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Francesco Giavazzi
Il costo delle rendite
6 Aprile 2006
Articoli del 2005
Qualche ragione del perché l’Italia non funzione, da il Corriere della sera del 13 maggio 2005

L’Italia è come un bellissimo Meccano, purtroppo è montato male. Ci sono qua e là negli ingranaggi dei cunei che bloccano i movimenti; il risultato è che il Meccano brilla, ma non si muove e se cerchi di spingerlo si capovolge. Non c’è altro da fare che smontarlo, e poi rimontarlo pezzo per pezzo. Credo che questa bella similitudine sia di Romano Prodi, nove anni fa, in uno dei primi giorni del suo governo. Poi, per entrare nell’euro, dovette occuparsi, giustamente, di macroeconomia e non ebbe più tempo per dar seguito a quell’intuizione intelligente.

Berlusconi ci promise di capovolgere il Paese come un guanto: la misura del suo fallimento la si legge, prima ancora che nei dati dell’Istat, nella relazione che l’Autorità Antitrust ha inviato al Parlamento a commento delle norme sulla competitività approvate definitivamente ieri. Riferendosi agli Ordini professionali, l’Autorità scrive: «La competitività dei professionisti italiani richiede un profondo rinnovamento del sistema degli Ordini, ma dal provvedimento del governo non emerge alcun ripensamento del loro ruolo».

Piccole cose, qualcuno dirà. Nulla di più sbagliato. Il bel Meccano è bloccato da una moltitudine di cunei, alcuni grandi e solidissimi come le posizioni dominanti di Enel, Telecom ed Eni, (e l’annullamento da parte del Tar del Lazio della multa comminata dall’Antitrust a Telecom Italia per abuso di posizione dominante lascia assai perplessi), altri piccoli come il monopolio dei farmacisti sulla vendita dell’aspirina, ma non meno dannosi.

Forse dovremmo anche chiederci come mai, all’improvviso, è spuntato tanto denaro accumulato nel settore immobiliare. Come si sono create le ricchezze dei nuovi padroni della finanza, signori fino a ieri sconosciuti, e che oggi sono in grado di acquistare partecipazioni importanti in banche e società quotate in Borsa. Anche questo dipende, in parte, da un sistema che non funziona. Incapaci di ridurre il numero dei dipendenti pubblici, abbiamo fatto quadrare i conti tagliando i trasferimenti ai Comuni, e questi, per sopravvivere, hanno usato il solo strumento di cui dispongono: le licenze edilizie e la possibilità di monetizzare le aree verdi, cioè chiedere a chi costruisce contanti, anziché standard. Il risultato è un uso estensivo del territorio e forse anche qualche transazione non proprio trasparente tra immobiliaristi e amministratori pubblici.

Berlusconi attribuisce la profonda crisi in cui siamo piombati all’euro e al patto di stabilità. Ora che il patto è stato modificato annuncia una Finanziaria per lo sviluppo e oggi incomincerà tagliando l’Irap senza preoccuparsi di come far fronte alla perdita di gettito. È evidentemente la strada sbagliata. Il rischio è che il Meccano si capovolga, travolto dalla perdita di credibilità nei mercati finanziari.

Molti temono le sparate di Bertinotti sulla proprietà privata e l’ipoteca che la sinistra estrema potrebbe esercitare su un governo Prodi. Non è questo, secondo me, il vero rischio per la nostra economia. Bensì che le mille piccole rendite che si arricchiscono spostando il Meccano e impedendogli di funzionare l’abbiano vinta anche con il professor Prodi.

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