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Elia Bova
Il mito tecnicoscientifico diventa realtà?
26 Marzo 2004
Il Ponte sullo Stretto
Elia Bova sulla rivista online L’Officina dell’Ambiente, illustra le condizioni e le preoccupazioni della Commissione per la Valutazione di impatto ambientale.

La commissione speciale di valutazione di impatto ambientale ha comunicato il 20 giugno scorso il proprio parere positivo riguardo il progetto preliminare del ponte sullo stretto di Messina al ministero dell'ambiente. Il giudizio scontato della commissione, per gli effetti della legge obbiettivo che ha previsto la riforma delle procedure per la valutazione di impatto ambientale (VIA) e dell'autorizzazione integrata ambientale, contiene delle raccomandazioni e delle prescrizioni di cui la società Stretto di Messina e il general contractor dell'opera dovranno tenere conto nel redigere il progetto definitivo dell'opera. Il parere è stato votato all'unanimità dalla commissione speciale insediata specificamente dal ministero dell'ambiente ed è posto a conclusione di una lunga relazione tecnica cui hanno lavorato oltre che i tre membri della commissione, otto esperti dell'Apat (Agenzia per i servizi tecnici e la protezione ambientale) e cinque esperti esterni in qualità di associati.

Il parere della commissione Via prevede raccomandazioni e prescrizioni raggruppate in tre punti: programmatico, progettuale e ambientale.

Sotto il profilo programmatico le prescrizioni sono tre: il progetto definitivo dovrà essere compatibile con le strategie ed i piani di sviluppo con i quali è destinato ad interagire; dovrà prevedere adeguati scavi esplorativi per il profilo archeologico e, dovrà attuare nella fase di realizzazione una significativa riqualificazione dell'opera .

Sotto il piano progettuale ci sono da una parte due raccomandazioni: concordare con Reti ferroviarie il programma di realizzazione delle opere connesse al ponte e inserimento di un crono programma delle varie fasi di lavoro e, dall'altra due prescrizioni: la tempestiva realizzazione della linea ferroviaria in località Cannitello e la descrizione delle modalità di risoluzione di alcune interferenze nella costruzione delle fondazioni delle torri e delle strutture di cantiere.

Per quanto riguarda infine il più importante quadro di riferimento ambientale la commissione prescrive:

la necessità di più approfonditi studi geo-sismico-tettonici; la necessità di interventi rivolti alla tutela e alla riqualificazione ambientale; la necessità di studi idrogeologici ed idrochimici e del sistema di controllo delle acque (in particolare nei territori interessati da gallerie); il vaglio e l'analisi dei materiale scavato prima del riutilizzo; la necessità della riduzione ai minimi livelli degli impatti sugli habitat di specie animali protette e specie migratorie sensibili; la necessità di ridurre l'impatto illuminante sul mare degli impianti di illuminazione; la necessità di opere di mitigazione acustica e la necessità di predisporre un progetto di monitoraggio ambientale.

Il parere positivo della commissione Via apre la strada all'approvazione del progetto del ponte di Messina da parte del Cipe e, dopo la pausa estiva, alla scelta del general contractor.

Vivissime sono state le proteste contro il parere della commissione speciale da parte delle associazioni ambientaliste che hanno annunciato ricorsi al Tar e alla Corte europea, e si chiedono come sia possibile fare un progetto preliminare tanto carente e dai costi non chiari.

Un altro aspetto che presenta delle singolarità è il fatto che manca l'assicurazione che il collegamento ferroviario si farà. Sulla costa calabrese infatti la linea ferroviaria scorre a livello del mare, 70 metri sotto quella siciliana. La soluzione sarebbe quella di costruire una nuova linea ferroviaria ad alta velocità in galleria che attraversi le montagne calabresi fino al mare, ma anche qui sorgono dubbi sul finanziamenti dell'opera stanziati da parte di Reti ferroviarie italiane.

