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Giancarlo Consonni
Il lessico del Pgt
28 Ottobre 2010
Milano
Le parole sono pietre. Anzi, di questi tempi, sono mattoni. Spesso di carta. Corriere della sera, 27 ottobre 2010

«Non parlo da tecnico, ma da cittadino a cittadino»: così diceva il grande architetto Giovanni Michelucci. Che lingua parla il Pgt di Milano nelle sue mille e passa pagine scaricabili (a fatica) da internet? Se potessimo chiedere, non all’Accademia della Crusca, ma ai 60.387.000 residenti in Italia cosa significa «evasione della spesa», ci risponderebbe, credo, solo chi l’ha scritto. E che direbbe un cittadino qualunque nel leggere che «il pendolarismo in entrata a Milano è cresciuto di circa 300.000 auto al giorno»? E i demografi di fronte a un’espressione come una «classica crescita demografica»? E che reazione avrebbe uno studente liceale minimamente attrezzato di fronte all’affermazione che il Pgt non intende rinunciare «ai caratteri di genericità e flessibilità propri di un piano strategico per una grande area»? Se genericità è rivelatore del vuoto di idee, lo scambio fra generico e generale che ricorre in un altro passo è indicativo di quale considerazione venga riservata all’interesse generale.

Il cittadino che ha che vedere con la scarsità di posti nell’asilo nido potrà essere rassicurato nell’apprendere che il Piano dei Servizi è «inteso come mediascape»? Dormirà tra due guanciali nel sapere che il Pgt della sua città intende far fronte al «fabbisogno edificatorio» e non, per esempio, al fabbisogno abitativo? Ancora una volta un lapsus freudiano.

Si obbietterà che a parlare in un Pgt sono soprattutto le immagini. Si veda allora, a pagina 37, l’Ipotesi di studio per il riutilizzo della tangenziale est. Partendo dall’assunto (illusorio) che la nuova tangenziale esterna Est-est potrà scaricare il traffico di quella attuale, si ipotizza che questa si trasformi in una sorta di boulevard a cui ancorare otto enormi grattacieli. Otto leccornie per immaginari assessorili.

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