Mezzo secolo fa gli alloggi non occupati risultavano a Roma pochissimi: uno ogni 30 alloggi esistenti. Oggi sono invece tantissimi: 245.000, uno ogni 7 esistenti. La capitale viene da un «boom» edilizio durato sette anni, tutto dedicato al mercato. Tuttavia si chiede a gran voce di poter costruire nuove case, e si protesta contro il vincolo che la Soprintendenza ai Beni Architettonici intende porre sulla porzione di Agro Romano (5.400 ha), molto bella, fra Laurentina e Ardeatina. Vincolo che doveva figurare fra le 130 osservazioni («inascoltate » a detta di ministro e Ministero) al recente PRG.
A Roma, come e più che in altre città, abbiamo dunque tante case vuote, fra centro e semi-centro, e, contemporaneamente, una vera «fame» di case. Anche se i residenti sono in stallo o diminuiscono. Negli anni passati i governi italiani, un po' tutti, hanno lasciato deperire ad un miserabile 0,7 per cento la quota destinata all'edilizia pubblica che in Europa sta, in media, sul 30 per cento. Inclusi i paesi più sviluppati dove poi l'offerta di affitto viaggia fra il 40-50 per cento (grande calmiere, di per sé) contro il 24 per cento di Roma a canoni di fuoco. In tal modo i pendolari, malamente serviti dalle ferrovie, sono molto aumentati e spendono 3-4 ore della giornata nel percorso casa-Roma-casa.
Prima di aggiungere altre colate di cemento a quelle ancora da smaltire, converrebbe riflettere su cosa e come costruire. Il Piano Casa riguarda per lo più chi la casa (villa, villetta,ecc.) ce l'ha già e potrebbe ampliarla. Bisogna puntare sul recupero del vasto patrimonio edilizio vuoto o sotto-utilizzato, a cominciare da quello pubblico. È la sola in grado di soddisfare la domanda, sin qui trascurata, di giovani coppie, immigrati, studenti, anziani soli (sfrattati dalle cartolarizzazioni, o smarriti in alloggi troppo grandi).
L'esigenza di risparmiare suoli - agricoli, verdi, comunque liberi - s'impone pure a Roma. Dove l'Agro superstite rappresenta una straordinaria riserva di biodiversità (1/5 di tutte le piante italiane, moltissime autoctone; nidi per metà degli uccelli del Lazio, ecc.), di agricoltura qualificata, di beni culturali: quasi 700 casali, 84 torri, 16 borghi e castelli, 31 chiese, gli imponenti acquedotti romani, ecc. Fino a quando, se tanti, troppi suoi terreni sono degradati a pratacci in attesa dell'inesorabile cemento/asfalto?