È allo studio un progetto per creare il terzo polo autostradale italiano con una forte connotazione lombarda e, nella prima fase, pubblica. Nascerebbe intorno a una holding da creare ex novo. Battezziamola «Autonord» . È un piano in cinque fasi. In Autonord confluirebbero, in una prima fase, le partecipazioni degli enti pubblici, a partire dal 52%della Provincia di Milano e il 18%del Comune meneghino, nella Milano Serravalle, pezzo forte del nuovo polo. Ma gli apporti riguarderebbero anche le altre partecipazioni della Provincia (Pedemontana, Tangenziali Esterne, ecc.) oltre a uno stock di debiti compreso fra 150 e 200 milioni.
In una seconda fase sarebbe coinvolto il gruppo Intesa Sanpaolo. E su questo vi sarebbero stati già contatti ai massimi livelli tra i soggetti coinvolti nel progetto, in particolare il presidente della Provincia, Guido Podestà, e l’amministratore delegato di Intesa, Corrado Passera. Intesa ha infatti svariati interessi nel sistema autostradale, sia con partecipazioni azionarie dirette (l’Autostrada Brescia-Padova di cui è da poco azionista di riferimento, la Pedemontana, Autostrade Lombarde) sia come finanziatrice dei lavori. Gli incroci sono innumerevoli, un guazzabuglio di partecipazioni che la nuova holding potrebbe razionalizzare (il grafico in pagina illustra solo i principali collegamenti).
E i soggetti coinvolti potrebbero essere anche altri, come la banca Ubi o il gruppo autostradale Gavio, anch’essi incastonati nel labirinto di partecipazioni, o altre banche finanziatrici del «sistema» . Dunque Autonord funzionerebbe da polo aggregante con due soci forti come Provincia di Milano e Intesa (per via dei loro apporti). In sostanza è su quest’asse che si decide la fattibilità del piano. Per ora il livello della discussione è molto «politico» ma tra i molti soggetti interessati qualche carteggio è già circolato.
E da qui filtra lo schema della fase tre: apertura del capitale di Autonord a nuovi investitori, anche stranieri, i fondi sovrani per esempio, che vogliano scommettere sulle infrastrutture di un’area tra le più ricche d’Europa. La partecipazione pubblica potrebbe essere ridotta sotto il 50%ma con patti parasociali che garantiscano il controllo sulle opere infrastrutturali. Il nodo dei patti parasociali, che essenzialmente dovrebbe riguardare Provincia Milano e Intesa, è un tema allo studio. Una volta riunite le partecipazioni in Autonord e raccolto denaro con l’ingresso di nuovo soci, scatta la fase quattro, fondamentale: portare a compimento le principali opere infrastrutturali avviate.
A quel punto non più è solo una questione d’interesse pubblico ma anche privato, cioè degli investitori che pretendono un ritorno (e che magari hanno in mano un’opzione put da far valere). È evidente che il progetto è concepito soprattutto per attirare nuove risorse, al di fuori del canale bancario, essenziali ai lavori infrastrutturali. Risorse che la Provincia dai bilanci asfittici non ha. La fase quattro si dovrebbe concludere con l’Expo del 2015, tempo limite per chiudere i lavori dei collegamenti stradali e autostradali già progettati per l’evento. Poi la fase cinque: la quotazione in Borsa di Autonord. È un progetto, si vedrà se e quanto realizzabile.