Preoccupazioni sorgono anche in merito al temuto stravolgimento dei due ecosistemi lacustri, i Pantani di Ganzirri, due zone di interesse comunitario accanto alle quali sorgeranno i due piloni siciliani del ponte da 50 metri di lato ciascuno, nonostante la completa impermealizzazione degli stessi richiesta dalla Via.

Un'altra denuncia del rischio ambientale viene dal comitato "Tra Scilla e Cariddi" che sottolinea come la realizzazione del progetto del ponte rappresenterebbe la cancellazione fisica dell'ecosistema dello Stretto, già attualmente compromesso. Si tratterebbe non soltanto di un irreversibile danno ambientale, ma della cancellazione delle basi biologiche e fisiche di un patrimonio culturale antichissimo. Anche l'analisi economica mostra che si tratta di un investimento irrazionale, troppo costoso rispetto ai ritorni previsti, inutile rispetto alle alternative immaginabili, senza prevedibili effetti di trascinamento per lo sviluppo endogeno vista l'importazione massiccia di tecnologie prodotte altrove, trattandosi in breve di un esempio tipico di quegli investimenti sconsiderati già fatti nel Mezzogiorno privi di connessione organica con il territorio. Infatti, il futuro dell'area dello Stretto dovrebbe passare dallo sviluppo sostenibile basato sulle risorse territoriali, ambientali, culturali, paesaggistiche; proprio quelle che il ponte distruggerebbe.

Non si prendono inoltre in considerazione altre soluzioni di carattere multimodale per l'attraversamento dello stretto delle persone e delle merci (ad esempio i moderni e portacontainer, le navi cioè che approdano a Gioia Tauro, contengono ciascuno una quantità di merci pari a quella trasportata da mille Tir), né gli effetti di inquinamento e di congestione conseguenti all'ulteriore sviluppo del traffico su gomma che comporterebbe la costruzione del ponte.

Il comitato "Tra Scilla e Cariddi" è nato nel 1998, all'indomani dell'approvazione del progetto di massima del Ponte da parte del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, contro la realizzazione del ponte di Messina. Esso associa studiosi ambientalisti, intellettuali calabresi e siciliani, le principali associazioni ambientaliste, Rifondazione comunista, i Verdi, il Cric e numerose altre associazioni locali e nazionali. Il Comitato, che con un appello/manifesto ha chiesto all'Unesco l'inserimento dell'area dello Stretto di Messina nell'elenco dei siti "patrimonio naturale e culturale dell'umanità", è una delle poche, se non la sola voce, che contrasta il monopolio della informazione calabrese e siciliana in materia e continua l'esperienza di una stagione di lotte ambientaliste che in passato portarono alla cancellazione del progetto di centrale a carbone nella Piana di Gioia Tauro.

Vi sono, infine, anche forti perplessità sulla tenuta statica e sulla sicurezza del ponte che dovrebbe essere costruito su una delle aree a più alto rischio sismico del Mediterraneo. Come rileva il coordinamento della petizione per "Messina senza ponte", le caratteristiche geomorfologiche del territorio dello Stretto (zona sismica, con forti venti e imprevedibili correnti marine) pongono seri dubbi sulla sicurezza dell'opera (i forti venti sullo Stretto rischiano di limitare l'agibilità del ponte ad un terzo dei giorni dell'anno), poiché non si sono adeguatamente valutati gli effetti tellurici in quanto non si considera l'effetto di scosse ravvicinate e tutte di intensità elevata, in un'area dove si registra la massima attività sismica del paese, dove sono presenti faglie aperte e dove non è improbabile la ripresa di un'attività tellurica elevata, sempre imprevedibile e dagli effetti incontrollabili. Infatti, l'area che interessa la costruzione del ponte si trova su una zona di faglie attive e quindi soggetta a continui cambiamenti della crosta terrestre (movimenti sismici e di allontanamento della Sicilia verso il mare aperto).

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