi per la città. Il caso Fondiaria è l’ennesima dimostrazione che a Firenze prima si stabilisce l’edificabilità di un’area in termini di metri cubi patteggiati con i privati e poi si cercano utilizzazioni che assicurino ritorni economici a breve termine. Da qui il balletto delle destinazioni dove predominano incoerenza e improvvisazione e un ingente spreco di denaro pubblico per progetti non realizzati. Con il corollario che l’ultima variante approvata - quella del 2008 – prefigura un cambiamento di destinazione delle attuali sedi di Regione e Provincia per fare cassa e finanziare la realizzazione delle nuove strutture.

La seconda considerazione è che il nodo Castello può essere sciolto solo attraverso una profonda revisione delle modalità con cui viene pianificata (si fa per dire) e gestita l’urbanistica fiorentina, a partire da un piano strutturale che è una scatola vuota destinata a regolare gli scambi fra politica e rendita. La nuova amministrazione fiorentina, e con questa Regione e Provincia, dovrebbe seriamente chiedersi se sia realmente vantaggioso per i cittadini toscani la concentrazione di tante attività direzionali in una località periferica rispetto alla città, e di un polo scolastico destinato a più di 4.000 studenti che non potranno utilizzare i loro motorini per giungere a destinazione. Da qui a dieci anni tutte le transazioni fra cittadini e amministrazioni si svolgeranno in via telematica e la tramvia (a prescindere dalle critiche alle modalità con cui è progettata e realizzata) alleggerirà la pressione delle automobili verso il centro. Forse sarebbe più opportuno prendere in considerazione una distribuzione ‘a rete’ dei diversi uffici disposti secondo un’organizzazione spaziale progettata e non casuale come quella attuale. Ma per fare questo occorrerebbe un vero piano urbanistico ed è proprio quello che manca da troppo tempo a Firenze.

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