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Alessia Gallione
Il piano Expo cambia, ancora tagli alle maxiserre a Rho-Pero
5 Dicembre 2011
Milano
Eredità di pasticci della gestione precedente, ma anche segnale di complessità da cogliere: ci vogliono piani, non solo progetti. La Repubblica Milano, 5 dicembre 2011

Non c´è più tempo per piantare e far crescere le specie da tutto il mondo Si cerca un progetto bis che punti sulla tecnologia. Pesano i dubbi sul futuro dell´area dopo l´Esposizione e i costi di gestione Oggi il via alla gara da 300 milioni per le altre opere 2015. La ricerca è partita. Obiettivo: trovare il prima possibile un nuovo "padre" per le serre di Expo, una grande firma che possa inventarsi un´idea capace di salvare quello che è stato il simbolo del progetto del 2015. Magari usando la tecnologia, quella che ha già trasformato l´orto planetario in una smart city. E che, adesso, potrebbe aiutare a riprodurre, in modo virtuale, i climi e le colture di tutto il mondo. Accanto alle specie che metteranno fisicamente radici a Rho-Pero. Perché, ormai, per realizzare il progetto originario e ricostruire realmente tutti gli habitat e tutte le piante e colture, non c´è più tempo.

Quei complessi marchingegni pensati inizialmente, hanno calcolato i tecnici della società di gestione, avrebbero bisogno di almeno cinque anni di preparazione. Troppo. Così come troppo costoso - 90 milioni di euro il primo budget - sarebbe realizzare strutture senza la certezza, poi, di mantenerle in vita dopo il 2015. Perché è questo il rischio maggiore: doverle smantellate alla fine. E, così, si cambia ancora. Sperando, anche, che insieme al grande nome possa arrivare un privato disposto a gestirle in futuro sobbarcandosi dei costi che il pubblico non potrebbe mantenere.

È questo l´ultimo rebus del progetto che l´amministratore delegato della spa Giuseppe Sala dovrà risolvere, l´ultimo tassello da completare sulle mappe di Rho-Pero. Al più presto, visto che la macchina operativa è partita: oggi il consiglio di amministrazione darà il via libera alla gara della "piastra", il bando da 250-300 milioni per realizzare non solo le "fondamenta" del futuro sito espositivo, ma anche alcuni padiglioni.

Gli spazi immaginati dalla Consulta architettonica non sono in discussione: strutture di vetro alte fino a 45 metri dove riprodurre, accanto ad aree all´aperto, tutti i climi del mondo. Lì avrebbero dovuto attecchire vegetazioni di tutte le latitudini. Un sistema complesso, che avrebbe bisogno di terra particolare, tempo, cure scientifiche complesse. Non a caso, gli esperti - capitanati dalla docente di Agraria Claudia Sorlini - che hanno seguito il progetto avevano lanciato l´allarme: «Siamo preoccupati che i ritardi possano compromettere il lavoro». I primi test per valutare la bontà dei terreni sarebbero dovuti partire lo scorso gennaio, per poi iniziare a far arrivare le prime specie rare entro l´estate. Una tabella di marcia che è saltata.

Sala vuole mantenere le strutture previste, così come l´idea di far sorgere le piante. La vera domanda, però, è: cosa diventeranno? E soprattutto: rimarranno in vita dopo l´evento? È per questo che la società sta cercando un nome capace di creare comunque di creare qualcosa di originale e affascinante. La prima idea sarebbe stata quella di affidare gli spazi a Jacques Herzog, l´architetto che ha già seguito il masterplan. Ma per accettare l´incarico, Herzog avrebbe voluto i consigli di Carlo Petrini, il fondatore di Slow Food che ha ispirato l´orto globale. L´accordo, finora, non è andato in porto e difficilmente si riuscirà a convincere il guru dell´alimentazione.

Il destino delle serre, però, è legato anche a quello del milione di metri quadrati di Rho-Pero che le istituzioni non hanno ancora deciso. La società ha fatto i conti. Le strutture avrebbero dovuto vivere anche dopo il 2015 come eredità di Expo, un grande parco ludico-scientifico. Questa impostazione, però, prevederebbe un ingente investimento (prima) per realizzarlo e (poi) per gestirlo. Sarebbero gli enti pubblici a sostenerlo e i dubbi economici, in tempi di crisi, sono tanti. Per questo l´obiettivo di Sala è anche di trovare un privato che, poi, possa seguire il parco. Anche se, a quel punto, perderebbe l´aspetto prettamente scientifico per quello di spazio del divertimento.

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