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Paola Bonora
Rigenerazione urbana a Bologna. Si comincia col cacciar via chi protesta
28 Aprile 2017
Bologna
A Bologna la rigenerazione si fa congli sgomberi: la minacciata chiusura di XM24, spazio sociale autogestito è l'episodio centrale della ristrutturazione fisica e sociale della Bolognina: un quadrante della città che continua a far gola alla speculazione. In calce il link all'appello.

A Bologna la rigenerazione si fa congli sgomberi: la minacciata chiusura di XM24, spazio sociale autogestito è l'episodio centrale della ristrutturazione fisica e sociale della Bolognina: un quadrante della città che continua a far gola alla speculazione. In calce il link all'appello.

Mentre negli uffici regionali si confeziona il quadronormativo che la legittima e promuove, la “rigenerazione” si propone nelle vestidi gentrification e displacement alla Bolognina, unquartiere di Bologna già noto per altre rinunce identitarie della sinistra. Un’area(la “città della ferrovia” nel Piano Strutturale Comunale del 2008) che,seppure con molto fumo progettuale, errori reiterati e sinora palese insuccesso,è stata scelta come campo esemplare di applicazione del nuovo ciclo delneoliberismo immobiliare che si autodefinisce “rigenerazione” e passaattraverso la riconquista di luoghi centrali da parte della rendita fondiaria,dopo gli anni di esilio a mangiar campagne. Manovre di cui la nuova legge urbanisticaregionale vuole essere il manifesto esplicativo (a cui eddyburg ha dedicato molte paginedi critica e approfondimento).

Ma per rigenerare prima bisogna sgombrare, XM24 come le caseoccupate. Eliminare quegli indecorosi segni di autogestione, di libertàd’espressione, di socialità aperta e non filtrata, di anarchia praticata.Pulire, abbellire, far lievitare le potenzialità speculative. E così espelleregli abitanti attuali.
XM24 esiste dal 2002 come “spazio pubblico autogestito” inun’area a ridosso della stazione ferroviaria un tempo sede del mercatoortofrutticolo, data regolarmente in concessione dal comune. Concessione cheora non intende rinnovare. Quindici anni in cui oltre ad iniziative proprie,organizzate dai collettivi che hanno sede nello spazio, XM24 ha ospitato leattività di centinaia di gruppi e collettivi nazionali ed internazionali. (unpo’di storia qui, ripresada Wu Ming)

XM24 non è soggetto facile da difendere, si tratta dicollettivi anarchici che concedono ben poco all’affabulazione an/estetizzanteoggi in voga. Ma si tratta di ragazzi colti, lucidi, capaci di analizzarecriticamente il presente e di creare momenti importanti di proposta, socialitàe multietnicità (dalle feste e i mercatini, ai corsi di italiano, ai seminaritematici; vi invito a visitare il loro sito).Doti rare che la città pubblica dovrebbe invece favorire e incoraggiare.

E’ importante opporsi all’intenzione del comune di nonrinnovare la convenzione. “Perché XM24 da 15 anni offre uno spazio persocializzare anche a chi non ha un euro, perché a XM24 può fare sport chi nonha i soldi per andare in palestra, perché a XM può mettere su una band anchechi non ha i soldi per pagare una sala prove, perché a XM puoi partecipare,proporre, collaborare a presentazioni di libri, dibattiti, spettacoli senzabisogno di pagare un centesimo. Perché se sei un migrante a XM puoi impararel’italiano anche se non hai i soldi per un corso di lingue. Perché a XM puoivedere un concerto a prezzi popolari. Perché a XM24 si condivide, non sispecula....”, sta scritto in un volantino della campagna I love XM24 - ed è tutto vero.

Ma la Bolognina continua a far gola agli speculatori.Nonostante i fallimenti clamorosi delle Officine Minganti, una vecchia fabbricatrasformata in centro commerciale (con investimento Coop Adriatica), troppopretenzioso in un’area, il quadrante Bolognina Est, con i redditi più bassidella città e la più alta presenza etnica, in particolare cinese, conattitudini di consumo modeste e comunque proprie. Una riqualificazione che èrimasta isolata in un contesto che, malgrado le aspettative, non è cambiato el’ha vanificata.

Anche sul versante Ovest sinora gliesperimenti di valorizzazione si sono rivelati rovinosi: la Trilogia Navile unprogetto sovradimensionato, incappato in ripetuti fallimenti delle impresecostruttrici, è stato risucchiato nel buco nero delle narrazioni iperreali,nell’universo parallelo dei sogni degli immobiliaristi. Oggi si presenta comeun gigantesco relitto mai ultimato, un mostro residuato come spauracchio afutura memoria. Un fondale postapocalittico agli orti di XM24 che verso serabrulicano invece di umanità.

