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Piero Sansonetti
I meriti di Giuliana Sgrena
6 Aprile 2006
Articoli del 2005
Una pacata risposta alla lezioncina di Scalfari sugli "errori" di Sgrena. Su Liberazione del 10 marzo 2005

La stampa italiana, la politica italiana, non usciranno mai dal loro vizio di fondo: considerare qualunque episodio, o grande fatto, che avvenga in un luogo qualsiasi del mondo, solo come una variante della politica interna, un'occasione per polemiche domestiche, per colpire l'avversario, per guadagnare o perdere consensi. La liberazione di Giuliana Sgrena e l'uccisione di Nicola Calipari non hanno fatto eccezione.

La stampa italiana, la politica italiana, non usciranno mai dal loro vizio di fondo: considerare qualunque episodio, o grande fatto, che avvenga in un luogo qualsiasi del mondo, solo come una variante della politica interna, un'occasione per polemiche domestiche, per colpire l'avversario, per guadagnare o perdere consensi.

La liberazione di Giuliana Sgrena e l'uccisione di Nicola Calipari non hanno fatto eccezione. Giuliana, un paio d'ore dopo il suo arrivo a Roma, era già sotto accusa. Un giornale a diffusione nazionale, come "Libero", che è la punta di lancia dello schieramento politico di centro-destra, ha iniziato una campagna contro di lei come l'aveva condotta, senza risparmio di mezzi e di denari, contro Simona Torretta e Simona Pari. Nella prima pagina di "Libero" di ieri c'è un titolo grandissimo, in testata, con la foto di Giuliana, e iltitolo dice così: "Non si dia più un euro per riavere gli ostaggi ingrati". Non so se vi rendete subito conto del significato esatto di questo titolo. Potrebbe essere tradotto in questo modo: "Il governo doveva lasciare morire la Sgrena perché lei è comunista". "Libero" sostiene che una persona che si rispetti, se qualcuno paga un riscatto per lei - per liberarla - una volta libera deve fare abiura dei suoi pensieri, della sua personalità, delle idee che ha, e deve assumere il pensiero (e gli interessi) di chi ha pagato. Naturalmente dentro questa polemica c'è molta strumentalità, molto provincialismo (del tipo del quale parlavamo prima) ma c'è anche un principio al quale, in realtà, difficilmente la destra riesce a sfuggire (e spesso noi non ne teniamo conto): la convinzione, sincera, che la cosa che vale più di tutte, al mondo, è il denaro, perché il denaro è l'unica rappresentazione totale delle merci, delle terre, delle materie prime, del lavoro e del pensiero. Il denaro è lo strumento di organizzazione e di remunerazione di tutte queste cose, e dunque tutte le rappresenta e a tutte è superiore. Pagando il riscatto per Giuliana Sgrena il governo ha comprato Giuliana.

Per fortuna non è così. E per fortuna la destra italiana, che riesce spesso a vincere le elezioni e anche a imporre pezzi fondamentali del suo pensiero e del suo senso comune (il bigottismo, il gerarchismo, il machismo, il forcaiolismo, l'egoismo) su alcuni temi resta minoritaria e perdente. Per esempio su questo tema: la superiorità del denaro sul pensiero e sullo spirito.

Gli attacchi a Giuliana però non sono venuti solo da "Libero" e da destra. Si sono aperte su di lei discussioni sconclusionate sostenute anche da giornalisti valenti e autorevolissimi. Persino il principe di tutti i giornalisti, Scalfari, è intervenuto e ha rimproverato a Giuliana Sgrena alcuni errori professionali. Quale è stato l'errore di Giuliana? Essere rimasta troppo tempo nello stesso posto (era stata lei stessa, peraltro, a riflettere su questa sua ingenuità). Ma cosa cosa c'entrano le ingenuità coraggiose, come quella di Giuliana, con gli errori professionali? Credo che abbiamo perso del tutto il senso e lo scopo della nostra professione. Fare i giornalisti - mi hanno insegnato da ragazzo, e io ci avevo creduto - serve a informare, a diffondere notizie, conoscenze, verità. L'errore professionale è quando si ignora una notizia importante o se ne da una falsa, o quando si usa in modo arrogante il proprio potere di informare perseguitando qualcuno. Non è un errore professionale - sapevo io - rischiare qualcosa di proprio, forse anche la vita, per scoprire delle cose ancora segrete e per raccontarle ai propri lettori. Per esempio - era questo lo scopo di Giuliana - le infamie di Falluja. Anzi, è segno di grande coraggio, di intrepidezza, di passione. Sono doti delle quali noi giornalisti non sempre siamo ricchi. Non so se ne è ricco Scalfari, io poco. Non so come è abituato lui a comportarsi nei teatri di guerra. Credo però che dovremmo essere grati a Giuliana per averci fatto vedere come si fa. Invece di insolentirla, potremmo dirle: grazie. E' abbastanza facile, non costa niente.

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