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Giangiacomo Schiavi
Il balletto sulle aree
31 Marzo 2012
Milano
Se ne sono accorti tutti: si straparla di funzioni e sviluppo, ma si pensa (forse solo) a rendita e spreco di territorio. Corriere della Sera Milano, 31 marzo 2012 (f.b.)

C'erano tre grandi progetti per il 2015 a Milano. L'Expo, la Grande Brera e la Città della salute. L'Expo va avanti, anche se il taglio dei fondi ne ha ridimensionato in parte le ambizioni. La Grande Brera sopravvive, anche se è difficile immaginare con 23 milioni di veder conclusa un'operazione che ne costa più di 100. La Città della salute è su un binario morto: tramontata l'ipotesi del polo pubblico d'avanguardia con ospedale Sacco, Istituto dei tumori e Neurologico Besta, si è sciolto il consorzio, con i costi a carico del contribuente per un milione e mezzo di euro.

Prendiamo quest'ultimo caso per capire come mai è nata e poi sfumata un'operazione da più di 600 milioni destinata a rafforzare i primati di Milano nella sanità, settore in cui la città è all'avanguardia sia nel pubblico che nel privato. E facciamoci un paio di domande, visto che di Città della salute ancora si parla, da realizzare all'interno dell'area Falck di Sesto San Giovanni o nella piazza d'Armi della caserma Perrucchetti a Milano.La prima: il progetto, sia pure ridimensionato, resta una necessità per pazienti e operatori della sanità? La seconda: perché la discussione su un nuovo ospedale si fa sull'area, su questo o quel terreno, e non sulla funzione, sul luogo ideale, sull'esigenza di cambiare in meglio una struttura che si occupa di malati? In sostanza: se si deve costruire un nuovo ospedale si faccia perché serve e nel posto più idoneo, evitando il sospetto di favorire questo o quel costruttore.

Istituto dei tumori e Neurologico Besta per quello che rappresentano nella sanità milanese e nazionale meritano un altro tipo di approccio: se l'esigenza è quella di fare un salto qualitativo anche nelle strutture (la qualità delle cure è indiscussa) si spieghi meglio la questione alla città che da anni assiste a un'infinita partita di Monopoli: un giorno spunta il capannone dell'ex Maserati, un altro la Bovisa, poi Rogoredo, Santa Giulia, via Ripamonti, Sesto, una caserma, la Bicocca. Non si ripeta quel che è successo con la Città della salute: si va, non si va, ci sono i soldi, no, lo Stato si tira indietro, la Regione si divide sul coordinamento dei lavori, il Comune non garantisce il collegamento con il metrò... Il progetto Città della salute, nonostante i mille dubbi su uno spostamento da una parte all'altra di Milano, era valido perché aveva una peculiarità: creava un polo scientifico e didattico unico in Italia. Sarà così anche con il nuovo (eventuale) trasloco a Sesto o nella caserma Perrucchetti?

È questa la domanda da fare a Regione e Comune. L'istituto di via Venezian, dove è nata l'oncologia italiana, ha bisogno di una nuova sede o basta ammodernare quella esistente? Il centro neurologico Besta, ospitato in una struttura vecchia e fatiscente, deve essere ricostruito altrove o si può ampliare sui terreni vicini? Il braccio di ferro che la politica ha avviato sulle due diverse destinazioni sembra più una lotta di campanile che una disputa su funzioni, costi e servizi, per dare risposte adeguate ai cittadini. Ai grandi progetti serve una grande e onesta regia: un investimento di 330 milioni la richiede, Milano se l'aspetta.

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