Nel medesimo comparto l’unico progetto realizzato è la nuovasede municipale, trasferita qui nel 2008 dall’antico Palazzo d’Accursio dellapiazza Maggiore. Un’operazione della galassia che si muove entro il Consorzio CooperativeCostruzioni, a cui il comune di Bologna versa infatti cospicuo canone d’affitto.

Una bizzarra interpretazione rovesciatadel neoliberismo, in cui sul pubblico gravano gli oneri mentre i privati fannobusiness. Sarebbe interessante almeno avere dati sull’efficacia funzionale diquesta scelta addensativa della tecnostruttura, che non ha comunque liberatogli spazi centrali. L’edificio, progettato da Mario Cucinella, se sotto ilprofilo estetico divide le opinioni dei bolognesi, sul versante dell’ecologiaha perso la grande opportunità di diventare un esempio istituzionale dirisparmio e di efficienza energetica, è anzi particolarmente insalubre edenergivoro.

Ma se ragioniamo di opportunità perse, per capire lepulsioni che agitano la Bolognina dobbiamo ricordare il grande buco progettualedella stazione ferroviaria che non a caso, la semiotica non inganna, si ètrasformato in quell’enorme sarcofago sotterraneo grigio(-sporco) multipianoche è la stazione di Bologna.

Fin dal concorso di idee lanciato nel 1983, il criterio difondo fissato dai bandi è la definizione di una nuova centralità attorno allastazione che diventi area di connessione tra il centro storico, a Sud verso lecolline, e la Bolognina, a Nord verso la pianura. La distanza in linea d’aria èquella del fascio dei binari, passante in direzione est-ovest; quella intermini cronometrici è enorme, solo un ponte (di fine ‘800) per unire. La cittàè insomma divisa in due parti, quella storica di impostazione medievale e quellaottocentesca dell’espansione extra moenia avviata appena prima che la ferrovia venissecostruita. Il mandato del bando è la ricucitura, ne fioriscono progetti distraordinaria inventiva che tuttavia vengono presto dimenticati. Anche quasi 15anni dopo, quando il comune affida a Ricardo Bofill il compito di progettare lanuova stazione, i prerequisiti rimangono i medesimi, tant’è che l’architettocatalano disegna, oltre che l’interramento dell’alta velocità che poi si èrealizzato, un montante che sovrappassa i binari e connette le due sponde dellacittà. La parte di superficie del suo progetto, colpevoli i due grattacieli,rimane vittima di un referendum cittadino, che premia il mantenimento dellavecchia stazione ma indica anche la necessità di un nuovo concorso di idee,vinto a quel punto, intanto è passato un altro decennio o quasi, da ArataIsozaki. Anch’egli stila un progetto tutto incentrato sulla ricucitura, che siva ad aggiungere alla lista degli irrealizzati. Quante energie creativesprecate per finire in una catacomba che mette in tensione la nostra fiducianelle tecniche!
Questa schematica cronistoria per dire che la consapevolezzadella distanza tra Bologna-città e Bolognina-periferia è ben presente sin daglianni ’80. Oggi accentuata da una voragine le cui connessioni di mobilitàsembrano un labirinto punitivo immaginato in una notte di sballo da urbanistiubriachi. E’ vero, impiego solo un’ora per andare a Milano, ma quanto tempo miserve per raggiungere la stazione? Come sempre la ‘modernità’ si scontra con inostri ritardi.

Ma il quartiere Bolognina, malgrado la confusioneprogettuale e gli errori esecutivi, è in una posizione perfetta per larivalorizzazione, o rigenerazione che dir si voglia. Tanto più in questa fasein cui la città s’è scoperta turistica e ha voglia di allargare il raggio deibenefici economici che ne derivano oltre le soglie del centro storico. Il che puòessere un bene a patto non avvenga a scapito del costo della vita, e dunque degliabitanti e dei fruitori abituali.

Gli sgomberi degli edifici occupati hanno mostrato il voltoduro e poliziesco dell’amministrazione comunale, che non ha saputo rispondereall’emergenza abitativa se non con la cacciata delle famiglie.
Politiche di aggressione delle fasce sociali più deboli cheverranno replicate contro XM24 se non ci mobilitiamo per difendere questospazio di autogestione giovanile, che è allo stesso tempo un modo per proporre un’ideadi città come luogo di vita e di condivisione, e non come terreno dispeculazione.

Il documento allegato è un primo momento di aggregazione e di denuncia, se lo condividi puoi firmarlo e diffonderlo.

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