In tutte le società in cui le questioni familiari sono regolate dalla Sharia o dalla legge islamica, le donne sono discriminate. In nome dell'Islam sono esposte a matrimoni forzati, carcere o pena di morte in caso di stupro e a trattamenti palesemente ingiusti in materia di matrimonio, divorzio ed eredità.
Le donne musulmane si trovano in tutto il mondo ad affrontare un dilemma di difficile soluzione.
Aspirano a vivere seguendo i dettami della propria fede, ma proprio questa fede le priva di ogni diritto.
Alcune donne hanno trovato una via d'uscita nel principio della separazione tra religione e diritti civili e combattono un'ardua battaglia per ottenere e mantenere i propri diritti fondamentali. Il caso dell'Iraq mostra quanto una simile lotta possa essere difficile.
Le donne irachene come Naghem Khadim, che hanno manifestato nelle strade di Najaf, stanno lottando per bloccare un articolo della bozza della costituzione irachena, la cui presentazione è stata fissata per la settimana prossima. L'articolo in questione impedirebbe al legislatore di varare norme in contraddizione con i precetti della Sharia.
Un attento esame degli argomenti sostenuti per rassicurare le manifestanti mostra in che modo le loro serie e legittime preoccupazioni vengano banalizzate, e quanto queste donne siano vulnerabili e sole. Mostra come il «mondo libero» guidato dagli Stati Uniti sia entrato in guerra con l'Iraq con la motivazione ideale di portare più libertà agli iracheni e stia ora sacrificando i diritti fondamentali delle donne per tener fede a una data fissata arbitrariamente. Mostra in che modo la teoria del multiculturalismo nelle democrazie liberali dell'Occidente penalizzi le donne appartenenti a minoranze etniche e religiose con pratiche misogine. Mostra la determinazione di molti imam, mullah e altri radicali musulmani nel soggiogare le donne in nome di Dio. E soprattutto, mostra come molti di coloro che si considerano liberali o di sinistra alzino la voce quando si tratta di colpire Bush per poi perderla improvvisamente quando i diritti delle donne vengono minacciati dall'oscurantismo religioso.
Hamam Hamoudi, responsabile del comitato per la costituzione irachena, si rifiuta di mettere in discussione l'articolo osteggiato dalle donne musulmane. Si è inoltre rifiutato di prevedere nella bozza di costituzione diritti uguali per uomini e donne, giungendo al paradosso di limitare ulteriormente i diritti concessi alle donne musulmane sotto il regime di Saddam Hussein. Hamoudi insiste sul fatto che le donne avranno pieni diritti economici e politici, ma è evidente a tutti che laddove vige la Sharia — che conferisce al marito il controllo completo sulla moglie — le donne hanno ben poche opportunità di esercitare qualunque diritto politico. La deposizione di Saddam e l'istituzione di una democrazia multipartitica hanno conferito agli uomini il diritto di voto; se questa bozza di costituzione verrà ratificata, si rende conto Hamoudi che le donne avranno bisogno del consenso del marito per uscire di casa ed esercitare lo stesso diritto?
Secondo la Sharia, una ragazza può essere chiesta in sposa dal momento della prima mestruazione. Nei paesi in cui vige la legge islamica, le spose bambine sono una realtà diffusa. Chi ha redatto la bozza di costituzione si rende conto delle implicazioni di questa realtà per il curriculum scolastico delle ragazze, o dei rischi che comporta in termini di aborto, mortalità della madre e mortalità infantile?
La bozza di costituzione irachena favorisce gli uomini anche sotto altri profili, ad esempio con il diritto di sposare fino a quattro donne e il diritto di ottenere facilmente il divorzio senza l'intervento di un tribunale, semplicemente ripetendo «divorzio da te» in presenza di due testimoni maschi. Alla moglie divorziata spetta un'indennità per un periodo variabile da tre mesi a un anno, poi più nulla. Viceversa, se a voler divorziare è la moglie, la donna deve recarsi in tribunale e dimostrare che il marito non provvede alle sue esigenze materiali, che non è fertile e che è impotente. Una volta sancito il divorzio, la custodia dei bambini viene assegnata automaticamente al padre (per i figli maschi di almeno 7 anni e per le figlie femmine già mestruate). Per quanto riguarda le eredità, la Sharia prevede che la moglie riceva solo una piccola parte delle proprietà del marito e che le figlie femmine ricevano la metà di quanto spetta ai fratelli maschi.
L'Iraq ha bisogno di una costituzione e ne ha bisogno con urgenza, ma l'urgenza non è una buona ragione per approvare una legge che priva metà della nazione dei suoi diritti.
Ayaan Hirsi Ali, parlamentare olandese, ha scritto la sceneggiatura del documentario «Submission», diretto dal regista Theo Van Gogh, assassinato da un estremista islamico. Minacciata di morte dai terroristi, vive sotto scorta.
Traduzione del gruppo Logos
L'immagine è dello sceicco Hamam Hamoudi, ed è tratta dal sito www.almahdi12.com