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Fabrizio Bottini
I proletari non possono più perdere le loro catene
19 Dicembre 2010
Scritti ricevuti
Il ceto politico - a Milano e non - sembra composto da dementi, nati e cresciuti su un pianeta lontano, ma forse si tratta solo di una goffa declinazione di liberismo

Pare che a Milano, faro guida del cabaret politico-amministrativo che poi si irraggia per tutto il paese, ne abbiano inventata un’altra. Un’altra cazzata, si intende.

Dal 15 novembre, se tutto va nel senso ipotizzato da questi programmatori della nostra vita, sarà vietato circolare senza catene a bordo in tutto il territorio della provincia. Della provincia di Milano, ovvero di quel luogo nel quale già nel periodo fra le due guerre si scherzava, tra tecnici, sui regolamenti edilizi comunali evidentemente ricopiati da qualche non-pensante, visto che riportavano abbondanti norme per i terreni in pendenza. Mentre appunto la provincia di Milano (allora tra l’altro molto più estesa di oggi) salvo qualche cavalcavia e la vigna di San Colombano, era piatta come il tagliere della polenta.

Un editoriale firmato sul Corriere da un economista della Bocconi si chiede: cui prodest? E la risposta in effetti pare proprio alla portata anche di chi alla Bocconi non è mai neppure passato davanti: i rivenditori di accessori auto. Perché le sedicenti spiegazioni neotrasportistiche, assai poco scientificamente desunte dalle recenti esperienze di ingorghi biblici causa nevicate, paiono proprio campate per aria.

È vero che ormai, ogni qual volta scendono un paio di candidi fiocchi, abbondano gli imbecilli messi di traverso sulla strada, o finiti direttamente nel fosso, perché pare non sappiano rinunciare alla partenza a scatto, alla frenata in stile Formula Uno all’ultimo momento, alla rotatoria imboccata usando il volante manco fosse il collo del nemico mortale. Ma è anche vero che, ad esempio nelle province pedemontane, nonostante dislivelli e precipitazioni più abbondanti, di casi del genere ce ne sono meno, e sinora a nessuno è saltato in mente di minacciare di multe e taglio punti patente chi non ha le catene a bordo.

Appunto: le “catene a bordo”. Perché poi bisogna montarle. Chi lo fa? La stessa ragazzotta che non riesce a distinguere l’asfalto asciutto (grigiastro o nero) da due dita di neve (se non altro grigio parecchio più chiaro)? Ma per favore!

In definitiva, pare proprio che ci risiamo: la nostra “sicurezza” usata come scusa per inventarsi inenarrabili sciocchezze, fare un piccolo favore agli amici e agli amici degli amici, fingere di risolvere un problema mentre invece se ne creano alcune dozzine. A parte il raggio d’azione esteso, pare la fotocopia del coprifuoco per i negozi, ovvero una monumentale cazzata in punta d’autorità assessorile. Qui però, vorrei entrare da dilettante allo sbaraglio nel campo della psichiatria: perché lo fanno? Intendo, a parte fingere di fare qualcosa, e a parte regalare un po’ di giro d’affari a garagisti e ipermercati.

La risposta suona più o meno: perché sono di destra.

Leviamo pure di torno la malafede, la goffaggine, lo sprezzo del ridicolo, e resta un’idea della vita, diciamo, alla Sarah Palin: armatevi di Winchester e scatole di munizioni, fate il pieno a SUV e motoslitta, e poi scendete sul territorio a vendere cara la pelle.

Fuori dalle palle il big government che vuole le vostre tasse per spalare la neve e chiudere le buche, trionfa il fai da te dell’Individuo, magari un po’ nascosto dietro le ovvie miserie degli individui con la minuscola. Un po’ come dire, e per anni l’abbiamo ascoltato senza farci tanto caso, la pubblica amministrazione non riesce a garantire la sicurezza delle persone e della proprietà, allora armatevi. Eccetera. Del resto, pur con eleganza britannica, anche il ministro per le aree urbane Eric Pickles quando ha imposto la teoria urbanistica dello “ spazio condiviso” declinata alla neo-conservative pensava la stessa cosa: via tutte le infrastrutture stradali inutili, cartelli, cordoli, libertà … ma in fondo voleva dire solo, arrangiatevi.

E quando, catene a bordo o no, vi ci vorranno (è già successo e succederà) ad esempio nove ore di viaggio allucinante nella notte bianca, per spostarvi da San Donato Milanese a Vimercate, ringraziateli. Quelli che le pensano, queste diaboliche sciocchezze, e quelli che in un modo o nell’altro li sostengono. Altro che un favore ai garagisti!

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