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Micaela Bongi
Il Biscione addenta il Cavallo
26 Febbraio 2015
Articoli del 2015
Ei Towers, la società controllata da Mediaset, lancia un’offerta pubblica di acquisto e scambio da 1,22 miliardi di euro per prendersi le torri di trasmissione del segnale Rai . Il governo si limita a ricordare che il 51% di Raiway dovrebbe restare pubblico.
Il manifesto, 26 febbraio 2015, con postilla
La bomba esplode all’alba: il Biscione si man­gia il Cavallo. Il con­si­glio d’amministrazione di Ei Towers, la con­trol­lata di Media­set che a sua volta con­trolla la rete di tra­smis­sione della società, ha appro­vato all’unanimità il lan­cio di un’offerta pub­blica di acqui­sto e scam­bio (Opas) su Rai Way, l’omologa società della tv pub­blica, in parte quo­tata, da novem­bre, in borsa.

Fioc­cano i «l’avevo detto». Per primo quello di Roberto Fico, pen­ta­stel­lato pre­si­dente della com­mis­sione di vigi­lanza Rai che si beccò un «domani mat­tina i miei legali faranno que­rela a que­sto buf­fone» da parte di Sil­vio Ber­lu­sconi per aver affer­mato che la deci­sione del governo di ven­dere le torri della Rai faceva parte del Patto del Naza­reno. Ma anche per gli ana­li­sti, che plau­dono all’iniziativa, era chiaro che l’esito «natu­rale» della pri­va­tiz­za­zione sarebbe stato pro­prio questo.

La ven­dita di una quota di mino­ranza di Rai­way era pre­vi­sta nel decreto Irpef appro­vato nel giu­gno scorso che sot­traeva 150 milioni di euro alle casse di viale Maz­zini per coprire il bonus degli 80 euro. Suc­ces­si­va­mente, il 2 set­tem­bre, il rela­tivo decreto della pre­si­denza del con­si­glio spe­ci­fi­cava «l’opportunità di man­te­nere, allo stato, in capo a Rai, a garan­zia della con­ti­nuità del ser­vi­zio ero­gato da Rai Way a Rai mede­sima, una quota di par­te­ci­pa­zione sociale nel capi­tale di Rai Way non infe­riore al 51%». Tra le con­di­zioni poste da Ei Towers per la sua Opas per man­giarsi le torri Rai, quella che « l’offerente venga a dete­nere una par­te­ci­pa­zione pari almeno al 66,67% del capi­tale sociale di Rai Way». Ma lo stesso cda di Ei Towers spiega che «l’offerente potrà rinun­ciare a una o più delle con­di­zioni di effi­ca­cia dell’offerta ovvero modi­fi­carle, in tutto o in parte». E comun­que, se il Dpcm del 2 set­tem­bre si pre­oc­cu­pava di man­te­nere la mag­gio­ranza pub­blica per garan­tire la con­ti­nuità del
ser­vi­zio, la società del Biscione assi­cura che a sua volta «con­ti­nuerà a garan­tire l’accesso alle infra­strut­ture a tutti gli ope­ra­tori tv», aggiun­gendo che l’Opas ser­virà a «porre rime­dio all’attuale situa­zione di inef­fi­ciente mol­ti­pli­ca­zione infra­strut­tu­rale dovuta alla pre­senza di due grandi operatori».

Ma per­ché l’operazione si possa con­clu­dere ovvia­mente sono neces­sari alcuni pas­saggi. La Rai dovrebbe accet­tare: oggi il cda comin­cerà a affron­tare la que­stione (per ora si fa sapere che si tratta di un’opa «non ami­che­vole»). Qui si inse­ri­sce anche la vicenda — improv­vi­sa­mente diven­tata per il governo urgen­tis­sima — della riforma della gover­nance della tv pub­blica annun­ciata da Renzi, che appunto non ha escluso un decreto (ma il Qui­ri­nale avrebbe con­si­gliato pru­denza). Nel cda di viale Maz­zini sie­dono anche ber­lu­sco­niani di stretta osser­vanza come Anto­nio Verro, quello che tra l’altro avrebbe inviato al Cava­liere un fax sui pro­grammi sgra­diti da addo­me­sti­care, e Anto­nio Pilati, noto come l’ispiratore della legge Gasparri.

Il con­flitto d’interessi non è certo una novità delle ultime ore, ma insomma la fac­cenda si fa parec­chio grossa pro­prio men­tre Ber­lu­sconi viene descritto come un pover uomo alle corde (ma Finin­vest appena l’altra set­ti­mana ha ven­duto quasi 400 milioni di azioni Media­set, pro­prio per avviare altre ope­ra­zioni). E ancora, è neces­sa­rio che l’antitrust, che ha rice­vuto la noti­fica, dia il via libera. E il mini­stero dello svi­luppo deve auto­riz­zare la Rai a con­ti­nuare ad ope­rare con la nuova società.

Al momento, il governo si limita a ricor­dare l’esistenza del decreto della pre­si­denza del con­si­glio sull’opportunità di man­te­nere pub­blico almeno il 51% delle torrri di tra­smis­sione Rai. A borse chiuse (in una gior­nata che vede Rai­Way bal­zare del 9,4% a 4,05 euro verso i 4,5 al quale viene valo­riz­zata nell’offerta, con un +52% dal prezzo della quo­ta­zione, e Ei Towers chiude a +5,2%), il governo sforna la nota. Nella quale comun­que si sot­to­li­nea che «l’offerta pub­blica per Rai Way con­ferma l’apprezzamento da parte del mer­cato della scelta com­piuta a suo tempo di valo­riz­zare la società facen­dola uscire dall’immobilismo nel quale era con­fi­nata. La quo­ta­zione in Borsa si è rive­lata un suc­cesso», insomma.

Prima della nota serale con la quale il governo prova a cal­mare un po’ le acque di fronte alle pro­te­ste, il Pd ren­ziano era stato a dir poco abbot­to­nato, a parte Michele Anzaldi, della vigi­lanza Rai, che anche lui ricor­dava: «La quo­ta­zione in borsa è stata vin­co­lata alla ces­sione di una quota non supe­riore al 49%» e dun­que chie­deva all’Antitrust di valu­tare la vicenda (come ovvia­mente deve fare e sta facendo). Men­tre il gio­vane turco Fran­ce­sco Ver­ducci sot­to­li­neava il primo effetto dell’annuncio: i con­si­stenti gua­da­gni in borsa.

I for­zi­sti si sbrac­ciano invece per­ché l’operazione vada in porto in nome del «libero mer­cato» del Cav. Tor­nano invece a denun­ciare il «patto del Naza­reno tele­vi­sivo» i 5 Stelle e così Arturo Scotto, di Sel: «Non vor­remmo che quel patto del Naza­reno uscito dalla porta rien­trasse dalla finestra».

Una brutta notizia per che ritiene che il disastro degli italiani e le sue conseguenze politiche sono in grandissima parte dovute al lavaggio del cervello compiuto idal dominio della televisione ,operato nei decenni scorsi. Una notizia che non sorprendie chi, a differenza dell'on. Scotto, ritiene che il patto del Nazareno non sia mai uscito ne dalla porta nè dalla finestra
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