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Franco Cordero
Ho inventato la metafora ma quello vero è più pericoloso
24 Marzo 2006
I tempi del cavalier B.
Il commento al film di Moretti da parte di uno che il Caimano lo conosce bene. Da la Repubblica del 24 marzo 2006

Le metafore sono formule condensate: devo definire x e dico y, perché tra i due esiste una similitudine; lo scenario evocato dal segno metaforico illumina aspetti importanti della cosa da dire. Ad esempio «caimano», a proposito del quasi dominus d´Italia, il cui sorriso zannuto riempie le icone elettorali: è bestia eminente il coccodrillo, infatti Yaweh lo indica al povero Giobbe come capolavoro del creato; ha squame invulnerabili; sputa fuoco; quando solleva la testa dall´acqua, gli angeli piangono. Leviathan configura una potenza infraumana.

Analoghe misure esibisce B.: attraverso l´ipnosi televisiva comanda masse stupefatte; forte dei quarantamila miliardi moltiplicati nei cinque anni al governo, compra tutto quanto sia in vendita, dalle case editrici ai favori giudiziari; s´ingigantisce ripetendo due o tre mosse elementari (agguato, scatto delle mascelle, digestione); la sua forza sta nel non pensare; il pensiero semina dubbi; lui punta diritto alla preda e l´inghiotte. I suoi quadri mentali ignorano l´Altro: siamo bestiame umano; perciò irrompe a testa bassa contro le categorie politiche, morali, estetiche, nella cui sintassi gli animali inciviliti prevengono o regolano i conflitti. Le regole sono prodotti culturali: vuoi chiamare in giudizio Leviathan?; prova, se vi riesci. Così Iddio deride Giobbe.

Davanti agli spettacoli tristi chi ha buoni sentimenti abbassa gli occhi e affretta il passo, notavo una volta, allibito dallo show nell´udienza Sme 17 giugno 2003: l´imputato negatore della giurisdizione tiene banco in barba all´art. 494 c. p. p. dove le «dichiarazioni spontanee» (al riparo da scomodi contraddittori) sono ammesse purché non affoghino il dibattimento: il presidente ammonisce chi esorbita; e se costui persiste, «gli toglie la parola». Furente e vaniloquo, straparla un´intera mattina. L´identico riflesso scatta nel convegno confindustriale vicentino: viene quando gli fa comodo; colloca strategicamente i claqueurs; rifiuta ogni domanda, canta i mirabilia governativi come se l´uditorio non avesse organi percettivi né memoria, inveisce, miete applausi a comando, scatena fischi sui dissidenti, se ne va battendo i piedi. I caimani non sono animali da torneo dialettico. Se l´atto scenico fosse valutato in pura chiave estetica, leggo sgomento, meriterebbe trenta e lode: mettono freddo nella schiena battute simili; a tal punto Leviathan dissesta i sistemi nervosi.

Ho visto il film: quanto giusta fosse la metafora, lo dicono scene dal vero interpolate nella commovente fiaba chapliniana, al parlamento europeo e nell´aula milanese; le altre due incarnazioni lo ingentiliscono iniettandogli barlumi d´umanità, specie l´ultima, d´un B. eversore perdente. Gli artisti dello spegnitoio farfugliano ironie dando a intendere che ormai sia innocuo: non vedete che ha perso gli spiriti animali? Nossignori, è terribilmente pericoloso.

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