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Silvia Bignami
Il centro restaurato dai privati
29 Agosto 2012
Bologna
Una delibera comunale a Bologna rivela la crisi non solo economica, ma politica di un’amministrazione. Per fortuna c’è ancora chi denuncia i rischi di un’operazione ambigua. La Repubblica, ed. Bologna, 29 agosto 2012 (m.p.g.)

Un privato rifà il look alla prima parte di via Oberdan. La giunta ha approvato ieri il progetto di riqualificazione della zona compresa tra via Oberdan, vicolo Tubertini, Mandria, e Limbo. Un progetto che comprende rifacimento del manto stradale, illuminazione, riordino della segnaletica, rimozione e sostituzione dei cassonetti e delle cabine Telecom, tutto spesato dall’immobiliare Immobildue, che sta eseguendo il restauro di palazzo Tubertini e torre degli Uguzzoni.

«Ci hanno detto che lo fanno loro, ben venga» ha detto ieri il coordinatore di giunta Matteo Lepore presentando la delibera, che assicura costo zero per il Comune, e rivalutazione della zona per il privato. Il totale dei fondi spesi per il restyling è di soli 35mila euro, per un complesso di interventi che vanno dalla sistemazione della strada, a quella dell’illuminazione. Un modello, quello della sempre maggiore iniziativa del privato anche nella riqualificazione di spazi pubblici, già sperimentata non senza difficoltà per Piazza Minghetti. In questo caso però, tutto è in mano al privato, grazie al regolamento approvato dal commissario Annamaria Cancellieri nel 2011, che consente «la realizzazione di microprogetti di miglioramento

dello spazio pubblico da parte della società civile », purché non superino il valore massimo di 200mila euro. Immobildue promette di eliminare

e sostituire i cassonetti dei rifiuti e le cabine telefoniche, «spesso oggetto di vandalismi». In arrivo anche nuove luci e nuovo acciottolato. Tutto approvato da Telecom, Hera e dalla Soprintendenza, che non ha mancato di far avere il suo parere, bocciando la nuova pavimentazione «in lastre di granito per agevolare il transito dei portatori di handicap » e imponendo invece l’acciottolato. Ma se il restyling avrà il prezzo contenuto di 35mila euro circa, l’intero progetto di restauro di palazzo Tubertini prevede «una galleria con negozi e caffetteria al piano terra e abitazioni private al piano di sopra». Nella parte dell’edificio che si trova tra i vicoli Mandria e Tubertini, infine, «verrà realizzato un parcheggio sotterraneo multipiano automatizzato, di pertinenza della residenza».


Tutti i dubbi dell’urbanista “Senza criteri si rischia la babele” intervista a Pier Luigi Cervellati

L’architetto Pierluigi Cervellati, ex assessore di Zangheri

«La privatizzazione dello spazio pubblico è pericolosa, perché senza un piano urbanistico del centro storico, che attualmente non c’è, si rischia di finire nella categoria del “gusto”, invece che in quella del “bene comune”». È molto scettico, l’urbanista ed ex assessore tra gli anni ’70 e ’80 Pierluigi Cervellati, quando sente parlare di privati che riqualificano spazi pubblici.

Lei non è d’accordo?

«Mi domando cosa ottengano in cambio, intanto. Che ci guadagnano? E poi si può fare solo se c’è una adeguata partecipazione al progetto da parte dei cittadini. Il problema comunque è un altro».

Quale?

«Sarebbe anche accettabile lasciare che siano i privati a investire nel restyling di strade e piazza, ma solo se esistesse una normativa complessiva per il centro storico, un piano, un disegno che invece non esiste più, e che dovrebbe fissare i criteri da seguire e non seguire. Altrimenti ognuno fa quel che vuole».

Per questo non c’è la Soprintendenza?

«Ma anche la Soprintendenza, se non ha criteri condivisi con le amministrazioni, non basta. Così rischia di diventare una Babele, un complesso di progetti che seguono il gusto dei privati che li propongono, e che mescolano moderno e antico».

Come è successo per Piazza Minghetti?

«Esatto, il problema è che manca il principio di città storica come bene comune. Senza quello, c’è solo confusione».

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