Le metafore sono formule condensate: devo definire x e dico y, perché tra i due esiste una similitudine; lo scenario evocato dal segno metaforico illumina aspetti importanti della cosa da dire. Ad esempio «caimano», a proposito del quasi dominus d´Italia, il cui sorriso zannuto riempie le icone elettorali: è bestia eminente il coccodrillo, infatti Yaweh lo indica al povero Giobbe come capolavoro del creato; ha squame invulnerabili; sputa fuoco; quando solleva la testa dall´acqua, gli angeli piangono. Leviathan configura una potenza infraumana.
Analoghe misure esibisce B.: attraverso l´ipnosi televisiva comanda masse stupefatte; forte dei quarantamila miliardi moltiplicati nei cinque anni al governo, compra tutto quanto sia in vendita, dalle case editrici ai favori giudiziari; s´ingigantisce ripetendo due o tre mosse elementari (agguato, scatto delle mascelle, digestione); la sua forza sta nel non pensare; il pensiero semina dubbi; lui punta diritto alla preda e l´inghiotte. I suoi quadri mentali ignorano l´Altro: siamo bestiame umano; perciò irrompe a testa bassa contro le categorie politiche, morali, estetiche, nella cui sintassi gli animali inciviliti prevengono o regolano i conflitti. Le regole sono prodotti culturali: vuoi chiamare in giudizio Leviathan?; prova, se vi riesci. Così Iddio deride Giobbe.
Davanti agli spettacoli tristi chi ha buoni sentimenti abbassa gli occhi e affretta il passo, notavo una volta, allibito dallo show nell´udienza Sme 17 giugno 2003: l´imputato negatore della giurisdizione tiene banco in barba all´art. 494 c. p. p. dove le «dichiarazioni spontanee» (al riparo da scomodi contraddittori) sono ammesse purché non affoghino il dibattimento: il presidente ammonisce chi esorbita; e se costui persiste, «gli toglie la parola». Furente e vaniloquo, straparla un´intera mattina. L´identico riflesso scatta nel convegno confindustriale vicentino: viene quando gli fa comodo; colloca strategicamente i claqueurs; rifiuta ogni domanda, canta i mirabilia governativi come se l´uditorio non avesse organi percettivi né memoria, inveisce, miete applausi a comando, scatena fischi sui dissidenti, se ne va battendo i piedi. I caimani non sono animali da torneo dialettico. Se l´atto scenico fosse valutato in pura chiave estetica, leggo sgomento, meriterebbe trenta e lode: mettono freddo nella schiena battute simili; a tal punto Leviathan dissesta i sistemi nervosi.
Ho visto il film: quanto giusta fosse la metafora, lo dicono scene dal vero interpolate nella commovente fiaba chapliniana, al parlamento europeo e nell´aula milanese; le altre due incarnazioni lo ingentiliscono iniettandogli barlumi d´umanità, specie l´ultima, d´un B. eversore perdente. Gli artisti dello spegnitoio farfugliano ironie dando a intendere che ormai sia innocuo: non vedete che ha perso gli spiriti animali? Nossignori, è terribilmente pericoloso.