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Fabrizio Bottini
Il cazzone bofonchiante (The dark side of the Moon)
6 Aprile 2005
Scritti ricevuti
Un intervento a proposito della "opinione" di Lodo Meneghetti sull'università. Inviata il 4 aprile 2005

Erano una trentina d’anni che ce l’avevo davanti, ma devo ringraziare Lodo Meneghetti per averne fatto – con dati, riflessioni, contesto – una efficace fotografia.

Lo conosciamo tutti, no? O almeno lo conoscono tutti quelli che vogliono farci caso: è il cazzone bofonchiante. Si incrocia nelle aule universitarie, e un po’ per abitudine un po’ per forza si finisce per considerarlo parte del folklore locale. Sta seduto (raramente) a un tavolo davanti a un gruppo di studenti e di rotoli di carta, oppure (quasi sempre) appoggiato allo stipite di una porta, in fuga verso la riunione in comune per la variante zona artigianale.

Lo chiamano professore. Come ci spiega Meneghetti e come molti già sanno, può vantarlo davvero quel titolo, e farsi presentare come tale, all’aperitivo dopo la riunione per la variante zona artigianale. E lo fa, il professore, nel senso che mette i voti. In base a cosa, però, quello non l’ho mai capito nei miei trent’anni da studente.

Ha spesso accenti regionali, e anche di fronte a studenti di evidente pelle scura o taglio degli occhi a mandorla si riferisce a località e istituzioni con un travolgente gergo localistico (lo “stradone”, ecc.). Le sue lezioni, dai contenuti mistici, si svolgono quasi sempre e quasi totalmente nell’angolo vicino allo stipite di cui sopra. I contenuti della sua scienza, se non li capite origliando oltre il muro degli studenti e rotoli di prima fila, potete cercarli nei libri (di solito numerosissimi) della sua bibliografia. Peccato che poi, al dunque, si scopra che “quelle cose lì lascino un po’ il tempo che trovano”, e che la verità sta altrove.

Non aggiungo altro, perché credo che Meneghetti abbia già detto molto, se non proprio tutto. Concludo solo con una precisazione: quando parlo di cazzoni bofonchianti so quello che dico, perché lo sono stato anch’io. Ma giuro che smetto, almeno di bofonchiare.

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