Caro Eddy, raccolgo il tuo invito a conclusione dell’incontro di sabato a Ferrara. Francesco Indovina, il cui intervento è stato molto interessante, ha fatto nella replica un’affermazione a proposito di Barcellona, che a me non pare esatta: ha sostenuto che nel territorio metropolitano di quella città è in atto una interessante esperienza di governo metropolitano, senza che vi sia nemmeno un piano urbanistico di riferimento. Non so se in questo preciso momento la situazione è quella che dice Francesco ma mi risulta che storicamente questa esperienza si è formata su solide basi di pianificazione. Accludo uno stralcio di una lezione che tenni in un corso integrativo di urbanistica a Napoli sugli uffici di pianificazione, dove ricordo alcune notizie su questo tema. Dalla mie informazioni risulta che:
- il piano urbanistico c’era, ebbe una importanza rilevante e sulla sua formazione aveva avuto una notevole influenza il piano intercomunale milanese. E’ strano il mondo allora erano gli spagnoli a copiarci;
- c’era anche un organismo di governo metropolitano, che a quanto mi risulta opera ancora, specie nella gestione delle reti infrastrutturali. Qualche anno fa ho avuto l’opportunità di visitare questa struttura e ho appreso tra l’altro che – per quanto costituito per legge dal Franchismo morente – era diventato una struttura governato dai socialisti e quindi inviso alla Generalidad, che lo sciolse d’imperio. Ma ciò non valse a distruggere questa struttura che si ricostituì qualche anno dopo, su base consortile, per volontà diretta dei comuni interessati.
Roberto Giannì
Forse non mi sono spiegato bene, ho sostenuto una cosa diversa e cioè che era stato approvato il nuovo piano metropolitano, un piano i cui primi vagiti
risalgono al 1963, ma manca ancora un livello di governo metropolitano. Come mi pare si sia messo in evidenza, proprio nella riunione, l'assenza di un livello
di governo appare negativo anche per la migliore pianificazione. Una struttura "consortile" non è proprio una struttura di governo perchè essa è legata al consenso dei membri che misurano la condivisione in base all'interesse della propria zona e non dell'intera area metropolitana (a questo proposito il fallimento di tutte le esperienze italiane di pianificazione comprensoriale costituisce una verifica di questa mia opinione). E' vero che a Barcellona esiste una gestione unitaria delle reti di mobilità, che è stata una fortuna per determinare linee di indirizzo all'esplosione di Barcellona, dando luogo a quella che Oriol Nello definisce una "città di città" e alle quale, se non ricordo male, ho fatto riferimento nell'intervento.
Quindi non mi pare ci sia da contendere tra Giannì e me, ma piuttosto un fraintendimento in ragione dei tempi stretti che la tavola rotondo ha cocesso a ciascuno.
Altri punti, dato l'uditorio, mi sembrava fossero più controversi. Io sono disponibile anche ad un dibattito telematico.
Francesco Indovina
D’accordo, Francesco, proseguiremo la discussione, soprattutto sui punti controversi: che valutazione dare dello sprawl e, più in generale, è indispensabile accodarsi allo sviluppo in atto, alle sue regole, ai suoi miti e ai suoi "stili di vita", oppure si può (si deve) criticarlo e contrastarlo? Ne riparleremo presto, il Festival di Ferra a è statoi molto interessante in proposito, fino agli ultimissimi interventi di domenica sera