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Mariuccia Ciotta
Il doppio orrore
1 Novembre 2007
Articoli del 2007
L’orrore del delitto, l’orrore della repressione etnicamente orientata. Dalla prima pagina de il manifesto del 1 novembre 2007

È un autentico orrore, come dice Walter Veltroni. Giovanna Reggiani è stata aggredita ieri a sera tornando a casa a Tor di Quinto, trascinata in una baracca, violentata e gettata in una scarpata, è in coma, clinicamente morta. Un rumeno di 24 anni è stato arrestato. L’autentico orrore che ci pervade per la vita così incerta di una donna, a rischio continuo come se fosse su un campo di battaglia, diventa misura di tutte le cose quando la risposta delle istituzioni ne raddoppia la potenza.

Ieri, poche ore dopo l’aggressione, è stato convocato un consiglio dei ministri straordinario che ha deciso di convertire una parte del disegno di legge sulla sicurezza in decreto. Espulsioni subito di cittadini extracomunitari e comunitari, «servono misure d’urgenza».

Il sindaco di Roma si fonde con il segretario del Pd e agisce. La questione sulla violenza contro le donne passa in secondo ordine, è solo l’ennesimo episodio criminale commesso dai rumeni, sdoganati dalla comunità europea, e che, ricorda Veltroni, prima hanno derubato e picchiato il regista Tornatore, poi hanno ammazzato un ciclista e via enumerando crimini emisfatti. Tutti «riconducibili a un’unica matrice». Il sindaco dice che non vuole generalizzare, che ci sono rumeni onesti, tanto che a denunciare il fatto è stata una donna rumena, «ma non posso non dire che quando il 75% degli arrestati proviene da un solo paese, e tutti gli episodi hanno la stessa modalità... esiste un problema specifico».

La signora massacrata alle porte di Roma non è un «problema specifico», e non è su di lei che si concentra l’attenzione. Il suo caso non servirà ad allarmare la società sulla catena quotidiana di stupri e omicidi che avvengono in casa e per strada. Un bollettino interminabile che riempie le pagine di cronaca. Il suo caso servirà a dare un tono decisionista a questo governo morente e soprattutto al neo-partito che mostra i muscoli ed esordisce virtualmente con una prova di forza che si confonde con la cultura di destra: «Demolire le baraccapoli, identificare e mandare via i clandestini» ha detto Fini. Via tutti. Rimessa in discussione la moratoria verso la Romania, che deve rispondere dei suoi cittadini, «l’Italia deve porre la questione in sede europea», i flussi migratori vanno fermati. Una volta «Roma era la città più sicura delmondo» ha detto il sindaco. Ma la sicurezza non si ottiene con il raddoppio della pena né con la deportazione di massa di un popolo.

Vittorio Foa direbbe che ci vuole «l’esempio» per migliorare le cose, per impedire che un uomo, italiano, maghrebino o rumeno, si senta in diritto di disporre del corpo di una donna. E che esempio ci dà il leader del nuovo partito che ci promette un futuro post-ideologico? Il suono delle catene proveniente ieri dal palazzo del governo, e che ha calpestato ogni sentimento di dolore, sembra inaugurare piuttosto un’epoca postmorale, dove una donna gettata in una canale serve da pretesto per accellerare un disegno di legge che chiede repressione e galera.

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