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Martin Jacques
Il New Labour deve riconoscere che Berlusconi è il diavolo
19 Marzo 2006
I tempi del cavalier B.
Come il Cavaliere, a modo suo, ci ha "portato in Europa", in una gelida analisi del Guardian, 16 marzo 2006 (f.b.)

Titolo originale: New Labour must recognise that Berlusconi is the devil – Traduzione per Eddyburg di Fabrizio Bottini



Non dobbiamo sorprenderci se il New Labour è rimasto invischiato in uno scandalo che riguarda Silvio Berlusconi. C’è qualcosa di perfettamente prevedibile in questo. Tony Blair è stato felicissimo di abbracciare Berlusconi, insieme all’ex primo ministro spagnolo José Maria Aznar, come alleato all’epoca della rottura fra Europa e Stati Uniti nei mesi precedenti all’invasione angloamericana dell’Iraq. Ha visto in Berlusconi un valido alleato nel perseguimento della sua politica estera pro-Bush. In realtà, è stato notevolmente più vicino a Berlusconi che ad esponenti di centro-sinistra come l’ex cancelliere tedesco Gerhard Schröder. Questo senso di affinità ha assunto anche una dimensione personale e familiare, con i coniugi Blair che accettavano l’ospitalità di Berlusconi passando le vacanze insieme al leader italiano nella sua casa estiva.

Blair chiaramente sente di avere un rapporto politico e personale con Berlusconi. E questo ha fissato la linea per il New Labour: Berlusconi è considerato un uomo con cui avere a che fare. Ciò è profondamente inopportuno. Come può, il New Labour, vedere Berlusconi in una luce simile? Come può ignorare e non riflettere sull’influenza maligna che egli ha avuto sulla democrazia italiana? E cosa ci dicono, il silenzio su questi argomenti e il caldo abbraccio al leader italiano, sullo stesso New Labour?

Berlusconi è il più pericoloso fenomeno politico d’Europa. Rappresenta la più seria minaccia lla democrazie dell’Europa occidentale dal 1945. Si potrebbe sostenere che è l’estrema destra rappresentata da figure evidentemente razziste e xenofobe come Jean-Marie Le Pen o Jörg Haider, a porre un pericolo più serio, ma si tratta di personaggi che restano relativamente ai margini della scena politica europea. Non Berlusconi. Durante i suoi due mandati come primo ministro c’è stata una grave erosione della qualità della democrazia italiana, e del tono della vita pubblica.

La democrazia si basa sulla separazione fra il potere politico, quello economico, culturale e giudiziario. La proprietà di Berlusconi dei principali canali televisivi – e il controllo delle reti statali Rai, durante la sua presidenza – insieme alla sua propensione a utilizzare questo potere mediatico per le proprie crude ambizioni politiche, ha minato la democrazia. Inoltre, ha modificato le leggi a proprio piacimento – usando la maggioranza parlamentare – per proteggere interessi personali e salvarsi dai processi.

Il collegamento fra Berlusconi e il fascismo italiano non è difficile da decifrare. C’è sempre stata una prevedibile tendenza ad aspettarsi che il fascismo si ripresentasse nelle vecchie forme; ma questo non è mai stato il pericolo principale. Ciò che dobbiamo temere è il riapparire del fascismo in nuove forme, che riflettono le mutate condizioni globali economiche e culturali dell’epoca, attingendo al tempo stesso dalle tradizioni nazionali. Berlusconi è esattamente una figura di questo tipo. Tratta la democrazia con sufficienza: ad ogni passo tenta di indebolirla, distorcerla, abusarne. Non ha rispetto per i fondamenti indipendenti dell’autorità: accusando i giudici di essere burattini dell’opposizione e descrivendoli come “comunisti”.

Con l’assalto indiscriminato a chiunque si frapponga al suo potere e arricchimento personale, ha avvelenato la vita pubblica italiana. È un discendente diretto di Mussolini. L’incapacità del New Labour di riconoscere questo - peggio, di essergli amici, di considerarlo come alleato, di accettare la sua ricca ospitalità – non possono essere liquidate come distrazioni. Chiamano in causa la visione del mondo e il giudizio politico: del New Labour come del primo ministro.

Tessa Jowell non è politicamente innocente. É membro di spicco del governo. Ha salito gradino per gradino la scala del New Labour per molti anni. È da lungo tempo una sostenitrice di Blair, e gode di un particolare rapporto di fiducia col primo ministro. Ha fiduciosamente condiviso i suoi punti di vista riguardo a Berlusconi come figura politicamente amica con cui il New Labour, e le sue famiglie di punta, potevano avere rapporti di affari. Può aver saputo o meno, dei minimi particolari degli affair finanziari di suo marito, ma sicuramente sapeva che aveva agito per Berlusconi, l’aveva aiutato ad evadere le tasse, l’aveva assistito nei suoi tentativi di resistere alla magistratura. E, senza dubbio, la Jowell non ha visto niente di sbagliato in tutto questo. In fondo, Berlusconi aveva la benedizione del primo ministro: era per così dire “dalla nostra parte”.

Ma Berlusconi è un uomo pericoloso per chi ci rimane invischiato. Agisce negli angoli oscuri della vita politica italiana. Il suo partito, Forza Italia, ha operato instancabilmente per assicurarsi l’eredità dei voti mafiosi dal cadavere della Democrazia Cristiana. I suoi tentacoli finanziari hanno violentato e sfigurato la politica italiana. Considera la legge cosa malleabile, trattabile, corruttibile. Chi va a cena col diavolo deve aspettarsi delle conseguenze. Il problema è che Blair e il New Labour non hanno mai riconosciuto che Berlusconi è il diavolo. Lo vedono invece come un amico e alleato. Non hanno mai riconosciuto, o almeno non ci hanno fatto sufficientemente caso, la minaccia velenosa che pone alla democrazia italiana ed europea.

Questo per due ragioni. Primo, è considerato anima gemella globale di Bush e Blair. Secondo, alcuni dei valori che rappresenta - denaro, celebrità e potere – sono quelli che lo stesso Blair desidera e ammira. Il New Labour condivide alcune caratteristiche con Berlusconi, in particolare una indiscriminata adorazione degli affari e del far soldi, una fede nel potere dei media, un disprezzo per la sinistra. Stiamo assistendo a un lento degrado della democrazia europea, di cui Berlusconi è la più estrema e perniciosa espressione, ma di cui il New Labour, in forma molto più attenuata, è in parte sia causa che conseguenza.

Col processo legale italiano che lentamente si dipana, senza dubbio verranno alla luce nuove rivelazioni. Qualunque cosa David Mills abbia o non abbia fatto, non può essere considerato responsabilità della Jowell, di Blair o del New Labour. Ma il fato che il partito sia stato pronto ad abbracciare un’influenza politica tanto insidiosa senza dubbio ha contribuito a convincere Mills che Berlusconi era un cliente accettabile, e la Jowell che non c’era niente di improprio negli affari di suo marito con un uomo del genere, e nel giocarci un ruolo tanto interno. Per questo, il primo ministro deve prendersi la responsabilità principale. Come nel caso dell’Iraq, Blair è responsabile di un errore politico monumentale. Quello che è in gioco, non è niente di meno che la salute democratica di uno dei più grandi paesi d’Europa, e di conseguenza la salute dell’Europa intera.

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