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Pierluigi Panza
Il cardinale: Bologna deturpata E l'accusa divide gli urbanisti
20 Novembre 2006
Bologna
Nomi noti discutono sulla città a partire dalla denuncia del cardinale Caffarra. Il Corriere della Sera, 20 novembre 2006. Sono più le tracce dell'antica civiltà urbanistica o quelle del nuovo degrado?

Bologna, la grassa, la capitale prodiana, la città modello dell'urbanistica pianificata di sinistra è diventata una città alla «Blade Runner»? La denuncia lanciata l'altro ieri dal cardinale Caffarra durante la messa per i quattro santi patroni delle arti murarie suscita valutazioni diverse. Caffarra ha parlato di una Bologna «deturpata e sfregiata», perdita di «bellezza e dignità estetica in alcune parti» e ha invitato chi è «impegnato nell'arte muraria a essere custode e difensore dell'intima bellezza». Una diagnosi impietosa ma senza riferimenti a casi specifici. Per cui, per confortarla con esempi, ricorriamo ai casi discussi negli ultimi anni: le periferie, in particolare il quartiere Pilastro. Poi il degrado diffuso, con scritte sui muri e muri usati come pisciatoi. Qualche architettura discutibile: il virgolone del quartiere Barca, la discoteca in corso di trasformazione in residence presso San Luca, Borgo Masini al posto degli stabilimenti Vecchia Romagna, la zona industriale Roveri, la Fiera District di Kenzo Tange e i grattacieli, l'area per esposizioni della Pinacoteca nazionale, le gocce di Mario Cuccinella.

Ma Caffarra ha ragione? La sinistra boccia la sua analisi. Il padre dell'urbanistica, Giuseppe Campos Venuti (che fu anche assessore), fa spallucce: «Non sono anticlericale, ma i preti si occupino d'altro. Il quartiere Pilastro venne fatto quando lo Iacp era controllato da chi era capo dell'ufficio nuove chiese. Lì si son fatti servizi e scuole; è vero però che ci fu una ghettizzazione etnica, si concentrarono tutti i meridionali. Borgo Masini (secondo alcuni un progetto esemplare ndr) è stato fatto da Pierluigi Cervellati, che ha gestito ogni ritocco non perfettamente storicistico nel centro storico da me salvato, ma poi ha fatto quelle boiate con il vicesindaco Salizzoni, che aveva ottenuto un'autorizzazione negli anni Sessanta per abbattere una chiesa e fare un supermercato. Io salvai la chiesa. La verità — conclude — è che Bologna è tra le città meno peggio nel disastrato contesto italiano. A Bologna serviva una facoltà di architettura, che non si è voluta fare».

«BASTA INGERENZE» — Sulla sua linea anche il critico d'arte Renato Barilli. «Sono preoccupato dell'ingerenza continua della Chiesa: Bologna non è Napoli, ha delle periferie degradate come ce le hanno New York e Bogotá. Certo, io speravo che Cofferati fosse in grado di recuperare maggior decoro, su questo sono deluso».

Il discorso del cardinale trova parziale approvazione in Carlo Monaco, già assessore all'Urbanistica della giunta Guazzaloca. «Architetti come Campos Venuti e Pierluigi Cervellati avevano confezionato un mito di Bologna che io ho sempre denunciato come falso. Si è tutelato centro storico e colline, ma il resto è senza qualità per due errori: il ricorso allo zoning, che ha creato quartieri come la Fiera District e la zona industriale Roveri; e il ricorso al metodo di un metro di verde per un metro di costruito. Tutto ciò non ha funzionato, così come in altre città. Bisognava puntare sulla città policentrica costruendo centri in periferia. Poi fare dell'arte pubblica e migliorare la pulizia: c'è troppo sporco sui muri ed eccesso di polvere».

L'ABBRUTIMENTO — Pierluigi Cervellati condivide l'invettiva di Caffarra, ma non giudica Bologna peggio di altre città. «Gli inserimenti architettonici di Bologna sono analoghi a quelli di altre città e la crescita dei quartieri economici è addirittura migliore. Ma sta venendo meno il senso civico. Bologna ha cercato di salvaguardare il centro storico e la zona collinare e sviluppato i quartieri popolari. Non ha una bellezza esibita e turistica e sta diventando una città dispersa, una non città, poco vissuta e con perdita di senso di appartenenza. Gli studenti la subiscono e le strade sono utilizzate come orinatoi. C'è un abbrutimento che va al di là dell'architettura». Un brutto segno per una capitale del sapere con la sua università di via Zamboni, l'Archiginnasio e l'Accademia Clementina centro dei grandi studiosi d'arte felsinei. Un paio di brutti esempi Cervellati li segnala: «L'ex discoteca Vertigo trasformata in residence dopo un valzer pluriennale di carte bollate e azioni legali: è uno scandalo che nessuno, fra i tanti funzionari, si sia accorto del danno che si stava facendo al vicino gioiello barocco di San Luca». L'altro è «il campo da golf che si sta costruendo in collina». Un terzo è «trasformare edifici del centro storico con diversa funzione d'uso non idonea, come boutique o megastore che svuotano edifici», facendone dei non luoghi anonimi. Ricetta: «Bisognerebbe tornare alla pianificazione».

Anche il critico Vittorio Sgarbi, nato nella vicina Ferrara, nota «trascuratezze di gestione e le difficoltà di una città monumentale, ma non turistica». E con qualche errore. «Con Giorgio Morandi Bologna diventò una capitale dell'arte moderna, ma quando morì la sua casa in via Fondazza venne smontata per farne appartamenti anziché una casa museo e il suo museo l'hanno fatto altrove»: era già un segnale di quella perdita d'identità che molti rilevano sotto le due torri. Quando poi si passa al «nuovo», Sgarbi è caustico: «La Pinacoteca nazionale ha sistemato un orrendo spazio mostre sotterraneo. Con sindaco Guazzaloca, l'architetto Cuccinella ha progettato due "gocce" che erano dei pisciatoi ovali di vetro e cemento a quaranta metri da piazza Maggiore per fare il centro di documentazione dell'attività politica». Ora rimossi da Cofferati.

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